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Impianti a fune: il nuovo approccio normativo

L'innovazione normativa sugli impianti a fune in Italia introduce un approccio moderno, basato su controlli campionari e responsabilizzazione degli esercenti, con formazione obbligatoria per gli operatori. Inoltre, si promuove l'uso delle funivie nel trasporto urbano per sostenibilità ed efficienza.

L'innovazione normativa nel settore degli impianti a fune rappresenta una delle principali trasformazioni in atto nel panorama della sicurezza e della gestione delle infrastrutture di trasporto in Italia. La recente relazione dell'ingegner Pietro Marturano (ANSFISA) presentata durante le Giornate Studio Fabre di Perugia, ha fornito un quadro chiaro e dettagliato del cambiamento in corso, illustrando i nuovi principi che regolano il settore e le implicazioni per gli operatori.

  

Un nuovo paradigma normativo

Fino a pochi anni fa, il settore degli impianti a fune e, più in generale, dei sistemi di trasporto a impianti fissi, era regolato da normative ormai obsolete, risalenti agli anni '80, con alcuni dispositivi normativi ancora più datati, risalenti addirittura agli anni '20. La necessità di un aggiornamento normativo era quindi evidente e ha portato ANSFISA a sviluppare un nuovo impianto regolatorio, basato su un approccio moderno e prestazionale.

Il precedente sistema, fondato sul modello "comando e controllo", imponeva norme rigide agli esercenti, con controlli puntuali e obbligatori a scadenze prestabilite. Il nuovo approccio, invece, si ispira ai settori aeronautico e ferroviario e introduce una logica prestazionale, che pone l'accento sulla sicurezza e sull'efficienza operativa attraverso l'assunzione di responsabilità diretta da parte degli esercenti.

 

Le novità nel controllo e nella gestione della sicurezza

Una delle innovazioni più significative riguarda la modalità di controllo degli impianti. Invece di prevedere un'ispezione obbligatoria e fissa per ogni impianto, ANSFISA ha introdotto un sistema di controllo campionario, affiancato da una rete di professionisti qualificati. Questi ingegneri, dopo un percorso formativo e un esame, ottengono un patentino di verificatore e sono incaricati di effettuare ispezioni sul campo. Questo nuovo modello ha permesso di passare da un sistema in cui il controllo era esercitato da circa 124 unità interne a un network di circa 25.500 verificatori esterni, garantendo un controllo più capillare e tempestivo.

Inoltre, per gli impianti più semplici, come piattaforme elevatrici e servoscala, la responsabilità dei controlli è stata delegata direttamente agli esercenti. Per impianti di media complessità, come scale mobili, ascensori e sciovie, il sistema di controllo è stato reso più flessibile e decentralizzato, sempre nell'ottica di migliorare la sicurezza e la gestione operativa.

 

Il nuovo approccio normativo per i sistemi di trasporto a fune

 

Formazione obbligatoria e responsabilizzazione degli operatori

Un altro aspetto cruciale del nuovo assetto normativo è l'introduzione della formazione obbligatoria per le figure chiave della gestione degli impianti, quali direttori di esercizio, capiservizio e macchinisti. Fino ad oggi, nel settore degli impianti a fune non esisteva un obbligo formativo strutturato, mentre ora chi intende operare in questo ambito dovrà acquisire una preparazione certificata presso strutture accreditate.

Questa novità è volta a garantire un livello più elevato di professionalità e consapevolezza nella gestione degli impianti, responsabilizzando ulteriormente gli operatori e riducendo la necessità di intervento diretto da parte delle autorità di vigilanza.

 

Impianti a fune: una risorsa per il trasporto urbano

Oltre agli aspetti normativi e gestionali, l'ingegner Marturano ha posto l'accento sul potenziale degli impianti a fune nel trasporto urbano. In molte città del mondo, specialmente in America Latina, le funivie sono diventate una soluzione efficace per il trasporto pubblico, grazie ai costi contenuti e all'impatto ambientale ridotto.

In Italia, nonostante alcune esperienze positive come la cabinovia di Taormina e quella di Erice, l'uso degli impianti a fune in ambito urbano incontra ancora resistenze culturali. La paura di possibili incidenti o il timore di un impatto estetico negativo rallentano l'adozione di queste soluzioni. Tuttavia, i dati dimostrano che il rischio di caduta di una cabina è estremamente basso e che i benefici, in termini di sostenibilità e costi, sono notevoli. Un esempio concreto di questa evoluzione è il progetto della funivia urbana di Genova, che collegherà il porto con Forte Begato, il cui cantiere è già stato avviato.

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