Impianti a bassa temperatura: il commento del Prof. De Carli
OSSERVAZIONI SULL’ARTICOLO “Riqualificazione degli edifici esistenti. Soluzione con impianti a bassa temperatura”
OSSERVAZIONI SULL’ARTICOLO “Impianti a bassa temperatura per riqualificazione degli edifici esistenti”
La presente memoria si riferisce all’articolo pubblicato recentemente dall’ing. Volontè dal titolo “Impianti a bassa temperatura per riqualificazione degli edifici esistenti” su alcune affermazioni relative a un confronto tra impianti radianti e radiatori e sugli aspetti relativi alla bassa temperatura.
All’inizio dell’articolo viene applicato il concetto di “impianti a bassa temperatura” ai radiatori. Proprio a tale riguardo non esiste una classificazione netta dal punto di vista scientifico su quale sia un sistema a bassa temperatura. All’interno dell’Annex 37 dell’ IEA (International Energy Agency) si può trovare una classificazione tra impianti ad alta, media, bassa e molto bassa temperatura (Leskinen e Simonson 2000). In Figura 1 è rappresentata una schematizzazione di questa definizione.
Figura 1 – Classificazione delle temperature di riscaldamento secondo l’Annex 37 dell’ IEA
Nell’articolo dell’ing. Volontè viene riportata correttamente l’equazione che esprime matematicamente l’emissione termica dei radiatori. Applicandola a un prodotto del mercato si può ricavare la resa in funzione al fattore di parzializzazione, prendendo come riferimento la norma del settore UNI EN 442 parte 2, secondo la quale i valori nominali dei radiatori (100%) sono calcolati con 50°C di differenza di temperatura tra media dell’acqua ed ambiente. Analogamente anche per il sistema radiante si può trovare la curva di resa in funzione della normativa UNI EN 1264 parti 1 e 2, secondo la quale il 100% della potenza nominale di un impianto radiante si deve riferire a una temperatura massima superficiale di 29°C, oppure di 35°C per le aree periferiche.
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