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Impermeabilizzazione e Contenzioso: gli errori progettuali rappresentano oltre il 50% dei casi

Oggi il contenzioso legato alle impermeabilizzazioni rappresenta oltre il 50% delle controversie edilizie. Per comprendere meglio le principali problematiche e le questioni ancora irrisolte, abbiamo intervistato l'architetto Antonio Broccolino, grande esperto del settore, che ci offre una sua analisi e il suo punto di vista sull'argomento.

Impermeabilizzazioni e controversie edilizie: analisi dei dati e le principali problematiche

Architetto Broccolino, potrebbe fornirci una panoramica dettagliata sul problema del contenzioso riguardante le impermeabilizzazioni in edilizia? In particolare, sarebbe interessante conoscere e commentare alcuni dati nonché le principali cause di contenzioso in questo settore. Inoltre, come si posiziona l'Italia rispetto agli altri paesi europei?

Purtroppo, il contenzioso relativo alle impermeabilizzazioni rappresenta come ha premesso Lei oltre il 50% del contenzioso edilizio, nonostante le impermeabilizzazioni costituiscano solo il 2% - 4% del fatturato edilizio. Questo dato è sproporzionato, poiché ci si aspetterebbe che il contenzioso relativo alle impermeabilizzazioni incida nella stessa percentuale. In Europa, in particolare nella parte latina, la situazione è simile: ad esempio, secondo gli ultimi dati statistici, in Francia il contenzioso legato alle impermeabilizzazioni rappresenta il 56%, mentre in Italia il 50%, evidenziando una certa omogeneità.

Ciò che sorprende ulteriormente è che, analizzando le cause dei contenziosi, si scopre che nel 54% dei casi essi sono dovuti a errori progettuali. Un altro 23% è attribuibile a errori applicativi, che sono generalmente meno gravi poiché, mentre un errore progettuale può riguardare superfici estese, un errore applicativo è spesso limitato a dei nodi particolari e quindi più facilmente risolvibile. Il restante 21% è costituito da errori di cantiere, come operatori che forano il manto impermeabile per far passare tubi, errori che possono essere difficili da individuare perché spesso sono assolutamente impensabili.

Gli errori di produzione, invece, sono praticamente esclusi, grazie ai controlli rigorosi effettuati durante il processo di lavorazione, che garantiscono l'eliminazione del materiale difettoso prima della consegna.

  

Architetto, ha appena affermato che il 54% dei contenziosi è causato da errori progettuali. Questo significa che il problema è da attribuire esclusivamente ai progettisti?

Come ho detto poco fa, il problema principale riguarda gli errori di progettazione, che sono i più gravi e pericolosi. Un errore di progettazione, infatti, comporta generalmente il rifacimento totale dell'impermeabilizzazione, almeno per la sezione di copertura progettata in quel modo.

Chi ha la colpa dell'errore di progettazione? Mi creda, non è sempre del progettista. Spesso intervengono anche il venditore di membrane impermeabilizzanti, che dopo un breve corso fatto presso la società produttrice che rappresenta, si considera un esperto, o il rivenditore di materiali edili a cui si rivolge l'operaio, il quale, pur non avendo alcuna conoscenza specifica, ritiene di essere un genio dell'impermeabilizzazione dopo aver seguito, anche lui, qualche corso. Poi ci sono i social media, dove solo il 10% delle informazioni veicolate è corretto mentre il restante 90% è costituito da “fesserie giganti”. In questi casi, mi limito a mettere un like solo a chi commenta in modo positivo evitando polemiche con gli altri.

 

Ma da cosa derivano gli errori progettuali?

Gli errori progettuali derivano da progetto non completo. Innanzitutto, vorrei ricordare che esiste una norma molto importante, la UNI 11540, di cui sono uno degli autori, che rappresenta l’unica vera tutela per i progettisti e gli impermeabilizzatori, ma che spesso viene ignorata.

Questa norma stabilisce che l’impermeabilizzazione può essere garantita per il periodo previsto (normalmente 10 anni) solo se viene manutenuta correttamente. In particolare, prevede che il progettista prepari un manuale di manutenzione, che deve essere seguito dal cliente finale, dall’addetto alla manutenzione, o dall’amministratore dello stabile per garantire la corretta gestione della copertura.

Le operazioni di manutenzione devono essere effettuate a intervalli che variano da sei mesi a due anni, a seconda delle specifiche indicazioni del manuale. Il manuale riporta dei cicli di manutenzione, ad esempio come il fatto che ogni sei mesi bisogna pulire gli scarichi, ogni due anni bisogna rifare le sigillature etc. Quindi tutto è molto chiaro.

Questa norma è in vigore da circa dieci anni, ma in tutto questo tempo non ho mai visto neppure un progetto che fosse accompagnato dal manuale di manutenzione, nonostante sia un requisito obbligatorio.

