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Il restauro delle Serre della Favorita di Valdagno e il progetto per un loro nuovo uso

Cosa rimane oggi di un grande modello industriale che ha reso famosa in tutto il mondo una piccola realtà laniera abbarbicata nelle valli dell’alto vicentino? Cosa possiamo fare per mantenere viva questa memoria senza limitarci alla sua museificazione? Il recupero delle Serre delle Favorita di Valdagno coglie questa sfida e progetta un nuovo uso proiettandole nel futuro prossimo sulla scia del loro passato tecnologico.

Perché restaurare l'architettura dimenticata?

Accingersi al restauro di un complesso abbandonato da svariati decenni impone la necessità di affrontare diverse riflessioni prima di procedere con la stesura di un progetto laborioso ed efficace.

La prima considerazione che siamo tenuti a fare riguarda l’esigenza del nostro intervento: perché agiamo? Quali migliorie possiamo apportare noi con il nostro intervento alla collettività chiamata a partecipare anche economicamente al nostro lavoro?

Per poter rispondere a queste domande è necessario fermarsi e mettere in atto una campagna di studi che coinvolga il manufatto, sia nella sua dimensione storica e funzionale, sia nel rapporto che questo ha saputo tessere con il suo contesto ed il motivo per il quale ad un certo punto esso è andato perduto, condannando l’edificio al suo oblio.

Fatta luce su tutte le dimensioni che gravitano attorno al manufatto, dalla storia alla tecnica delle costruzioni, dagli utilizzi al sentimento che lo connette al luogo con ricerche storiche, studi d’archivio, indagini orali, rilievi e studi materici, ci si trova davanti alla condizione obbligatoria di capire quale funzione potrà avere il complesso oggi e soprattutto domani, quali legami saprà ancora tessere con la collettività, la vera condizione necessaria ad un suo mantenimento vivo e proficuo.

Solo una volta unite tutte queste tessere sapremmo quale tipologia di restauro affrontare, perché sarà il nostro edificio a darci le risposte.

La storia del restauro ci ha insegnato con Giovannoni che esistono diverse tipologie di intervento: dal restauro di riparazione, cioè il consolidamento dell’edificio, ai restauri di ricomposizione, l’anastilosi, gli interventi che hanno una portata tecnica e che sono atti ad eliminare situazioni di dissesto nei monumenti.

Nel caso del complesso delle Serre della Favorita il progetto di restauro non necessiterà di liberare o rinnovare i manufatti, perché, sebbene molto del loro contesto sia andato perduto, l’integrità della materia è giunta fino a noi, malgrado le condizioni di degrado che l’affliggono siano serie e chiedano un intervento urgente. Il primo passo sarà il consolidamento di tutte le parti dissestate ed in seguito la ricomposizione dei frammenti quali gli elementi metallici e vetrati che necessitano la sostituzione. Il passo finale interesserà il progetto di riutilizzo che si orienterà verso l’inserimento di volumi trasparenti dialoganti con l’esistente, connessi alla ricerca di innovazione, matrice stessa del luogo, ed al contempo sconnessi all’esistente, grazie alla volontà di mantenerli il più possibile reversibili.

 

La Valdagno nuova: il progetto della Città Sociale

Siamo negli anni Trenta del Novecento, nel pieno fermento di un’industria tessile guidata da un giovane Gaetano Marzotto, a capo dell’omonimo Lanificio, che passerà alla storia per aver avviato un nuovo modello imprenditoriale basato sulla sua visione della Valdagno nuova: un programma di sviluppo sia dell’azienda che della dimensione urbana, con abitazioni, servizi scolastici, assistenziali e ricreativi per il nuovo inurbamento e per l’intera città.

Per rendere possibile questo progetto l’abile imprenditore impiega concetti e metodologie tipicamente industriali sia sulla scala urbana che su quella agricola, con l’adozione di tecniche moderne e all'avanguardia.

Il progetto si avvia nel 1929, dopo un’imponente azione immobiliare con l’acquisto di un’area di circa 54 ettari, e si divide in due rami: la Città Sociale, o Città dell’Armonia, e l’Azienda Agricola La Favorita.

 

Complesso delle Serre della Favorita Valdagno. Inquadramento
Veduta delle Serre della Favorita (credit: fotografo Tarcisio Fornasa , collezionista Loris Lorenzini, anni ’50 del 900) e planimetria di inquadramento delle Serre
(© Ongaro Alessandra)

 

L’intervento urbano sorge per dare risposte concrete ai bisogni di dirigenti e tecnici, impiegati ed operai con standard qualitativi e tecnici molto elevati e servizi assistenziali, culturali e sportivi per l’intera comunità.

