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Il progettista può impugnare il diniego di permesso di costruire?

Il permesso di costruire rappresenta un'autorizzazione edilizia fondamentale rilasciata dal Comune per realizzare nuove costruzioni o interventi significativi di ristrutturazione. Nonostante la sua importanza, il permesso non è un atto automaticamente concedibile e il Comune ha la facoltà di negarlo. Con la sentenza del Consiglio di Stato n. 3455/2024 si affronta un tema rilevante: il diritto del progettista di contestare un diniego di concessione edilizia.

Il permesso di costruire: che cos’è e norma

Il permesso di costruire non è un atto dovuto infatti non è un anomalia che il Comune possa negarlo. Naturalmente un diniego, come qualunque atto amministrativo che si ritenga ingiusto, può sempre essere impugnato. Nello specifico a presentare ricorso può essere sicuramente il committente ovvero il responsabile dei lavori perché soggetti destinatari del procedimento. Tuttavia, qualora si presuma vengano lesi anche gli interessi o i diritto del progettista, anche quest'ultimo può ritenere di intervenire in giudizio avverso l’amministrazione pubblica, chiedendo l'annullamento dell'atto e eventualmente il risarcimento di danni economici e di reputazione.

 

Ma che cos’è un permesso di costruire? Chi lo può richiedere?

Quando si parla di permesso di costruire si intende un’autorizzazione edilizia rilasciata dal Comune per eseguire una nuova costruzione o per realizzare interventi di notevole entità relativi alla ristrutturazione edilizia o urbanistica.
L’art. 10 del DPR 380/01 sottolinea quali siano i lavori per i quali si deve richiedere un permesso di costruire, in particolare “Costituiscono interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio e sono subordinati a permesso di costruire:

  • a) gli interventi di nuova costruzione;
  • b) gli interventi di ristrutturazione urbanistica;
  • c) gli interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, nei casi in cui comportino anche modifiche della volumetria complessiva degli edifici ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zone omogenee A, comportino mutamenti della destinazione d’uso, nonché gli interventi che comportino modificazioni della sagoma o della volumetria complessiva degli edifici o dei prospetti di immobili sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e, inoltre, gli interventi di ristrutturazione edilizia che comportino la demolizione e ricostruzione di edifici situati in aree tutelate ai sensi degli articoli 136, comma 1, lettera c) e d), e 142 del medesimo codice di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, o il ripristino di edifici, crollati o demoliti, situati nelle medesime aree, in entrambi i casi ove siano previste modifiche della sagoma o dei prospetti o del sedime o delle caratteristiche planivolumetriche e tipologiche dell’edificio preesistente oppure siano previsti incrementi di volumetria.”

Mentre l’art. 11 del DPR 380/01 chiarisce chi siano i soggetti autorizzati a chiederlo, infatti “Il permesso di costruire è rilasciato al proprietario dell’immobile o a chi abbia titolo per richiederlo. Il permesso di costruire è trasferibile, insieme all’immobile, ai successori o aventi causa. Esso non incide sulla titolarità della proprietà o di altri diritti reali relativi agli immobili realizzati per effetto del suo rilascio. è irrevocabile ed è oneroso ai sensi dell’articolo 16. Il rilascio del permesso di costruire non comporta limitazione dei diritti dei terzi.”

Un ulteriore interrogativo potrebbe nascere relativamente al rapporto permesso di costruzione-progettista, ossia un rifiuto dell’autorizzazione edilizia che possa danneggiare il prestigio professionale di un tecnico. In tali casi, osserviamo se è possibile per il progettista intervenire autonomamente per impugnare il diniego di concessione edilizia. Per rispondere a questo e altri interrogativi occorre consultare la sentenza del Consiglio di Stato n. 3455/2024 di seguito sintetizzata.

Il progettista e il diniego di costruzione: i chiarimenti

Il caso nasce dal rifiuto dell’autorizzazione edilizia per un progetto di un nuovo corpo di fabbrica, ma in tale vicenda la novità risiede nel fatto che il ricorso non è stato presentato dall'impresa, bensì dal progettista stesso.
Il Tar della Calabria aveva dichiarato inammissibile il ricorso per carenza di interesse, ma secondo il progettista, il diniego di concessione edilizia avrebbe leso il suo prestigio professionale, configurando quantomeno un interesse morale alla contestazione della decisione.

Il Consiglio di Stato dopo aver esaminato il caso ha confermato la decisione del TAR, affermando che “le conclusioni del giudice di primo grado si rivelano pienamente condivisibili dal momento che, per giurisprudenza piuttosto costante, non sussiste un interesse, neppure morale, in capo al professionista progettista all'impugnazione del diniego di concessione edilizia, richiesta da una impresa di costruzioni e respinta dal Comune, in quanto tale diniego incide sullo "ius aedificandi" e non sull'esercizio della professione del progettista né sulle sue qualità e il suo prestigio”.

Quindi il diniego di concessione edilizia incide esclusivamente sullo "ius aedificandi" e non sull'attività professionale del progettista. In particolare, il Collegio ha richiamato sentenze già consolidate le quali hanno sancito che “non sussiste un interesse, neppure morale, in capo al professionista progettista, all'impugnazione del diniego di concessione edilizia, richiesta da un terzo - nella specie, una società immobiliare - e respinta dal comune per errori di rappresentazione progettuale, in quanto tale diniego dispone dello "ius aedificandi" e non sull'esercizio della professione del progettista nè sulle sue qualità e il suo prestigio, che non possono reputarsi chiamate in causa da un rilievo tecnico operato dalla p.a. per scopi del tutto diversi -nella specie, per il perseguimento del corretto uso del territorio, tant'è che l'eventuale annullamento dell'atto produrrebbe effetti solo sulla sfera giuridica del concessionario e sulle sue facoltà inerenti all'edificazione, mentre nulla toglierebbe o aggiungerebbe alle doti professionali del progettista stesso -Consiglio Stato, sez. V, 05 marzo 2001, n. 1250)”.

Quindi il progettista non può autonomamente impugnare il diniego di un titolo abilitativo edilizio, trattandosi di un atto che riguarda esclusivamente la sfera giuridica del richiedente.
Il Consiglio di Stato ha rigettato l’appello
, confermando l’inammissibilità del ricorso per carenza di interesse legittimo.

Tale sentenza è estremamente importante poiché sottolinea che il diniego di permesso di costruire non può essere impugnato dal progettista, se non in circostanze eccezionali, e né che lo stesso leda il prestigio professionale dei tecnici incaricati.

 

LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO È SCARICABILE IN ALLEGATO.

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