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Il reale senso del “rischio sismico”…al di la del fiume di parole

Il tema della prevenzione del rischio sismico e, quindi, della sicurezza sismica degli edifici è ormai al centro dell’interesse della società e non più solo della comunità tecnica e scientifica.
L’attenzione dei media e di tutti i moderni mezzi di comunicazione è costante, come costante è la presenza di tecnici nelle tante occasioni offerte dalle reti televisive per divulgare immagini e notizie di eventi drammatici causati da terremoto.
 
Leggendo la stampa non specializzata, e/o, vedendo/sentendo le varie reti televisive e radiofoniche, se togliessimo il riferimento di luogo (Ischia) e data, davvero non troveremo differenze con gli eventi di un anno fa o con quelli degli anni passati.
 
Accanto a pochi contributi qualificati scorrono fiumi di parole, tanto inutili quanto ripetitive di scenari senza alcun conforto tecnico e scientifico.
Credo che non sia utile la spasmodica ricerca della "colpa" e del "colpevole", sempre sollecitata dai giornalisti, ovvero la sequela di disquisizione sui materiali “cattivi” e sulle loro scadenti proprietà meccaniche.
Credo anche, francamente, che sia poco utile la promozione di questa o quella categoria professionale come se questo potesse, di per se', dare un contributo alla soluzione di problemi di dimensioni davvero molto grandi.
 
Molto più semplicemente dovremo, una volta per tutte, prendere seriamente e responsabilmente atto della complessità del fenomeno sismico, delle relazioni tra questo e la natura della costruzione e del suo organismo resistente, e dare fino in fondo un senso concreto alla parole "rischio - controllo del rischio - prevenzione del rischio - che tutti dicono di conoscere ma che poi, in quel fiume impetuoso di parole in libertà, pochi declinano in modo appropriato.
 
Un sociologo tedesco recentemente scomparso, Ulrich Beck, diceva : il rischio richiede decisioni.
 
Non bisogna essere ingegneri, geologi, architetti, ecc. servono ingegneri, geologi, architetti ecc. esperti nelle questioni che riguardano il costruito in zone a rischio sismico, esperti, cioè, nell’assumere decisioni in condizioni di rischio.
Promuovere questa o quell'azione tecnica al solo scopo di promuovere una categoria professionale piuttosto che un'altra, non risolverà alcun problema.
 
Quando capiremo la complessità, la multidisciplinarietà, la necessità di approcci coordinati, avremo fatto un passo avanti concreto verso un approdo serio alla soluzione del problema. Invece di fare sterili "classifiche" sui materiali più idonei, che corrono il rischio di promuovere alcuni materiali in danno di altri (che so, il legno invece della muratura o del c.a), sarebbe meglio concentrarci su una seria politica della diagnosi e della conoscenza, che parta dagli elementi che più concretamente attengono alle questioni strutturali e che, solo successivamente, potrà essere implementato con tutti gli altri aspetti tecnici.
 
Anche su questo è necessario un salto di qualità ed una azione di responsabilità nei comportamenti delle rappresentanze professionali : l’aspetto strutturale assume in questo momento una centralità assoluta e deve essere il primo capitolo da scrivere; immaginare da subito un documento “omnibus” esteso a tutti gli aspetti della costruzione (catastali, impiantistici, ecc.) vuol dire aiutare,involontariamente, le lobby che a questa carta di identità del fabbricato si oppongono, più o meno apertamente.
Chiamiamolo fascicolo del fabbricato, o come ci pare, ma definiamo un processo semplice ed immediatamente attuabile che riguardi la costruzione nel suo complesso, che mai potrà riguardare, negli edifici condominiali, il singolo appartamento; certifichiamo nei modi più appropriati la prestazione di sicurezza della costruzione evitando qualsiasi forma di analogia con le attestazioni di prestazione energetica, divenute ormai un inutile appesantimento burocratico.
Almeno in una prima fase punterei sulla volontarietà e non su un obbligo indiscriminato, poco attuabile in tempi brevi, con lo scopo anche di promuovere un mercato di qualità in grado di premiare le offerte basate anche su una certificata prestazione strutturale.
L’evento di Ischia ha riportato alla ribalta anche il tema dell’abusivismo edilizio.
La prevenzione del rischio sismico ed una azione seria sul problema dell'abusivismo hanno in comune una necessità : la conoscenza delle prestazioni di sicurezza strutturale del costruito.
 
