Il senso vero dell’Architettura anche al tempo dell’intelligenza artificiale

Architettura e AI: l'equilibrio tra narrazione e innovazione tecnologica

Fintanto che ci saranno bravi architetti sulla faccia della terra permarrà la capacità di narrazione del costruito, cioè la professionalità e il genio di far parlare l'opera di architettura.

Perciò non mi spaventa l'Intelligenza Artificiale applicabile all'architettura!

Preoccupa invece la superficialità progettuale, il mercantilismo professionale, l'approccio standardizzato alle diversità degli incarichi, la sudditanza agli stilemi architettonici imposti dall'alto, dai poteri forti, quelli politici ed economici.

Soprattutto preoccupa la straripante burocrazia frutto di intelligenze alternative!

L'IA può invece aiutare corretti indirizzi progettuali, ridurre gli sprechi dei materiali e sfruttarne le capacità meccaniche e tecnologiche, richiamare alla memoria progettuale un'estesa platea di esempi tipologici in grado di evitare errori e riproposizioni di difetti costruttivi, potenziare la sintesi storica delle architetture esemplari.

L'intelligenza artificiale non dovrà essere orientata a riprodurre il genio dei grandi architetti, Le Corbusier, Frank Lloyd Wright, Alvar Aalto, Ludwig Mies van de Rohe, per citarne solo alcuni, ma potrà aiutare le nuove generazioni ad una progettazione consapevole delle esperienze passate.

Nonché introdurre idee innovative che forse non sarebbero emerse in un processo di progettazione tradizionale, oppure sarebbero emerse in tempi molto lunghi.

Dunque occorre evitare di abbandonarsi all'utilizzo degli algoritmi di IA per generare proposte progettuali, progetti appariscenti, architetture esemplari, ma di sfruttare a fondo gli strumenti di generazione artificiale a sostegno di progetti a misura d'uomo e di utente. Trovando pure soluzioni all'enorme pletora di norme, di normative astruse, di prescrizioni tecniche, di articoli di legge. Cioè utilizzare l'IA per districarsi nella giungla di una burocrazia elefantiaca che mortifica il progetto, che riduce la fantasia, che opprime la narrazione, che rende l'architettura schiava delle maglie dell'ottusità. Preservando senza dubbio quanto strettamente necessario alla codificazione normativa tecnica.

In conclusione e per mia modesta opinione, l'IA non sostituirà l'abilità e la professionalità degli architetti, ma può diventare uno strumento importante per potenziare la creatività umana e la qualità del progetto di architettura.

Fondamentale tuttavia sarà garantire il giusto equilibrio tra sviluppo tecnologico e sensibilità artistica perché il senso della narrazione anche nel campo dell'architettura non sia sopraffatto dagli algoritmi dell'IA. Che deve restare uno strumento utilizzato con scienza e coscienza dall'intelligenza umana, cioè da professionisti consapevoli del proprio ruolo al servizio del genere umano.

Che è il senso vero dell'Architettura.