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Implementazione BIM nelle PA: a breve obbligatorio per opere pubbliche sopra 1 milione di euro

Dal 1° gennaio 2025, il Building Information Modeling (BIM) diventa obbligatorio per Opere Pubbliche oltre 1 milione di euro, sfidando le Pubbliche Amministrazioni a una rapida transizione. L'implementazione richiederà formazione, certificazione e adeguamento in tutta la filiera, dall'imprenditoria agli enti gestori.

L’Obbligatorietà del BIM negli Appalti Pubblici è ormai alle porte

L’obbligatorietà del BIM è ormai alle porte. Il 1° gennaio 2025 come da direttive scatterà l’obbligatorietà del BIM per tutte le Opere pubbliche sopra il milione di euro (per importi sottosoglia è premiante). Il tempo di conversione al mondo della digitalizzazione BIM nel settore della progettazione e costruzione è pressoché poco per far si che tutta la filiera (Studi di progettazione, Progettisti, Imprese, Stazione Appaltanti, Gestori) svolgano un processo di formazione, certificazione, affiancamento, implementazione atto ed adeguato secondo esigenze tecniche-operative ed ambiti specialistici ad operare in ambiente BIM.

 

Obbligo normativo alla conversione ed implementazione alla Metodologia BIM

Il gennaio 2024 come da Decreto BIM DM 560/2017 e rispettive integrazioni DM 312/2021 e per ultimo il nuovo Codice Appalti Dlgs n.36/2023 Art. 43 sancisce inderogabilmente l’entrata in vigore per tutti gli operatori economici delle Filiera della Progettazione e Costruzione della Metodologia BIM (Building Information Modeling) per tutte le Opere Pubbliche di importo maggiore di un milione di euro (escluse le manutenzioni – e premiante sottosoglia). Questo vuol dire che tutti gli operatori dovranno obbligatoriamente adottare strumentazione digitale adeguata e di tipo parametrico al fine di virtualizzare le opere interessate.

   

Obbligatorietà del BIM per O.P maggiore di 1 milione di euro.
Il 1° gennaio 2025- Obbligatorietà del BIM per O.P maggiore di 1 milione di euro (Domenico Spanò)

 

L’inversione di rotta è ormai epocale, se ne parla da molti anni e siamo ormai al giro di boa. Questo obbligo segnerà realmente una rivoluzione tecnica importante almeno per i prossimi 50 anni (fin quando l'AI non sostituirà completamente macchine e operatori) definendo gli standard generali di un linguaggio tecnico operativo basato su modelli BIM di tipo parametrico con contenuti informativi atti alla condivisione dei Dati nei processi di progettazione, costruzione, gestione delle opere durante l’intero ciclo di vita.

Aldilà dei Software di BIM Authoring  per progettare opere edili virtualizzate per l’ambito Architettonico, Strutturale, MEP, (oggi anche ampliato al mondo infrastrutturale), l’importanza della digitalizzazione dell’opera si basa su workflow operativi che vertono su lavori di tipo collaborativi e multidisciplinari mediante i quali tutti i professionisti entrano in gioco con strumenti diversi, formati diversi, al fine di un lavoro qualitativo, scalabile, controllabile e verificabile il cui fine ultimo di condivisione è sicuramente il formato di interscambio aperto IFC (Industry Foundetion Clases) standardizzato da Building Smart International e al quale ormai ogni Software a matrice BIM si ancora per far sì che il proprio prodotto (direttamente e/o indirettamente) sia condivisibile nella filiera di progettazione e costruzione tra gli attori.

Facendo una fotografia generale del livello di maturità in Italia sulla Metodologia BIM, grazie allo studio portato avanti dalla Società di consulenza BIMTrainer srls (vedi nel pdf) si analizza che l’ondata di conversione al mondo digitale BIM, ormai in atto da qualche anno è andata a prendere, a vari livelli, principalmente i singoli progettisti e gli studi di progettazione che si sono dimostrati più lungimiranti e si sono attrezzati mediante una pianificazione e degli investimenti economici dedicati al BIM nelle proprie organizzazioni, tramutati in supporti per l’acquisizione di nuovo parco software e hardware, formazione, certificazione delle risorse BIM, sviluppo di progetti pilota ed affiancamento a garantire una implementazione standardizzata su misura e ad oggi ancora pienamente in atto.

Quelle che sono rimaste parecchio indietro sono purtroppo le Pubbliche Amministrazioni a causa di procedure spesso lente e macchinose su una inversione di marcia necessaria, ma legata alla non totale informazione e importanza del BIM nelle proprie realtà. Inoltre, molte volte ancorate alla burocrazia e a una staticità organizzativa e a visioni imbrigliate figlie della logica “ quando si arriva con acqua alla gola allora penseremo….al BIM “ cosa più sbagliata che mai. Questi pochi mesi prima dello scatto dell’obbligo del BIM per le opere pubbliche superiori al milione di euro rappresentano simbolicamente il "traboccare dell’acqua dalla vasca", in cui o ci si attrezza in fretta ad imparare a nuotare per stare a galla o si rischia realmente di affondare mandando in crisi totale tutto il sistema AEC italiano.