15,4 milioni di domande di sanatoria dal 1985 ad oggi; di questi, 5,3 milioni non hanno ancora ricevuto una risposta dalle Autorità preposte in termini di verifica della completezza delle documentazioni catastali, urbanistiche, statiche : tra questi casi ce ne sono molti che, sicuramente, rappresentano un rischio potenziale per gli occupanti e la collettività.
Di qui la necessità di rapide azioni conoscitive che certo non vogliono sovrapporsi alla demolizione, anche senza ricostruzione, in tutti quei casi in cui la “ferita” inferta all’ambiente dall’abuso non ammetta altri processi.
Un piano serio di indagini e di conoscenza che esalti la qualità di tecnici preparati e che sia lontano tanto dalla superficialità di alcuni approcci anche istituzionali, quanto dalla logica perversa che sta alla base degli affidamenti “modello CONSIP” per incarichi di vulnerabilità.
Non siamo all’anno zero : il decreto 65/17-SISMABONUS- rappresenta un modello serio, affidabile, semplice che, al di là della specifica certificazione di ammissibilità ad un bonus fiscale, rappresenta una via concretamente indirizzata verso conoscenza e prevenzione.
 
Tutto è migliorabile ed anche questo decreto potrà essere integrato e/o migliorato sulla base di studi e ricerche che, fortunatamente, non mancano nel panorama delle azioni dei Centri di Eccellenza, anche connessi alla Protezione Civile, e delle nostre Università; penso, per esempio, agli edifici industriali : ma il modello c’è e sarebbe bene che le Istituzioni, come sta facendo il CNI, e come stanno facendo alcune Università, lo pubblicizzassero al massimo e lo richiamassero sempre in ogni documento o atto che riguardi il tema della prevenzione dal rischio sismico.
 
Gli articoli che seguono trattano, concretamente, questi ed altri argomenti e, anche attraverso esempi concreti e casi di studio, ci consentono una rifiessione importante tra gli aspetti concettuali ed intuitivi della diagnosi, dell’analisi delle strutture esistenti e del progetto del rinforzo, la realtà dei cantieri, e le modellazioni numeriche, le analisi in campo non lineare, e tutte le elaborazioni anche molto sofisticate rese disponibili , oggi, ad una vasta platea di progettisti di strutture.
 
L’ interessante lettura di questi articoli ci darà la rappresentazione concreta della “complessità” e della assoluta necessità di risposte multidisciplinari : su questo terreno si gioca la partita della leadership professionale che, sempre di più, dovrà allontanarsi dalla teorica sicurezza dei “recinti” dei limiti di competenza, per addentrarsi nella strada in cui, competenze specialistiche, certificate, garantiscono, insieme, processi coordinati ed affidabili.
Competenza certificata e responsabilità, uniti alla consapevolezza che la prevenzione è un processo lungo con risultati che potranno non essere concretamente visibili per la generazione che ha avviato questo processo.
 
Alla politica chiediamo un impegno serio e mai sin qui assunto da nessuna classe politica : sottrarre i provvedimenti tecnici ed economici connessi al processo di prevenzione e di sicurezza delle costruzioni alle logiche dell’alternanza dei Governi, per indirizzarlo in una strada autonoma che possa procedere, indenne dagli esiti della competizione tra partiti, senza interruzioni per tutto il lungo tempo necessario allo scopo.