Calcestruzzo Armato | Architettura
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Il ripristino architettonico dei paramenti in calcestruzzo faccia a vista: lo UNITY TEMPLE di WRIGHT

Sebbene dopo neanche 30 anni dalla sua costruzione l'immobile cominciasse ad evidenziare fenomeni di degrado preoccupanti, è soltanto dagli anni Settanta che si è iniziato a programmare correttamente l’intervento per il ripristino e per la conservazione a lungo termine dell'opera.

Il caso dello UNITY TEMPLE di FRANK LLOYD WRIGHT a Oak Park (Illinois).

Memoria tratta dagli atti del III Congresso Internazionale CONCRETE2014, Termoli 25 e 26 settembre 2014


1. Introduzione


Al fine di inquadrare il presente contributo è opportuno soffermarsi sul rapporto che ha strettamente legato gli architetti del movimento moderno e il calcestruzzo armato. Ogni nuovo “linguaggio”, nel muovere i suoi primi passi, come è accaduto in molti altri periodi della storia dell’architettura, utilizza quei materiali che meglio ne sottolineano gli aspetti formali ed espressivi. Il calcestruzzo lasciato a vista, con la sua apparenza materica e la sua scarna essenzialità, ben si adatta al nuovo linguaggio che ha tra i suoi obiettivi fondamentali quello di “abbattere le vuote decorazioni del passato”. Queste sue caratteristiche, accanto alle capacità strutturali, rendono il calcestruzzo armato uno dei materiali privilegiati dagli architetti che si richiamano al movimento razionalista. In Europa è Le Corbusier che nel Padiglione svizzero della Cité Universitaire di Parigi, utilizza per la prima volta, nei grandi pilastri del piano terra, il calcestruzzo lasciato a vista, così come uscito dalle casseforme di legno, sfruttando l’impronta delle tavole per rendere la superficie maggiormente vibrante. Successivamente utilizzerà spesso questa tecnologia tanto da farla diventare un aspetto originale del suo linguaggio (in particolare le Unità di Abitazione, il noviziato dei domenicani La Tourette e Chandigarh dove il bèton brut, che darà il nome al movimento del Brutalismo, diviene anche espressione formale di alta qualità). Molti altri grandi maestri del movimento moderno utilizzeranno, contemporaneamente e successivamente a Le Corbusier, l’espressività del calcestruzzo per connotare le proprie opere. In particolare vanno ricordati Saarinnen (terminal della TWA all’aeroporto J. F. Kennedy, NY) e Louis Kahn (Salk Institute a la Jolla, California) che per la prima volta ricerca dal calcestruzzo a vista non più “la dignità di un volto con le rughe”, ma una perfezione geometrica e una superficie il più liscia possibile; inoltre i fori necessari all’irrigidimento delle casseforme vengono lasciati a vista e con l’introduzione di “bucature posticce” diventando l’unica decorazione geometrica delle facciate interne ed esterne. In Italia Pier Luigi Nervi prima sperimenta le potenzialità strutturali del materiale e successivamente anche quelle estetiche, adoperando cementi bianchi mescolati con inerti di marmo di Carrara, casseforme sperimentali per ottenere superfici sempre più lisce e lavorazioni superficiali ideali per far risaltare la bellezza del materiale (ad esempio le colonne a fungo della Grande Sala delle Audizioni in Vaticano martellinate con gli inerti bianchissimi in evidenza).
Oltre a Nervi, in Italia vanno ricordati Vittoriano Viganò (l’Istituto Marchiondi a Milano è il primo edificio brutalista italiano), i fiorentini Giovanni Michelucci (Chiesa dell’Immacolata Concezione della Vergine a Longarone), Leonardo Ricci (complesso residenziale di Sorgane a Firenze) e Leonardo Savioli (edificio per abitazione in via Piagentina a Firenze), che sperimentano al limite le potenzialità strutturali ed estetiche del conglomerato cementizio, e Carlo Scarpa che negli anni settanta utilizza il calcestruzzo faccia a vista come fosse realmente una pietra naturale accettandone incondizionatamente il processo di degrado provocato dal tempo (Tomba Brion a San Vito d’Altivole, TV). Anche il movimento decostruttivista negli anni ottanta impiegherà largamente questa tecnica-linguaggio: l’assunto di abbandonare i tradizionali piani verticali ed orizzontali, realizzando finestre non orientate secondo l’andamento dei piani di calpestio e creando spazi non più costretti nella tradizionale scatola parallelepipeda, trova un essenziale contributo nel calcestruzzo, che può essere plasmato in forme libere, condizionate solo dalla possibilità di realizzare le casseforme (ad esempio la caserma dei Vigili del Fuoco a Weil Am Rhein progettata da Zaha M. Hadid).
La chiesa Dives in Misericordiae a Roma progettata da Richard Mayer nel 2000 è un’ulteriore dimostrazione delle potenzialità plastiche ed estetiche del calcestruzzo faccia a vista, abbinate ad una sperimentazione e innovazione dei materiali impiegati e delle tecnologie costruttive; l’utilizzo di un “cemento ecologico mangia smog” che permette al paramento di rimanere candido nel tempo rappresenta ad oggi soltanto un esempio di una sperimentazione sempre in evoluzione.

