Impermeabilizzazione di edifici prefabbricati, industriali e commerciali
Perché i lavori di impermeabilizzazione sono causa del 60 e più % delle problematiche negli edifici? Tutto quello che c'è da sapere su il progetto e la posa di sistemi impermeabili secondo le nuove normative di riferimento
Il problema impermeabilizzazioni
Sono tanti i casi in cui l’utente associa l’idea delle membrane impermeabili, le guaine, al fenomeno delle infiltrazioni d’acqua, quasi inevitabili. Niente di più sbagliato.
La conoscenza maturata negli ultimi decenni e la disponibilità di prodotti anche di alto livello qualitativo, permettono di realizzare sistemi impermeabili che possono superare trent’anni di durata senza alcun problema.
Ma perché i lavori di impermeabilizzazione (che mediamente costano il 3% del valore di un fabbricato industriale) sono causa del 60 e più % delle problematiche negli edifici in genere, anche fin da subito?
Ricerche promosse da ASSIMP Italia, l’Associazione Nazionale delle aziende di impermeabilizzazione, hanno dimostrato che:
- il 55% delle volte la responsabilità è dovuta ad una cattiva progettazione (scelta errata o inadeguata di prodotti, predisposizione di supporti e particolari non conformi, mancata valutazione delle funzioni accessorie come l’idoneità ai carichi, alle temperature di esercizio, alle sollecitazioni provocate durante le fasi di lavorazione, alle condizioni climatico/ambientali, ecc)
- il 20% delle volte la responsabilità è di chi interviene successivamente alla realizzazione dei lavori d’impermeabilizzazione, non avendo alcun rispetto delle criticità rappresentate dalle membrane impermeabili, usando senza cura le superfici come piano di cantiere, tagliando, forando, fissando senza alcuno scrupolo;
- il 25% delle volte la responsabilità è dovuta a difetti intrinseci al sistema impermeabile. In questo caso, con progetto ottimale, i vizi di prodotto rappresentano una percentuale risibile. Il grande limite è dovuto a carenze di posa in opera degli elementi e strati che compongono il sistema impermeabile.
Il problema costo
L’inevitabile conseguenza della mancanza di conoscenza porta a scelte di carattere puramente economico, ma banalmente sempre per l’immediato. La delusione delle aspettative di chi deve godere del bene, confidando in una lunga piena funzionalità, è inevitabile.
Le coperture con struttura prefabbricata che solo pochi anni fa erano di tipo omogeneo (calcestruzzo o acciaio), oggi in molti casi sono composite: travi secondarie (tegoli) in calcestruzzo, da impermeabilizzare con le membrane, sempre più rade, lastre di collegamento precoibentate con rivestimento in lamiera sempre più sottile, elementi traslucidi in vetroresina o policarbonato, tante guarnizioni, tante siliconature.
E quando smette di funzionare, tante volte molto presto? Bisogna smontare mezzo capannone. Costi esorbitanti, problemi enormi di sicurezza legati al pericolo di cadute dall’alto dovendo smontare anche i presidi per la sicurezza, pericolo di incendio, grandi limitazioni all’uso degli immobili per le normali attività: un costo molto caro da pagare per un piccolo risparmio iniziale.
Impermeabilizzazioni a regola d’arte: le nuove normative
Costruire a regola d’arte è il metodo che porta alla soddisfazione di tutte le parti coinvolte nella realizzazione di un edificio, ovviamente Committente in primis, perché potrà godere di un bene funzionale e durevole; tutti gli altri perché non verranno coinvolti in problematiche postume, liti legali, risarcimenti, perdita di credibilità per un intero comparto.
Contrariamente a quanto pensano in tanti, il quadro normativo, che determina la regola dell’arte per le impermeabilizzazioni con membrane prefabbricate di tipo bituminoso o sintetico, è sufficientemente completo.
Non lo è quasi per nulla per le “membrane liquide” per le quali in effetti vige una specie di cortocircuito tra ambizioni commerciali, competenze progettuali, possibilità e capacità esecutive.
Anche ciò che è ampiamente normato, guaine bituminose, membrane in pvc, poliolefine, ecc., in tanti casi viene progettato e realizzato in maniera completamente refrattaria alle disposizioni di Norma.
Responsabilità per chi progetta, realizza e verifica un sistema impermeabile
La UNI 11345 stabilisce in maniera puntuale, mansioni e responsabilità per ogni figura che partecipa alla progettazione, realizzazione, verifica di un sistema impermeabile.
Il progettista, tra i molteplici adempimenti, è chiamato a fornire tutta la documentazione grafica dei dettagli esecutivi (bordi, soglie, giunti, scarichi, ecc); deve prevedere la congruità dei supporti (es. rugosità 1%), la compatibilità chimico/fisica tra elementi e strati (es. non può essere aderita una guaina bituminosa su una superficie umida o con temperature non conformi).
Il progettista deve, tra le tante cose, arrivare a valutare le temperature superficiali delle membrane (possono superare gli 80°C d’estate), per determinare la loro durabilità, per stabilire la compatibilità con coibenti sottostanti (es. EPS) le cui temperature di esercizio sono relativamente basse.
L’attenzione che il Progettista deve porre nella scelta dei prodotti è tale che deve valutare perfino lo storico di una certa area geografica per determinare la probabilità di grandinate eccezionali e di conseguenza stabilire le resistenze meccaniche di membrane impermeabili e degli strati di supporto.