Se facciamo un'analisi accurata, partiamo dal presupposto che l’inversione alla Digitalizzazione BIM per le P.A. (sicuramente spinta in questi ultimi 2 anni rispetto a prima anche dal Decreto 312/2012 e dal PNRR in alcuni casi) nel settore AEC dovrebbe partire proprio dagli Enti Pubblici (vedi Agenzia del Demanio o qualche altro Ente facoltoso che si sono attivati e attrezzati anzitempo nel ruolo di trascinatori alla conversione della digitalizzazione tecnica), cosa che in Italia purtroppo non è accaduta ad oggi. Pertanto ci si ritrova in questo 2024 a dover correre e fare i salti in lungo e in largo, auspicando che tutte le Pubbliche Amministrazioni di ogni ordine e grado (Ministeri, Città Metropolitane, Mobilità, Infrastrutture, Comuni grandi medi e piccoli, Sovrintendenza, Urbanistica, Genio Civile, ogni altro Ente statale o Parastatale che hanno un ruolo tecnico operativo e gestionale nel settore AEC) comprendano che il tempo stia per scadere e che è condizione necessaria attrezzarsi velocemente per eseguire un transizione alla digitalizzazione BIM e pianificarla sin da subito perché richiede dei tempi tecnici non repentini.

Ogni P.A. convertendosi alla Metodologia BIM andrà inoltre ad addentrarsi nell’Industry 5.0 in cui le tecnologie informatiche avanzate, l’Internet of Things, il Metaverso, gli Standard parametrici, i Robot, l’Intelligenza artificiale IA e la Realtà Aumentata VR, saranno utilizzate attivamente nella vita quotidiana lavorativa del settore AEC e lavorando su sistemi Cloud intelligenti e condivisibili a conferma della vera Rivoluzione tecnologica che il nostro paese si presta ad affrontare.

 

L’implementazione BIM per le PA in linea con rivoluzione Tecnologica dell’Industry 5.0
L’implementazione BIM per le PA in linea con rivoluzione Tecnologica dell’Industry 5.0 (Domenico Spanò)

 

Come avviene la transizione alla digitalizzazione BIM per una Pubblica Amministrazione

Una transizione al BIM per una P.A. parte senza ombra di dubbio da aspetti formativi specifici che vadano intanto a coinvolgere tutti i livelli di un Ente, sia i dipartimenti Tecnici che quelli Amministrativi, Contabili e Legali in quanto la P.A. nel ruolo di Stazione Appaltante e va a gestire l’intera fattibilità dell’opera da realizzare (sia edificio che infrastruttura) quindi tutto ciò che sia legato ad un contratto pubblico con l’Operatore/i Economico/i che lo progettano, realizzano e gestiscono nel tempo.

Il BIM ovviamente non è un Software a sé stante, ma è un processo ampio, articolato e vario, interoperabile e condivisibile. Pertanto va a toccare non solo competenze tecniche-operative sugli strumenti vari utilizzati per la produzione/verifica di modelli parametrici e contenuti informativi, elaborati grafici digitali e non digitali.

Il BIM è frutto di processi multidisciplinari ed interoperabili che si intrecciano, aspetti normativi (Codice Appalti , UNI 11337 e ISO 19650), aspetti legali e contrattualistici tra i contraenti che regolamentano il processo e ne danno garanzia nell’eseguire gli standard richiesti nelle diverse fasi in cui si opera in questo ambito (CI – Capitolati Informativi, oGI – Offerte di Gestione Informativa, pGI - Piani di gestione informativa). Molte volte vediamo in Gare Pubbliche tali documenti disciplinari di processo, che risultano frutto di copia/incolla e non sono quindi adatti alle fasi progettuali in cui si opera, per cui accadono gravi inesattezze e anche controversie. Il BIM include anche aspetti di Coordinamento e Gantt delle Lavorazioni (4D) che insieme alla Sicurezza virtualizzano la realizzazione dell’opera in cantiere sino all’As-Built finale (Digital Twin).

Ovviamente la “ I “ di Information è gestione del Dato, quindi aspetti economici di computazione economica e di fattibilità legati al (5D), di Facility Management (6D) o di recupero del patrimonio esistente (7D) da valorizzare e recuperare con workflow che partano da rilievi digitali Laser Scanner e Nuvole di punti sino ad arrivare agli interventi di vulnerabilità sismica ed efficientamento energetico, ripristino, ammodernamento dando nuova vita al patrimonio edilizio.

Quindi il BIM è vario e va strutturato su misura e sulle necessità operative e gestionali delle Pubbliche Amministrazioni in funzione dell’ambito tecnico in cui operano, mettendo nelle condizioni tutti gli addetti di un Ente a comprendere le procedure automatizzate e digitalizzate, soprattutto mediante condivisione in AcDat – Ambiente di Condivisione Dati (del Proponente e dell’Affidatario) che effettivamente diventa, a nostro avviso, il luogo virtuale e la piattaforma più importante di condivisione, controllo e verifica di qualunque processo BIM e in qualunque fase. Un AcDat del quale ogni PA è necessario si attrezzi al fine di avere uno spazio di archiviazione, condivisone, controllo e verifica automatizzata mediante formati aperti OpenBIM da validare come la Normativa richiede.

Capiamo bene che ci sono moltissime PA, di ogni grandezza, carenti di personale tecnico, con strumentazione obsoleta, non informati a dovere, senza organizzazione opportuna a formarsi, strutturarsi e convertirsi al BIM.

Per i funzionari Tecnici di una PA è un risvolto della medaglia formativo e di competenze da maturare ben diverso dalle necessità del progettista che produce i progetti BIM. Le S.A. debbono avere competenze nel saper gestire Gare BIM in funzione alle analisi economiche svolte e alle fattibilità eseguite, saper condividere, interrogare, verificare Modelli BIM mediante formati aperti IFC, coordinare, verificare i contenuti informativi, approvare elaborati digitali e non in una Commessa BIM, passando mediante AcDat che è il punto nevralgico per una PA e gli altri attori della filiera.

 

Progetti BIM gestiti da PA con strumentazione tecnologica digitale insieme alla filiera AEC.
Progetti BIM gestiti da PA con strumentazione tecnologica digitale insieme alla filiera AEC. (Domenico Spanò)

   


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