Illuminazione | Architettura | Progettazione
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Illuminazione: il ruolo della luce negli spazi del sacro

La luce rappresenta una chiave di lettura dell'opera architettonica condizionando non solo la percezione visiva, ma anche la forma e il colore degli oggetti. Questi aspetti della luce presenti in ogni spazio assumono però soprattutto nei luoghi sacri un ruolo centrale. Vediamo come

La luce quale elemento di valorizzazione degli spazi

La luce esiste indipendentemente dal costruito interagendo con l’opera umana, tale da considerarla come una delle chiavi di lettura dello spazio. Pertanto, l’illuminazione, sia naturale che artificiale, assume un ruolo fondamentale condizionando la nostra percezione visiva, cambiando il colore degli oggetti, evidenziandone la forma. Questi aspetti fondamentali sono presenti in tutti gli spazi, maggiormente nel caso di progettazioni di spazi liturgici dove assumono notevole importanza.

La luce assume un ruolo fondamentale nella progettazione di qualsiasi ambiente, che per essere ben illuminato, deve raggiungere un giusto equilibrio tra fonte di luce naturale e artificiale, questo processo richiede la giusta integrazione tra gli elementi d’arredo, quelli architettonici e quelli illuminotecnici.

Ogni spazio nasce per essere adibito a un uso specifico, di conseguenza la luce pensata per determinati ambienti dovrà rispondere a specifiche caratteristiche.

Diversi studi hanno dimostrato come una determinata tonalità o intensità di luce sono in grado di influire sulla percezione dello spazio, a maggior ragione, quando si tratta di spazi sacri, in cui bisogna esaltare diversi componenti come i fuochi liturgici, elementi essenziali della liturgia cristiana. Intanto in linea di massima possiamo classificare la luce secondo la fonte da cui proviene:

  • la luce incidente che si ha quando una fonte di luce colpisce le superfici lateralmente, determinando la consistenza dei volumi attraverso contrasti molto netti tra zone chiare e zone scure;
  • la luce zenitale che illumina ambienti interni o oggetti dall’alto, creando una luminosità lieve, ma allo stesso tempo connotata da atmosfere suggestive;
  • la luce diffusa, quando ci sono diverse fonti di luce, come ad esempio una stanza con più finestre. In questo caso gli oggetti saranno percepiti con la massima chiarezza, ombra e luce di solito tendono a mescolarsi con delicatezza e non si avranno stacchi evidenti tra zone chiare e zone scure.

Se la sorgente di luce sta dietro l‘oggetto che osserviamo avremo l’effetto controluce. In questo caso lo sfondo risulterà molto chiaro e brillante e l’oggetto, invece, scuro e piatto contribuendo a effetti fortemente simbolici.

Ma naturalmente, la natura incorporea della luce rende difficile la sua rappresentazione grafica, ottenibile in genere attraverso il disegno del suo negativo, cioè l’ombra, pertanto si avvalgono di quest’ultima, gli strumenti più tradizionali della rappresentazione dell’architettura: il disegno geometrico, la pittura e la fotografia come metodo di verifica e di controllo progettuale.

S’intende per ombra la zona di oscurità più o meno intensa che si ha quando un corpo di natura opaca viene interposto tra una sorgente luminosa ed un piano illuminato, generandone due tipi: una propria, che è quella che si forma sull'oggetto e l'altra, quella portata, cioè la proiezione dell’oggetto a terra.

I maestri dell’architettura hanno spesso utilizzato questo rapporto tra luce e ombra per realizzare spazi di notevole intensità emotiva che mutano con il passare delle ore del giorno, passando da contorni netti e definiti a contorni sfumati trasformando in modo continuo gli spazi architettonici. Di conseguenza l’utilizzo della luce come elemento architettonico è spesso accompagnato da ombre generate sulle superfici che sembrano “dialogare” tra loro.

La luce, se assume un ruolo fondamentale all’interno dell’organismo architettonico, diventa elemento fondamentale dei caratteri che compongono l’architettura, soprattutto in quella sacra in quanto ha il potere di creare una connessione tra il luogo sacro e la spiritualità, di cui è sempre stata una parte fondamentale nella storia della religione e dell’architettura, utilizzata sempre di più come elemento estetico, che collabora con l’architettura, basti pensare agli effetti e giochi di luce molto suggestivi realizzate dall’uso di grandi vetrate.

Con l’avvento dell’elettricità alla fine del XIX secolo, l’illuminazione dei luoghi di culto e quindi la luce nell’architettura sacra, ha subito un’evoluzione radicale. Nel corso degli anni l’illuminazione elettrica era costituita da lampade a incandescenza e neon.

Un’altra innovazione molto recente dell’illuminazione dei luoghi di culto è quella della tecnologia LED. La luce nell’architettura sacra a basso consumo diffonde una luce di grande nitidezza consentendo di risparmiare sui costi energetici, offrendo così un nuovo modo di illuminare l’interno delle chiese.

L’illuminazione da sempre è stato considerato un mezzo necessario per stimolare la riflessione e la preghiera partecipando alla creazione di un’atmosfera di culto più accogliente e inclusiva.

La luce quale mezzo di espressione progettuale

La Luce, quindi, oggi assume una sinergia particolare assieme ad altri elementi dell’iter progettuale. Se pensiamo all’espressione di Louis Kahn: “La struttura determina la luce”, intendendo per struttura la costruzione nella sua essenzialità costituita da spazi significativi valorizzati da questa unione.

Progettare la luce in una chiesa moderna o antica è un processo di osservazione attenta e di composizione particolare tra lo spazio architettonico e la liturgia praticata in quello specifico luogo. Nel culto giocano ruoli essenziali sia lo spazio e la sua organizzazione che la luce, la quale accompagna e valorizza la duttilità della liturgia.

Anche in assenza di riti la luce deve comunque evocare il significato simbolico del luogo. Le chiese progettate nella conformità del rito, si esprimono attraverso le simbologie di riferimento, in stretto rapporto con la luce che entra in relazione con la sensibilità di chi le vive. La luce, di conseguenza, rappresenta un archetipo simbolico. L'uomo cerca di trasformare, attraverso l’architettura dei luoghi di culto, un fenomeno fisico come la luce, in fenomeno trascendentale.

Un altro aspetto fondamentale da tener conto è la giusta valorizzazione di un’opera d’arte, esposta all’interno di uno spazio architettonico che può avvenire anche all’interno di spazi sacri che ospitano pitture o sculture. Molto spesso non diamo importanza alla posizione della fonte di luce che spesso modifica profondamente il nostro modo di percepire lo spazio. Il numero delle fonti di luce e la loro posizione sono elementi importanti da tenere in considerazione. Spesso l’illuminazione è unica e frontale e l’effetto principale che si ottiene è l‘annullamento del volume dell’oggetto illuminato.

Pertanto, è buona norma progettare una illuminazione generale e una particolare per l’opera esposta, che naturalmente non sia eccessiva, considerando anche i colori, rilievi ecc. in modo che vi sia una giusta resa dell’opera d’arte in rapporto all’organismo architettonico e calibrando opportunamente l’utilizzo di luce naturale e di luce artificiale.

Negli edifici religiosi moderni e contemporanei, la rappresentazione artistica figurativa o decorativa lascia tendenzialmente il posto all’architettura stessa, attraverso il risalto dei volumi e dei materiali con un uso sapiente dell’illuminazione.


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