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Impermeabilizzazione: il problema della chiusura degli scarichi in copertura

Antonio Broccolino affronta una problematica assai diffusa. Attraverso una raccolta di immagini, l'autore analizza il problema e con una serie di particolari costruttivi ci spiega come possiamo correttamente inserire strati antimbibizione all’estradosso del sottofondo cementizio per limitare il problema.

Depositi calcarei negli scarichi in copertura: inquadramento e analisi del problema

Oggi, le polveri sottili presenti nei fumi delle cementerie vengono abbattute e riciclate nel cemento stesso, ma non si legano correttamente all’interno delle malte cementizie.

In alternativa alle soluzioni di trattamento antimbibizione più avanti riportate, bisognerebbe, in qualche modo, tornare al tempo degli antichi romani, che sono stati i più grandi impermeabilizzatori del mondo antico (vedi ad es. copertura a cupola del Panteon che funziona egregiamente, dal punto di vista idraulico, da un paio di migliaia di anni!!! Altro che garanzia decennale del sistema impermeabile!!!).

In questo caso “teoricamente” (sempre se si trovano i corretti materiali!) si potrebbe utilizzare, per la realizzazione dei sottofondi/cappe, del cemento con aggiunta di “pozzolana” o altri leganti idonei, che producano un sistema “con il minor contenuto di calce libera e/o altri composti facilmente dilavabili”, nelle reali condizioni d’esercizio.

In aggiunta, in suddetto in caso, non sarebbe neanche male usare sabbie silicee e non calcaree. Così si limiterebbe il problema della chiusura degli scarichi in copertura.

Ovviamente, la Norma UNI 8178/2 non prende in considerazione la precedente soluzione, non tanto perché possa non funzionare, ma soprattutto per la difficoltà e i costi di realizzazione.

Attraverso una serie di immagini, si mostrano di seguito le problematiche più ricorrenti:

Nella foto qui sopra viene riportata una riduzione del diametro di imbocco (da 15 a 5 cm!!!) di un bocchettone di scarico di una copertura con protezione del sistema impermeabile con cappa cementizia, a causa del trasporto dei depositi calcarei da parte dell’acqua piovana, durante l’attraversamento dello spessore della pavimentazione cementizia.

Chiusura dei tratti orizzontali dei pluviali a causa del trasporto dei depositi calcarei da parte dell’acqua piovana, durante l’attraversamento dello spessore della pavimentazione cementizia (foto di Mario Piccinini).

Chiusura dei tratti orizzontali dei pluviali a causa del trasporto dei depositi calcarei da parte dell’acqua piovana, durante l’attraversamento dello spessore della pavimentazione cementizia. Si notano i vari strati di deposito, creatisi nel tempo.

Di seguito altre immagini di chiusura degli scarichi a causa di depositi calcarei.

Conseguenze sulla pavimentazione a causa del degrado delle stuccature delle piastrelle, (con fuoriuscita di depositi calcarei dalle fughe) e chiusura della corona circolare di scarico, presente nell’innesto della piletta sifonata (soluzione assolutamente da evitare!!!), in corrispondenza dell’imbocco di scarico dell’impermeabilizzazione della copertura (i depositi calcarei possono sigillare l’esiguo spazio di scarico nel giro di pochissimi mesi).

Struttura a “cipolla” del deposito calcareo all’interno degli scarichi, ogni “microstrato” corrisponde ad un singolo evento meteorologico di precipitazione meteorica intensa.

Metodologia di Posa di membrane liquide bitume-polimero, stese a freddo, con racla gommata, sulla superficie del sottofondo cementizio prima di posare finiture drenanti.

Versamento della membrana liquida, in bitume-polimero, direttamente dal secchio sul piano di posa.

Successiva stesura della membrana liquida, in bitume-polimero, come strato antimbibizione, mediante racla gommata.

Stesura, prima dell’incollaggio delle piastrelle, sul sottofondo cementizio, di resina cementizia impermeabile, compatibile con la colla, con funzione di strato “antimbibizione”.

 

Esempi di stratigrafie tipo, con utilizzo di membrane bitume polimero come elemento di tenuta

Statigrafia tipo, riguardante un sistema impermabile, non termoisolato, con finitura a verde pensile intensivo su sottofondo/cappa cementizia trattata con strato antimbibizione (secondo norma UNI 8178/2)

  • 1. Supporto strutturale di base monolitico cementizio (solaio di copertura);
  • 2. Strato di pendenza in massetto cementizio in betoncino con pendenza del massetto: ≥ 1%.
  • 3. Strato d’imprimitura bituminosa;
  • 4. 1° strato dell'elemento di tenuta in membrana elastoplastomerica prefabbricata;
  • 5. 2° strato dell'elemento di tenuta in membrana elastoplastomerica prefabbricata con mescola antiradice;
  • 6. 1° strato di separazione e protezione in film di polietilene a bassa densità (LDPE), macroforato spessore 10/100 di mm, quello inferiore posato a secco sullo strato precedente, con sormonti semplicemente sovrapposti per circa 20 cm e sfalsati tra i due strati;
  • 7. 2° strato di separazione e protezione in film di polietilene a bassa densità (LDPE), microforato spessore 10/100 di mm, quello inferiore posato a secco sullo strato precedente, con sormonti semplicemente sovrapposti per circa 20 cm e sfalsati tra i due strati.

NOTA: Lo strato superiore risvolterà in verticale per un'altezza pari allo spessore della
pavimentazione, contro l’elemento comprimibile, posto alla base del risvolto verticale, in tutto lo
spessore della protezione/pavimentazione

  • 8. Strato di protezione pesante fissa in cappa di malta cementizia, miscelata con dosaggio idoneo all'uso previsto in progetto, gettata in opera quale elemento di protezione meccanica, prima della posa degli altri strati successivamente descritti.
  • Tipo di armatura della cappa; armata con fibre di polipropilene annegate nell'impasto (non usare reti metalliche !!!);
  • Spessore della cappa: da definire, comunque sempre ≥ 60 mm.

NOTA: Durante l'esecuzione della pavimentazione al piede dei risvolti verticali, nello spessore della cappa stessa, dovrà essere inserito, verticalmente, un elemento comprimibile realizzato con una striscia di polietilene espanso a cellule chiuse, avente spessore in funzione della dimensione della copertura (per individuare il corretto spessore: vedere formula riportata nella Norma UNI 8178/2 o Tabella nel Codice di pratica IGLAE), avente funzione di assorbire le dilatazioni termiche della protezione pesante fissa durante i mesi più caldi dell'anno.

  • 9. Strato antimbibizione in membrana liquida bituminosa elastomerica in emulsione acquosa ottenuta dalla miscelazione di resine sintetiche con speciali bitumi e filler minerali + additivi antiradice, stesa mediante racla gommata, in una mano, in ragione di circa 1200 g/mq (il prodotto a base acqua o a base solvente dovrà essere scelto in funzione della stagione, calda o fredda, in cui si esegue l’applicazione);
  • 10. Strato filtrante e drenante. (esempio materassino geocomposito);
  • 11. Terreno di coltivo di adeguato spessore.

NOTA: I risvolti verticali dell’elemento di tenuta dovranno superare il livello finito del terreno di
coltivo di almeno 15 cm (Norma UNI 8178/2).

[...] CONTINUA LA LETTURA NEL PDF IN ALLEGATO.

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