In questo difficile lavoro il Progettista e la DDLL sono agevolati dalla presenza di varie Norme che rappresentano modelli, schemi funzionali, metodi di calcolo per poter dare riferimenti certi a chi esegue i lavori e per farne a posteriori le necessarie verifiche.
Nella norma UNI 11333 (norma per la qualificazione e verifica del personale addetto alla posa) sono raffigurati i dettagli esecutivi per la posa di guaine bituminose e membrane sintetiche. Inoltre, la prescrizione nei capitolati dell’impiego di personale dotato di patentino ottenuto secondo il percorso previsto nella suddetta Norma dà l’indubbia sicurezza sulla conoscenza e capacità esecutiva di chi deve realizzare un lavoro tanto critico.
Non meno essenziale la UNI 11442: essa fornisce tutti i valori di calcolo per il vincolo dei vari strati del sistema impermeabile tra di loro e al supporto, sia per la stabilizzazione dall’estrazione del vento, sia per la non meno importante stabilizzazione dagli effetti di dilatazione e ritiri termici. Tale Norma è talmente precisa e utile che stabilisce l’entità di adesione delle membrane, la quantità e la disposizione dei fissaggi sui pannelli isolanti che in tanti casi fungono da supporto per le membrane impermeabili. Ma ancora questa Norma stabilisce e raffigura la disposizione spaziale dei pannelli isolanti, la disposizione e l’orientamento delle membrane impermeabili. Stabilisce anche entità minima della zavorra, la granulometria dell’eventuale strato di ghiaia, ecc.
Per chi realizza massetti e pavimentazioni cosa c’è da sapere sui sistemi impermeabili?
Detto della rugosità accettabile per membrane incollate, ottenuta con frattazzo manuale o meccanico (elicottero), le pendenze devono sempre essere realizzate, ad eccezione delle linee di compluvio in cui, sempre in regime di carico, possono essere azzerate, ma senza contropendenze.
A Lavori ultimati i ristagni ammessi sono quelli dovuti alle tolleranze di spessore degli strati che costituiscono il sistema impermeabile, oltre a quello del sormonto delle membrane (UNI 8178-2); la stessa Norma stabilisce anche che i supporti devono permettere un’adesione delle membrane bituminose di almeno 400 kg/mq all’estrazione.
Per il suddetto motivo e per limiti di compatibilità chimica, il supporto non può mai essere rappresentato da cemento alleggerito cellulare, ma in sua presenza deve esserci uno strato di finitura di almeno 3 cm di sabbia e cemento
All’interno di un sistema impermeabile non vi può mai essere la presenza di uno strato umido. La Norma ha finalmente chiarito che i massetti di livellamento, di pendenza o di qualsiasi altra funzione non possono mai essere realizzati, direttamente a contatto o meno, su una membrana impermeabile esistente, provvisionale, di barriera al vapore ecc, quando poi venga applicata un’ulteriore membrana, a contatto diretto o meno dello strato cementizio. Infatti, le acque intrappolate, anche se in minima quantità, creerebbero abbattimento della funzionalità di eventuali strati coibenti, sovrappressioni per effetto dell’evaporazione con conseguenti tensioni, bolle e distacchi delle membrane superficiali, nonché degrado chimico/fisico dovuto all’alcalinità dei vapori.
La Norma UNI 8178-2 stabilisce anche che tra membrane impermeabili e pavimentazioni cementizie vi debbano essere degli idonei strati separatori, con funzione anche drenante; essa fornisce inoltre gli strumenti di calcolo per valutare lo spessore della fascia comprimibile elastica (polietilene espanso) da interporre tra pavimentazione e membrane applicate su tutti i rilevati presenti su una copertura. Lo spessore minimo non può comunque mai essere inferiore a 10 mm.
La Norma prevede ancora che gli strati sottostanti ad una membrana impermeabile non possano subire uno schiacciamento sotto carico superiore a 2 o 3 mm a seconda che essi abbiano spessore inferiore o superiore a 10 cm. Spetterà pertanto anche al pavimentista accertarsi sui valori di resistenza alla compressione specifica di un sistema impermeabile in modo da determinare il massimo peso ammissibile della sua opera.
Rispettare le Norme dà certezza di buona riuscita dei lavori, di efficacia delle garanzie e delle polizze assicurative postume che ad esse fanno espresso riferimento; tutto è comunque sempre vincolato ad una manutenzione dei sistemi impermeabili e dei loro accessori, programmata e realizzata nel tempo secondo le prescrizioni della Norma UNI 11540.
Sono possibili impermeabilizzazioni efficaci?
Sicuramente il mercato offre prodotti ottimi che permettono di realizzare sistemi di impermeabilizzazione di durata estremamente lunga, senza problemi, ma con le dovute cure di manutenzione.
I limiti sono rappresentati dalla progettazione e dalla applicazione dei prodotti.
Una ricerca presentata in un recente convegno di ASSIMP Italia ha appurato che sul territorio nazionale operano a vario titolo circa ottomila figure, individuali o aziende, che in qualche modo realizzano opere di impermeabilizzazione; solo poche decine di queste conosco le regole del sistema e hanno personale formato e qualificato. Tutto ciò deve indurre il Committente, che commissiona un’opera critica e necessariamente durevole come quella di impermeabilizzazione di un fabbricato, a scegliere un esecutore valutato con criteri lungimiranti che vadano oltre l’economicità immediata.
>>> Per maggiori informazioni contattare ASSIMP Italia
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