2. I fenomeni di decadimento dell’architettura contemporanea

L’architettura moderna è stata condizionata in maniera rilevante dal contesto sociale, politico ed economico nel quale è nata e maturata e del quale ha risentito profondamente in termini di qualità tecnologica in senso stretto ed architettonica nel senso più ampio del termine.
È proprio in quegli anni che la tecnologia costruttiva del calcestruzzo armato raggiunge l’apice del suo successo: le antiche costruzioni vengono sistematicamente abbandonate a favore di un modello abitativo e costruttivo più sicuro e più funzionale1.
In questa rapida ascesa vanno però in parte rintracciate anche le ragioni della sua parziale sconfitta: una frenesia speculativa legata ad una eccessiva fiducia nella standardizzazione del processo costruttivo ha portato a disattendere la qualità e l’accuratezza dell’opera, riducendo drammaticamente le prestazioni e la durevolezza dei manufatti. Gravi situazioni di decadimento edilizio, infatti, contraddistinguono, a pochi decenni dalla loro costruzione, molte tra le grandi opere architettoniche del movimento moderno, ponendone in crisi i valori formali dell’immagine architettonica e, talvolta, la consistenza edilizia stessa.
A rendere più complessa e grave la situazione è il fatto che molte di queste opere non sono opportunamente tutelate e, di conseguenza, al decadimento fisico si è affiancata, negli anni, la leggerezza con cui sono stati applicati interventi di recupero, stravolgendone l’immagine originaria.
Buona parte dei difetti che caratterizzano parte dell’architettura del movimento moderno sono insiti proprio nel fatto di appartenere ad un periodo storico caratterizzato dall’irreversibile abbandono delle tecniche artigianali in favore dell’introduzione nel mondo della costruzione edile di materiali nuovi, dei processi industriali, e dalla espressa volontà di proporre innovazioni tecnologiche e modifiche strutturali con il preciso intento sperimentale di rifondare la tradizione costruttiva, in contrapposizione all’accademismo dell’architettura della fine del XIX secolo. Una discreta casistica di patologie ed alterazioni discende direttamente dalle stesse tecniche costruttive di questi edifici, che ne hanno radicalmente trasformato le logiche fondanti.
I tetti a falde inclinate hanno lasciato il posto a coperture piane, molto spesso non realizzate a regola d’arte, e quindi causa frequente di infiltrazioni di acque meteoriche, che hanno comportato gravi conseguenze sia per i paramenti che per le strutture. Le cornici, le gronde, i gocciolatoi, gli zoccoli, ossia tutto il repertorio di membrature aggettanti di eredità classica, sono stati aboliti dal linguaggio architettonico moderno, determinando degradanti colature e macchie sulle superfici di facciata. I volumi sono stati nella maggior parte dei casi rivestiti di bianco, mediante l’applicazione di nuovi intonaci, o la giustapposizione di lastre di materiale lapideo sottile, manifestando in entrambi i casi evidenti limiti prestazionali. I serramenti in metallo o in legno (quando non addirittura in calcestruzzo) di grandi dimensioni a sviluppo prevalentemente orizzontale sono stati in molti casi seriamente danneggiati da imbarcamenti e deformazioni e dal deterioramento dei meccanismi di apertura. Si sono poi presentati una serie di problemi legati all’introduzione negli edifici degli impianti e di tutto ciò che in generale costituisce il sistema di adduzione energetica, spesso caratterizzata dalla modestia nella scelta dei materiali, e dalla obsolescenza dei componenti, che ne ha ben presto compromesso le prestazioni.

3. Lo Unity Temple di Oak Park, Illinois (F. L. Wright)



Circa 30 anni prima che Le Corbusier utilizzasse il calcestruzzo faccia a vista nelle colonne del padiglione svizzero, negli Stati uniti, ai primi del Novecento, Frank Lloyd Wright sperimenta le potenzialità costruttive ed estetiche del nuovo materiale nella progettazione dello Unity Temple di Oak Park nell’Illinois. Per descrivere brevemente l’importanza che questo edificio ha all’interno del movimento moderno basta ricordare che lo Unity Temple è l’ultimo edificio pubblico superstite dal periodo “Prairie” di Wright, ed è, oltre che uno dei più importanti progetti pubblici della sua lunga carriera, la più antica struttura ad essere ancora nelle mani dei suoi proprietari originari e tuttora utilizzato per lo stesso scopo per cui è stato costruito.

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