L’Azienda Agricola, suddivisa tra aree coltivate a seminativo, frutteto e vigneto ed aree destinate all’allevamento e guidata da un perito specializzato, è anch’essa animata dalle stesse logiche industriali della massima efficienza del Lanificio per garantire una produzione adeguata.

Diversi sono i manufatti che sorgono all’interno del perimetro agricolo, come la Villa la Favorita, a firma dell’architetto Gio Ponti rimasta incompiuta, l’abitazione del perito, le strutture ad uso degli allevamenti ed il manufatto più moderno del complesso: Le Serre della Favorita.

Questa grande opera moderna in ferro, vetro e calcestruzzo armato rappresenta il volto dell’azienda custodendo nella serra grande le piante in vaso della famiglia Marzotto e delle villette dei dirigenti, realizzando nella cedraia la riproduzione di cedri, limoni ed aranci per la vendita nei mercati e per le mense degli operai, conservando i prodotti nella serra bassa e le attrezzature ed i vani tecnici in un piccolo edificio posto tra la serra grande e la cedraia. I quattro volumi, pur se probabilmente progettati in fasi diverse (il disegno del quartiere nel quale si legge l’ingombro delle serre è del 1928, il progetto della cedraia del 1931, della serra grande del 1933) sono realizzati entro il 1940 dalla mano di un giovane Francesco Bonfanti, progettista dell’intero complesso, che mantiene lo stesso livello di progettazione e la medesima qualità di realizzazione degli altri edifici della Città Sociale, con la volontà di comprendere ed uniformare il linguaggio architettonico dell’organismo produttivo.

 

Le caratteristiche tipologiche e strutturali delle Serre della Favorita di Valdagno

Serra grande, magazzino, cedraia, serra bassa sono le quattro costruzioni poste in sequenza, orientate a sud, differenti per funzione e tipologia costruttiva, che definiscono le Serre.

La Serra grande si sviluppa per 34 metri su una pianta rettangolare caratterizzata da due volumi semicilindrici, definiti esedre, con una struttura in ferro e vetro apribile sia in facciata che in copertura, dove, per garantire maggior sicurezza, i vetri sono retinati. Un sistema di serramenti doppi è la peculiarità della prima esedra che ospita un giardino orientale. Un tempo era allestita con piante esotiche e pesci che nuotavano nelle vasche, abbellite da una cascata riprodotta sulla parete rocciosa artificiale.

 

Complesso delle Serre della Favorita Valdagno. Assonometria
Assonometria delle Serre della Favorita. In sequenza: serra grande, magazzino, cedraia e serra bassa.
(© Ongaro Alessandra)

 

Il confronto con serre dell’epoca ha permesso di comprendere una tecnica di efficienza lavorativa trasportata dal Lanificio all’Azienda Agricola che consiste nell’allestire i vetri direttamente dall’esterno su dei profili laminati mercantili ad L o a T per permettere una sostituzione rapida in caso di rottura sia in facciata che in copertura grazie alla presenza di passerelle per lavorare in quota.

Esploso assonometrico del serramento tipo. A partire da destra si noti: stucco, composto da argilla, olio di lino e minio, vetro float, profili in ferro laminato mercantile a T ed a L sagomanti ad incastro. © Ongaro Alessandra

 

Essendo infatti l’ambiente organizzato per contenere molte piante di diverse dimensioni, un’eventuale manutenzione non poteva richiedere lo sgombero con conseguenti ammaloramenti delle specie vegetali ed allungamento dei tempi di riparazione.

 

Progetto delle Serre nella storia, tra principi di botanica e prefabbricazione industriale

Dalla metà del XVIII secolo la progettazione delle serre divenne una scienza, prima nel campo botanico con la realizzazione dei primi prototipi di serre (citiamo un esempio su tutti, il botanico John Claudius Loudon) e successivamente nello sviluppo di vere e proprie tecniche industriali per realizzare dal XIX secolo strutture metalliche innovative, grazie alla prefabbricazione e all’inserimento di elementi curvati (ed è qui doveroso ricordare Joseph Paxton) che permisero di progettare edifici più duraturi ed adatti ad ospitare specie arboree.

