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Il prezzo della sostenibilità - I liberi professionisti di fronte alla riforma previdenziale

I liberi professionisti di fronte alla riforma previdenziale

È dello scorso giugno l'intervento in Senato dell'allora Ministro Sacconi in cui si sentiva parlare di "gestione gracile, turbolenta e inappropriata” e paventare il pericolo che "i lavoratori dell'INPS debbano un giorno farsi carico del calo demografico di cui soffrono le casse di previdenza private", per finire con la catastrofica visione delle casse private "sull'orlo del fallimento"; fortunatamente il Ministro replicava che non si poteva parlare di "orlo del fallimento" quanto piuttosto di "prospettive preoccupanti", si proponeva comunque l'introduzione di un Authority che potesse occuparsi delle casse private in modo "più invasivo e contestuale" - si ricordi che già le casse privatizzate erano sottoposte al controllo di tre Ministeri vigilanti; è poi dello scorso dicembre la richiesta del neo-Ministro Fornero di dimostrare, da parte delle casse di previdenza private, la sostenibilità a 50 anni, dapprima entro il 30 marzo 2012, scadenza quindi prorogata al 30 giugno ed infine, allo stato attuale, al 30 settembre.
Ciò che preme sottolineare è la necessità di inquadrare i punti fondamentali di una riforma equa, che generi la sostenibilità del sistema ma anche della contribuzione del singolo, nel breve come nel lungo periodo, con occhio attento alla fisionomia del contribuente e alla sua possibile evoluzione nell'arco della vita lavorativa.
Concetto corretto e legittimo quello della sostenibilità della previdenza che è anzitutto garanzia per i contribuenti stessi, ciò che va valutato con oculatezza è come realizzare una previdenza sostenibile; dal punto di vista matematico, a meno di macroscopici errori di valutazione dell'aspettativa di vita media, un sistema contributivo puro - prendi ciò che hai versato - dovrebbe essere autosostentante per definizione; ma il sistema consente che si sostenti il professionista? Ossia, a fronte del suo reddito, il versato percentuale nel corso della carriera, debitamente rivalutato, generi un importo pensionistico da erogarsi che gli consenta una vita decorosa?
In merito alla rivalutazione il sistema INPS prevede la rivalutazione dei contributi versati in base al PIL; pare difficile che il PIL superi, nel nostro paese, in modo significativo il valore dell'inflazione, pertanto alla fine l'accumulato dal contribuente finirebbe per essergli restituito probabilmente anche in corrispettivo minore del versato; Inarcassa dal canto suo conta su un patrimonio di circa 6 miliardi euro, patrimonio che risulta variamente investito e che ha sempre prodotto, a parte momenti limitati di particolare crisi, una resa percentuale significativamente maggiore del PIL; pertanto, poiché il patrimonio è dei contribuenti e dagli stessi viene gestito, per lo meno una parametrazione alla resa degli investimenti parrebbe opportuna.
Volendo cogliere il tema in modo più completo va detto che, al di là del sistema di calcolo, molti sono i punti che concorrono a rendere la previdenza sostenibile o meno, non solo dal sistema ma dal libero professionista contribuente; in primis il reddito: analizzando i dati relativi agli iscritti Inarcassa si può verificare che il numero degli iscritti è in aumento, seppur con trend calante, mentre è il reddito ad essere in calo; si stima inoltre che a fronte di circa 160.000 iscritti 40.000 siano ravvisabili come "P. IVA monocliente".
Domandiamoci il perché di questa prassi indubbiamente discutibile quando maschera dietro alla “collaborazione a P.IVA” un rapporto di para-dipendente senza diritti e magari anche sottopagata; non dovremmo forse auspicare, anziché di essere esclusi come professionisti intellettuali dal campo di applicazione del Capo I del titolo VII del D. Lgs. n. 276/2003, facendoci vanto del nostro essere "piccole realtà" che abbisognano di mezzucci per tirare avanti, misure che ci mettano nelle condizioni di poter crescere in dimensione delle strutture e allora sì di associare un maggior numero di colleghi e di assumerne altri?
Domandiamoci perché, se anche fosse possibile versare un'aliquota volontaria maggiore alla nostra cassa di previdenza nei momenti in cui ci è consentito dal nostro reddito e dalla nostra posizione personale, questa sarebbe tassata maggiormente rispetto ad un versamento ad un qualsiasi fondo pensione?
Domandiamoci perché e che effetto ha il fatto che l'età media di iscrizione ad Inarcassa sia di 31 anni quando l'età media di laurea in ingegneria è 26, sulla pensione futura del novello iscritto? Pensiamo all'interesse su quei cinque anni portato al momento della pensione, non è poco.
Domandiamoci che effetto fa sommare tutto questo nell'arco di una carriera con i ribassi sconsiderati che, da sciagurati, continuiamo ad offrire perché "intanto prendiamo l'incarico"?
Questo resta il nodo fondamentale, il legislatore che formula richieste di riforma, legittime ed anche auspicate, anche se non completamente condivise nei contenuti, conosce la realtà che va a riformare? Quali problematiche a catena si innescano a partire da una riforma previdenziale che nasce con una ratio ineccepibile: la sostenibilità, ma che va accompagnata da azioni che consentano al contribuente di "sostenere la sostenibilità".
Massimi ribassi, pressione fiscale, modalità di tassazione, entrata nel mondo del lavoro ritardata, passaggio ad un sistema pensionistico contributivo sono elementi che sommati nello stesso istante vanno a deprimere la possibilità del libero professionista di produrre un reddito e conseguentemente ancor più una previdenza decorosa: senza reddito non c'è previdenza che regga.
Perché non ci sorga il sospetto che l'intento di tante corrette ratio (libera concorrenza, qualità della prestazione professionale, sostenibilità ecc) nascondano in realtà un disegno, conscio o inconscio, che vuole portare alla fine della libera professione ed alla sparizione delle Casse di previdenza private è a tutti gli aspetti sopradescritti che dobbiamo dare risposta, perché la riforma previdenziale e ancor di più quella delle professioni e del lavoro siano davvero occasione di sviluppo per il paese.