Di conseguenza, tutte le progettazioni di impermeabilizzazione effettuate in Italia - sia quelle realizzate dagli applicatori, dai venditori o dai progettisti - sono, in realtà, incomplete.

 

Impermeabilizzazione e Contenzioso: intervista a Antonio Broccolino

 

L’importanza del manuale di manutenzione a tutela dei progettisti e impermeabilizzatori

La mancanza di un manuale di manutenzione ha conseguenze negative ai fini assicurativi e sulle responsabilità dei professionisti coinvolti?

Da istruttore degli ispettori assicurativi, posso dirvi che le società di verifica devono effettuare due tipi di controlli.

Il primo controllo riguarda la progettazione: devono valutare se il progetto è stato eseguito a regola d'arte, cioè conforme al “codice di pratica” e alle normative UNI vigenti. Questa valutazione può essere espressa con un semplice “sì” o “no”, ovviamente motivando la risposta.

Il secondo controllo riguarda invece il cantiere: devono verificare se l'esecuzione dei lavori è conforme al progetto. È importante sottolineare che il progettista non è necessariamente un architetto/ingegnere/geometra, ma può essere anche un altro professionista; quindi, mi sto rivolgendo a tutti i professionisti coinvolti che, per quanto bravi, possono comunque contribuire a creare problematiche.

Il problema principale è che, sebbene i tecnici delle assicurazioni dovrebbero rappresentare l'interesse del cliente, nella pratica spesso non lo fanno. La verità è che chi verifica per l'assicurazione conosce spesso meno delle norme e delle loro implicazioni rispetto al progettista stesso.

Se, per esempio, un progettista con una conoscenza limitata della normativa sa poco, gli ispettori assicurativi conoscono ancora meno e spesso non sanno nemmeno dell'esistenza della norma UNI 11540. Se sapessero di questa norma che spesso è citata nella polizza di assicurazione, basterebbe chiedere il manuale di manutenzione della copertura ma nella maggior parte dei casi, la risposta è: “Manuale di che?”.

Di conseguenza, l’assicurazione potrebbe non pagare perché i tecnici incaricati non si sono, a suo tempo, accorti della mancanza del manuale e pertanto la responsabilità per l'errore progettuale, per il progetto incompleto, ricade sul progettista e sul direttore lavori, che avrebbero dovuto verificare l’inclusione di questo documento nel progetto.

In definitiva, oggi come oggi e voglio essere chiaro: anche se una copertura può funzionare dal punto di vista dell’impermeabilizzazione, non è praticamente mai completa e adeguata, sia dal punto di vista progettuale che pratico, perché manca sempre qualcosa di fondamentale.

 

Conoscenza e Formazione dei Tecnici Specializzati è la chance per il settore

Nel contesto del contenzioso relativo alle impermeabilizzazioni, qual è la sua opinione sul livello di preparazione dei consulenti tecnici d'ufficio (CTU) e dei consulenti tecnici di parte (CTP) italiani?

Ne sanno quanto i controllori. Personalmente, ho ricoperto il ruolo di CTP (Consulente Tecnico di Parte) cinque volte in cinquant'anni di carriera. In queste occasioni, mi sono trovato di fronte a CTU (Consulenti Tecnici d'Ufficio) che, nonostante si presentassero come esperti di impermeabilizzazione, dicevano enormi sciocchezze. Per esempio, uno di loro affermava che l'acqua entrava perché le stuccature delle piastrelle perché non erano state eseguite correttamente, senza nemmeno sapere che esistesse lo strato impermeabile

Un altro salì su una copertura e, osservando le ondulazioni, dichiarò che si trattava chiaramente di un errore di produzione, ignorando completamente che queste ondulazioni sono il primo segno del fenomeno della reptazione, un errore di progettazione. Questo errore deriva dal fatto che non sono state considerate le variazioni termico-dimensionali delle impermeabilizzazioni, cioè non è stata progettata una stabilizzazione (vincolo) adeguata della membrana (patologia più comune nei sistemi impermeabili bituminosi, mal progettati e/o eseguiti).

Per chiarire, la reptazione si verifica perché, a causa delle variazioni termiche, la membrana in bitume polimero si ritira con il caldo (memoria dimensionale dell’armatura), mentre gli altri materiali a contatto, come l'isolante termico, il calcestruzzo, i massetti e le piastrelle, si allungano. Se il progetto non prevede un vincolo adeguato a gestire queste variazioni termiche di elementi a contatto, la membrana si deforma, creando ondulazioni.

 

Architetto, oltre ai temi di cui abbiamo parlato, esiste un altro aspetto della progettazione che, a suo avviso, viene frequentemente ignorato ma che è di fondamentale importanza?

Recentemente avete pubblicato un mio articolo che esplora un aspetto importante della progettazione delle coperture: la scelta e l'uso degli strati accessori per prevenire azioni di attrito tra gli elementi. Questi strati, che includono materiali come il polietilene (PE) e il non tessuto (NT) etc., devono essere selezionati con attenzione, considerando la loro compatibilità chimico-fisica con le membrane impermeabilizzanti.