 

Le Serre della Favorita, quasi ad un secolo di distanza, ma ancora nel pieno di questa sperimentazione industriale, si contraddistinguono per l’uso dell’acciaio nei profili UNP saldati tra loro e nelle travi IPE, come riportano le diciture ancora oggi visibili dell’acciaieria ILVA PIOMBINO e AFL, acronimo di Acciaierie e Ferriere Lombarde. Oltre ad una struttura resistente e flessibile, che garantisce luminosità e la giusta ventilazione, le serre necessitano infine di poter essere riscaldate nelle notti dei rigidi inverni dell’alto vicentino ed infatti un sistema di tubi radianti a soffitto con i terminali a spirale metallica sono collegati ad una caldaia a basamento, dotata di un accumulo per l’acqua, alimentata a carbone, custodita nel vano interrato ed accessibile dal vano tecnico adiacente.

Oltre al perito agrario, una seconda figura si rivela di estrema importanza ed è colui che si occupa della gestione delle piante, dell’apertura e chiusura delle pareti vetrate, dei loro oscuramenti, del sistema di riscaldamento, dei malfunzionamenti ed è il custode. Assieme agli operai, egli può accedere all’Azienda Agricola dove ha il suo luogo di lavoro che si suddivide tra la Serra grande, il giardino antistante e la Cedraia con le Serre basse. Quest’ultimi due ambiti, grazie alla loro vocazione produttiva, sono ancor più legati alle logiche della produzione industriale e si delineano in due volumi.

Il primo, quello definito Cedraia, si sviluppa per 52 metri e si adatta al dislivello del terreno adagiandosi con tre terrazzamenti, caratterizzati da una successione di 12 portali in calcestruzzo armato che fungono da ossatura all’edificio e hanno probabilmente permesso una costruzione veloce e semplice, permettendo sin da subito la sua operatività. Sono tamponati in facciata ed in copertura da infissi metallici e vetri Float temperati (450 x 550 x 4 mm), riproponendo il sistema della Serra grande, mentre un muro in elevazione orientato a nord, senza aperture, fa da schiena alla struttura, così come a tutto il complesso. Dimensioni elevate della struttura portante contraddistinguono la Cedraia e si rivelano necessarie per poter garantire libertà di movimento agli operai e di crescita agli agrumi, garantendo il giusto apporto di luce e di calore grazie anche qui alla presenza di un sistema di riscaldamento del tutto simile a quello già descritto.

La Serra Bassa, infine, chiude questo sistema produttivo con lo stoccaggio dei prodotti, articolandosi anch’essa lungo la pendenza del terreno e perpendicolarmente rispetto alla Cedraia, permettendo così altresì una conclusione visiva del complesso.

 

Valdagno dopo la morte di Gaetano Marzotto

1972. Muore Gaetano Marzotto. L’impero economico da lui costruito gli sopravvive frazionandosi tra gli eredi, la Città Sociale è ormai parte integrante della città di Valdagno e le attività sorte al di fuori della provincia continuano a prosperare, ma l’Azienda Agricola, dopo alcuni decenni di gestione della famiglia, viene ceduta all’amministrazione comunale che vi inserisce nuove funzioni e nuovi assi viari. Nonostante ciò, le Serre sopravvivono a questa trasformazione, sebbene gran parte del contesto e delle loro relazioni con esso vengano meno. Il totale abbandono per oltre trent’anni ed il verificarsi di alcuni eventi calamitosi mettono in difficoltà le strutture. Se aggiungiamo a questo la nuova urbanizzazione che sorge negli spazi un tempo destinati a vigneti ed alla pollicultura, il complesso delle Serre diviene un margine, un vuoto urbano di cui si fa fatica ad immaginare un futuro e così, a distanza di quasi un secolo dalla loro costruzione, siamo qui oggi a progettare per loro un nuovo futuro.

 

Il progetto di riuso delle Serre della Favorita a Valdagno nuova

Compito di chi oggi assume l’incarico di prendersi cura di questi luoghi è quello di tramandarne la storia e lo spirito che li ha concepiti, ristabilendo un ordine secondo il quale si potrà nuovamente accedervi osservandoli in funzione come generatori di opportunità, nel modo in cui la loro vocazione li chiama ad essere. Il restauro diviene perciò il passo necessario all’avvio di questo cambiamento, che darà una nuova veste alle Serre.

