Il rischio sismico e le azioni per la sua mitigazione
Il SAIE 2024 ha ospitato la Scuola di Ingegneria Strutturale di ReLUIS: in questa relazione, i prof. Angelo Masi e Mauro Dolce hanno analizzato il rischio sismico in Italia, evidenziando la vulnerabilità del patrimonio edilizio e la necessità di strategie di mitigazione. Le soluzioni proposte includono mappe di rischio, adeguamenti strutturali, incentivi economici e campagne di sensibilizzazione per migliorare la sicurezza sismica a lungo termine.
Tra i tanti eventi ospitati da SAIE 2024, tenutosi a Bologna dal 9 al 12 ottobre, c'è stata anche la "Scuola di Ingegneria Strutturale" di ReLUIS, un'importante occasione per fare il punto sulla gestione del rischio sismico in Italia. Tra i relatori, il professor Angelo Masi dell'Università della Basilicata e il professor Mauro Dolce (Presidente ReLUIS e professore Tecnica delle Costruzioni all'Università Federico II di Napoli) hanno esposto una dettagliata analisi delle strategie di valutazione e mitigazione del rischio sismico, con un focus sulle vulnerabilità del patrimonio edilizio nazionale.
L'importanza della valutazione del rischio sismico
È stato evidenziato come il rischio sismico non sia determinato esclusivamente dalla pericolosità sismica di un territorio, ma anche dall'esposizione e dalla vulnerabilità delle costruzioni. Un'analisi approfondita del fenomeno deve quindi includere:
- Pericolosità sismica: La probabilità che un terremoto di una certa intensità colpisca una determinata area;
- Esposizione: Il numero e il valore degli edifici e delle infrastrutture presenti in una zona;
- Vulnerabilità: La fragilità delle costruzioni rispetto all'azione sismica.
È stato mostrato come, analizzando i terremoti avvenuti in Italia negli ultimi cinquant'anni, si possa osservare un elevato numero di vittime e danni economici significativi. Questo sottolinea la necessità di intervenire con azioni mirate di prevenzione e mitigazione.
I modelli di analisi e le mappe di rischio
Un importante strumento per la prevenzione è la realizzazione di mappe di rischio sismico, elaborate sulla base di dati raccolti da programmi di ricerca finanziati dal Dipartimento della Protezione Civile attraverso il consorzio ReLUIS. In particolare, il progetto MARS (Mappe di Rischio Sismico) ha permesso di ottenere una dettagliata classificazione delle zone più esposte al rischio, grazie all'incrocio tra modelli di pericolosità e dati sulle costruzioni esistenti.
Uno degli aspetti più rilevanti emersi riguarda il ruolo della vulnerabilità edilizia:
- Gli edifici in muratura nei centri storici sono particolarmente esposti al rischio di crolli;
- Le costruzioni in cemento armato realizzate senza criteri antisismici, in particolare quelle postbelliche, hanno mostrato un'elevata propensione al collasso;
- Le infrastrutture strategiche, come ospedali e scuole, devono essere oggetto di interventi prioritari per garantire la sicurezza pubblica.
Strategie di mitigazione del rischio sismico
Si è poi ha affrontato il tema delle azioni necessarie per la mitigazione del rischio sismico, suddividendole in prevenzione strutturale e prevenzione non strutturale.
Prevenzione strutturale
Consiste in interventi diretti sugli edifici per ridurre la loro vulnerabilità. Le strategie adottate includono:
- Adeguamento e miglioramento sismico degli edifici esistenti;
- Demolizione e ricostruzione di edifici non adeguabili;
- Applicazione di tecniche avanzate come l'isolamento sismico e il rinforzo delle strutture esistenti.
Uno degli ostacoli principali a questa strategia è l'elevato costo economico: si stima che mettere in sicurezza tutto il patrimonio edilizio italiano richiederebbe investimenti superiori a 2000 miliardi di euro. Tuttavia, la pianificazione di interventi mirati sulle zone più vulnerabili potrebbe ridurre significativamente il numero di vittime e i danni economici.
Prevenzione non strutturale
Comprende tutte le azioni che, senza intervenire direttamente sugli edifici, possono contribuire alla riduzione del rischio:
- Miglioramento della conoscenza sismica tramite studi di microzonazione sismica;
- Aggiornamento delle normative tecniche per le costruzioni per garantire standard di sicurezza più elevati;
- Campagne di sensibilizzazione e formazione per la popolazione, come il progetto "Io non rischio", volto a diffondere la cultura della prevenzione tra i cittadini;
- Pianificazione dell'emergenza, garantendo vie di fuga sicure, infrastrutture resilienti e una rapida risposta post-sismica.
Un elemento cruciale per il futuro della prevenzione sismica in Italia sarà la capacità di pianificare interventi di lungo termine, indipendenti dalle emergenze contingenti. Dolce ha sottolineato la necessità di un impegno politico e finanziario costante, attraverso:
- Fondi strutturali per la riduzione del rischio sismico, con investimenti continuativi su più decenni;
- Incentivi per i privati, come il Sisma Bonus, che ha già dimostrato un impatto positivo sulla messa in sicurezza degli edifici;
- Integrazione della prevenzione sismica con la pianificazione territoriale e urbanistica per limitare l'esposizione a nuove costruzioni in aree ad alto rischio.
La gestione del rischio sismico in Italia richiede un approccio integrato, che combini azioni di prevenzione strutturale e non strutturale. La ricerca scientifica ha fornito strumenti avanzati per l'analisi del rischio e la progettazione di interventi efficaci, ma la vera sfida rimane l'implementazione su larga scala.
L'esperienza degli ultimi terremoti ha dimostrato che non si può attendere il prossimo evento catastrofico per intervenire. Una politica di prevenzione sismica ben strutturata e costantemente finanziata potrebbe ridurre significativamente il numero di vittime e i danni economici, garantendo una maggiore sicurezza per le generazioni future.
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