Se si chiede a un gruppo di progettisti di indicare due strati accessori comuni, è probabile che la maggior parte menzioni il polietilene e il non tessuto. Tuttavia, è fondamentale comprendere che la scelta di questi materiali dipende dalle specifiche esigenze del progetto.

Per esempio, il NT non deve mai essere utilizzato a diretto contatto con le membrane bituminose, poiché può favorire la penetrazione delle radici delle piante, causando danni alla membrana. Inoltre, il polietilene non dovrebbe essere usato direttamente con le membrane bituminose a meno che non sia macroforato o microforato. Questo perché, nei primi due anni di vita, le membrane bituminose possono emettere oleosità bituminose, che possono deteriorare la membrana stessa se non viene dilavato dalla pioggia. Se il polietilene è omogeneo e chiuso, l’acqua non riesce a dilavare l'oleosità e queste ristagnano sotto la superficie, favorendo l’invecchiamento della membrana bituminosa.

Le stratigrafie di dettaglio che ho presentato nel mio articolo hanno il potenziale per essere integrate in nuove norme UNI, poiché affrontano un aspetto che finora non è stato ancora normato in modo completo. Questo è un tema di grande rilevanza, che merita di essere ufficialmente riconosciuto e regolamentato a livello normativo.

 

 
Leggi qui l'articolo di approfondimento citato in questa intervista

Il corretto inserimento degli elementi e strati primari e secondari in un sistema impermeabile in membrane bitume polimero

Prendendo soprattutto spunto dal “Codice di Pratica IGLAE”, dal mio libro “Stabilizzazione dei sistemi impermeabili” e da altri articoli e documenti tecnici, riguardanti la progettazione dei sistemi impermeabili, questo articolo, dedicato agli Applicatori più preparati, ai Progettisti e ai Periti di Parte e di Tribunale e agli ispettori di ODI (organismi d’ispezione a fini assicurativi, accreditati Accredia) vuole dare delle indicazioni, il più chiare possibili, complete di disegni e simbologie, riguardanti il corretto posizionamento e la corretta funzione degli elementi e strati primari e secondari, da inserire nella progettazione di un sistema impermeabile, realizzato con membrane in bitume polimero, permettendo un più facile confronto con progetti di coperture, in corso di elaborazione e/o per verificarne la loro conformità alla “regola dell’arte”.
 

 

In merito alla progettazione degli strati accessori e alla predisposizione del manuale di manutenzione, è importante sottolineare che negli ultimi quattro anni ho avuto il privilegio di contribuire allo sviluppo di un programma di progettazione gratuito offerto da Polyglass sul suo sito. Questo strumento permette di progettare l'intera stratigrafia della copertura, sia essa bituminosa che sintetica, garantendo che la soluzione proposta sia conforme alle regole dell'arte e certificata da un ente terzo riconosciuto.

Il programma non solo fornisce una progettazione accurata, ma genera automaticamente anche il manuale di manutenzione necessario per soddisfare i requisiti assicurativi. In pratica, il programma esegue una verifica documentale preliminare che assicura la conformità della progettazione. A partire da questo punto, il compito del direttore dei lavori è limitato al controllo che le operazioni di esecuzione siano effettuate secondo le specifiche fornite.

 

Architetto, sebbene esista una vasta letteratura tecnica e siano disponibili norme dettagliate sull’impermeabilizzazione, come detto però spesso queste vengono ignorate. Qual è, a suo avviso, la causa principale di questa disattenzione?

È essenziale che i professionisti del settore ricevano una formazione più approfondita e specializzata. Un ringraziamento va sicuramente ad ASSIMP Italia per il lavoro che sta tentando di fare in questo ambito, ma sarebbe fondamentale che il legislatore supportasse maggiormente questi sforzi.

Molti anni fa, eravamo molto vicini, grazie ad ASSIMP, a ottenere un decreto ministeriale che avrebbe stabilito le linee guida per la formazione e la certificazione dei professionisti dell’impermeabilizzazione. Tuttavia, quel decreto non fu mai promulgato a causa della caduta del governo dell’epoca.

Per fare un paragone, oggi per saldare il metallo è necessario possedere un patentino, lo prevede un decreto ministeriale. La stessa cosa si stava cercando di fare per gli operatori dell’impermeabilizzazione, creando un percorso formativo ufficiale e riconosciuto per garantire competenze adeguate. Oggi esiste un patentino di natura volontaria, regolato dalla UNI 11333, che offre una certificazione per chi si occupa di impermeabilizzazione, ma sarebbe necessaria una norma di legge obbligatoria e un supporto istituzionale per renderlo effettivamente efficace e diffuso.

L'impermeabilizzazione è un’opera di tipo specialistico e come tale dovrebbe essere riconosciuta e sostenuta anche dal legislatore.

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