La comprensione del grande piano di innovazione tecnologica voluto da Gaetano Marzotto ha permesso di concepire un progetto di rifunzionalizzazione che potesse essere il più possibile in linea con questa visione. Coniugando la tradizione tessile della città di Valdagno, che pone le sue radici nella dominazione veneziana e divenendo la vera e propria economia fondante della città dalla fine dell’ottocento con gli ingenti investimenti fatti dalla famiglia Marzotto, con lo spirito di rinnovamento che ha concretamente dato vita al progetto della Città Sociale e dell’Azienda Agricola nasce il progetto di riuso delle Serre: un laboratorio di studio e ricerca di materiali tessili che riducano l’impatto ambientale, secondo quanto richiesto dalle Direttive Europee.

Tradizione ed innovazione sono i concetti che ispirano questo progetto. Tradizione culturale e tradizione nel restauro conservativo che interviene con sostituzioni mirate laddove ve ne sia la reale necessità, lavorando con puliture, integrazioni e trattamenti protettivi, rispettando la materia senza richiedere alla struttura di farsi carico di istanze di comfort e sicurezza dettate dalla contemporaneità. Esse sono rimandate all’innovazione che trova luogo nei nuovi volumi trasparenti e più reversibili possibili inseriti all’interno delle Serre.

La Serra grande sarà chiamata ad ospitare le funzioni rappresentative ed amministrative della nuova attività, mantenendo l’esedra che ospitava il giardino tropicale come luogo di accoglienza per coloro che si recheranno negli uffici e nei luoghi di convivialità dei dipendenti. Il tratto distintivo sarà rappresentato dal vetro strutturale, materiale principe di questo intervento che, grazie alle sue caratteristiche, permetterà di progettare ambienti lavorativi autoportanti e tecnologicamente autonomi. Non vi saranno interazioni fisiche con la struttura delle Serre, eccezion fatta per l’attacco a terra che originariamente alternava terreno a mattonelle di cotto (che saranno mantenute nei percorsi esterni ai volumi vetrati) per perseguire la volontà di intervenire cercando di assicurare un buon grado di reversibilità secondo i dettami del restauro.

Complesso delle Serre della Favorita Valdagno. Particolare tecnologico del progetto di riuso
Assonometria con inserimento del nuovo volume in vetro strutturale all'interno della Serra grande.
(© Ongaro Alessandra)

 

Questo principio generatore proseguirà il suo cammino anche all’interno della Cedraia, dove, le diverse altezze dettate dai terrazzamenti non saranno un intralcio alla progettazione, bensì l’opportunità per diversificare gli interventi. I nuovi volumi inseriti rispetteranno le caratteristiche degli elementi introdotti nella Serra Grande, con l’impiego di pannelli di U-glass: materiale leggero, performante e che ben si adatta ad ospitare i laboratori di ricerca e sperimentazione. La Cedraia non rappresenterà solamente un insieme di laboratori, anzi il lato prettamente lavorativo sposerà le aree dedicate alla ricerca, nella biblioteca posta nel primo terrazzamento e nei piccoli spazi di studio protetti.

Complesso delle Serre della Favorita Valdagno. Sezione di progetto
Sezione della Cedraia. Da sinistra: nuovo volume in U-glass, permanenza storica della coltivazione di agrumi e biblioteca.
(© Ongaro Alessandra)

 

Infine, il benessere dei lavoratori avrà un luogo dedicato e sarà individuato nel terrazzamento destinato alla permeanza storica degli agrumi, luogo di piccole passeggiate, riposo ed incontri. Nella Cedraia coltivazione, tecnologia e storia proseguiranno in tal modo il loro percorso.

La Serra Bassa manterrà la sua funzione di stoccaggio, non più di sementi, ma di campioni e materiali tessili e l’area esterna, che rimane di pertinenza delle Serre, dedicata un tempo alla coltivazione, continuerà lo stesso percorso dedicandosi alle colture di canapa, ortiche, ginestre e qualsivoglia specie che si intenderà sperimentare.

 

Complesso delle Serre della Favorita Valdagno. Render di progetto
Rappresentazione grafica 3D dell’area relax per i dipendenti che valorizza la memoria storica della Cedraia
(© Ongaro Alessandra)

 

L’azione che ha mosso il progetto ha inteso sin dall’inizio creare una nuova opportunità per questi luoghi, cercando di non cristallizzarli in un dato tempo e luogo bensì cercando di far tesoro del loro passato per rilanciarli verso un futuro consapevole e autonomo.

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