Impermeabilizzazione delle coperture piane: quali sono gli aspetti da considerare?
Non è affatto semplice impermeabilizzare in maniera efficace una copertura piana. Essenziale è avvalersi di sistemi e soluzioni coordinati e compatibili tra loro. La caratteristica principale dei materiali destinati alla risoluzione dei fenomeni di fessurazione è denominata Crack Bridging Ability, cioè la capacità di resistere alla dilatazione di una fessura del sottofondo su cui é ancorata, garantendo la totale impermeabilità della struttura.
Impermeabilizzazioni: la norma di riferimento è la UNI 11540. Stabilisce le linee guida per l'attuazione del piano di manutenzione
Per impermeabilizzare efficacemente una copertura piana bisogna prestare attenzione a una molteplicità di dettagli.
Si fa riferimento alla norma UNI 11540, che definisce la regola dell’arte nel mondo delle impermeabilizzazioni, stabilendo le linee guida per l’attuazione del piano di manutenzione delle coperture continue. Un intervento di non facile esecuzione perché la progettazione di un corretto sistema impermeabilizzante deve considerare anche la presenza di elementi accessori (protezioni, raccordi…) o di elementi discontinui, indipendenti dal sistema impermeabile.
Non solo, è necessario tenere a mente, per un’impermeabilizzazione efficace e duratura nel tempo, anche l’inserimento di corpi quali ringhiere, scarichi, bocchette … fondamentali per garantire il corretto risultato dell’intervento nel suo complesso.
La realizzazione di una protezione isolante delle coperture piane deve far fronte a esigenze estetiche, di fruibilità e tecnologiche ossia legate ai fenomeni fisico-chimici di esposizione e conseguente aggressione da parte degli agenti esterni.
Essenziale è avvalersi di sistemi e soluzioni coordinati e compatibili tra loro, congruenti con la struttura, cioè in grado di “collaborare” con il supporto (in completa adesione e capaci di “deformarsi”) e facilmente adattabili alla finitura.
Il problema dei fenomeni fessurativi, spesso responsabile di perdite di difficile individuazione, ha cause talvolta molto differenziate non riparabili con i sistemi classici di impermeabilizzazione.
Viene, quindi, richiesto l’impiego di sistemi flessibili capaci di sopportare e di adattarsi al dinamismo strutturale, ossia alle sollecitazioni di distacco che si generano dall’apertura di eventuali fessurazioni a seguito della posa del manto impermeabile.
Che cos'è la Crack Bridging Ability
La caratteristica principale dei materiali destinati alla risoluzione dei fenomeni di fessurazione è denominata Crack Bridging Ability, cioè la capacità di una pittura o di un rivestimento di resistere alla dilatazione di una fessura del sottofondo su cui é ancorata, garantendo la totale impermeabilità della struttura.
La CBA non esclude, tuttavia, la necessità di sigillare opportunamente giunti ed eventuali discontinuità del supporto: permangono le esigenze di impermeabilizzare e sigillare, ad esempio sui balconi, la superficie e lo spiccato soletta/muro, considerando quest’ultimo come vero e proprio giunto di assestamento stante il diverso comportamento dei due elementi costruttivi.
Non solo l’acqua crea problemi, ma anche il clima, le stagioni, la latitudine e l’altitudine: tutti elementi che concorrono nel progettare la corretta coibentazione di un edificio e, in particolare, del pacchetto “tetto” come insieme di massetti, isolanti, impermeabilizzazione e pavimentazione.
In termini generali, l’isolamento di un tetto piano segue due vie definite “tetto caldo” o “tetto rovescio”. Nel primo caso si realizza la stratificazione dell’isolante e successivamente l’impermeabilizzazione così che l’isolante risulti protetto dal manto impermeabile che lo isola dall’acqua esterna; nel secondo caso, quello del “tetto rovescio”, il procedimento viene invertito lasciando l’isolante all’esterno.
In entrambi i casi è fondamentale creare un’idonea barriera al vapore sotto il pannello coibente: uno strato poco o per nulla traspirante che impedisce al vapore acqueo di attraversare l’isolante termico e la struttura, scongiurando così possibili fenomeni di condensazione interstiziale e formazione di acqua liquida nello strato isolante.
Questa risulta necessaria quando l’isolante possiede una forte permeabilità al vapore (es. lana di roccia, perlite espansa, …), mentre si può omettere solo nel caso in cui l’isolante non sia permeabile al vapore (es. vetro cellulare).
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