Il parere del CONSUP sulle pavimentazioni industriali: una svolta l'intera filiera del calcestruzzo
Alcune considerazioni dopo la pubblicazione del parere del Consiglio Superiore dei LLPP.
In piena estate, l'otto di Agosto, il Presidente del Consiglio Superiore dei LLPP Donato Carlea ha firmato il parere riguardante il riconoscimento o meno della funzione strutturale delle pavimentazioni industriali, e di conseguenza quali norme debbano essere applicate e quali le specifiche competenze.
La risposta è articolata.
Si tratta innanzitutto il tema dell'applicazione del Requisito 1 Allegato I del Regolamento (UE) n. 305/2011. Di fatto, ogni qualvolta la Pavimentazione Industriale viene coinvolta su problematiche che possano comportare un problema di sicurezza delle persone (presenza di scaffalature, macchinari e impianti, collegamento con fondazione o altri elementi strutturali, ...) devono essere considerate strutture e quindi progettate e controllate da un professionista abilitato.
Questo significa che ci dovrà essere un progetto firmato, e una direzione lavori incaricata dei controlli, dovranno esserci i prelievi sui calcestruzzi e sui ferri impiegati per i controlli di accettazione, e questo porterà inevitabilmente a un cambio dei profili di responsabilità
Ma questo parere che efficacia avrà ?
Il parere non introduce nessuna nuova norma ma interpreta semplicemente le norme esistenti.
La norma principale a cui si fa riferimento è il Requisito 1 Allegato I del Regolamento (UE) n. 305/2011.
Ricordiamo che il requisito 1 riguarda la "Resistenza meccanica e stabilità" e si prevede che "Le opere di costruzione devono essere concepite e realizzate in modo che i carichi cui possono essere sottoposti durante la realizzazione e l'uso non provochino: a) il crollo, totale o parziale, della costruzione; b) gravi ed inammissibili deformazioni; c) danni ad altre parti delle opere di costruzione, o a impianti principali o accessori, in seguito a una grave deformazione degli elementi portanti; d) danni accidentali sproporzionati alla causa che li ha provocati."
Quindi il parere di fatto si riferisce a tutte le pavimentazioni realizzate negli ultimi 8 anni.
In caso di contenzioso, in mancanza del progetto e della direzione lavori, il committente dovrà di fatto assumersi la responsabilità di spiegare perchè ha ritenuto la pavimentazione non strutturale e quindi non ha affidato l'incarico a un progettista e non haprevisto una direzione lavori. Da un punto di vista di normativa amministrativa fino allo sbloccacantieri per le pavimentazioni industriali strutturali si sarebbe dovuto chiedere l'autorizzazione antisismica (con lo sbloccacantieri vista la natura dell'opera e la sua complessità si dovrebbe rientrare nel caso in cui l'autorizzazione non è richiesta). Per quanto riguarda invece i criteri tecnico/prestazionali si sarebbe dovuto applicare le norme tecniche in vigore nello specifico periodo. Oggi quindi le pavimentazioni industriali che rientrano nel campo delle strutture devono rispettare i requisiti delle NTC 2018.
Il parere rappresenta quindi un cambiamento epocale, e non solo per il settore, ma per l'intera filiera.
Le pavimentazioni industriali rappresentano un'applicazione che "usa" oggi circa il 15% del calcestruzzo preconfezionato prodotto in Italia, quindi più o meno 4/5 milioni di metri cubi di calcestruzzo. Se ipotizziamo che il parere del Consiglio Superiore possa riguardare circa il 50% del mercato dei pavimenti, questo significa che circa 2 milioni/2 milioni e mezzo di metri cubi di calcestruzzo passeranno da un mercato praticamente senza controllo a uno regolamentato, portando a un aumento sia dei volumi (si presume un aumento degli spessori del 10%) dei dosaggi di cemento e additivi per un aumento delle Resistenze Caratteristiche richieste (in media del 15%), delle armature, con un maggior uso probabilmente di fibre (ma si dovranno risolvere alcuni problemi delle Linee Guida del CONSUP sugli FRC). Inoltre ci sarà un aumento dei controlli (e quindi dei costi relativi).
Riprenderò di seguito il parere e poi porrò alcune mie considerazioni.
Il Parere del Consiglio Superiore dei LLPP al quesito sull'applicazione delle norme tecniche alle pavimentazioni in calcestruzzo, anche ad uso industriale
A seguito dell'uscita delle NTC 2018 e della relativa Circolare, CONPAVIPER - l'Associazione che rappresenta il settore dei Pavimenti Industriali - aveva posto al Consiglio Superiore dei LLPP alcuni quesiti con l'obiettivo di avere un parere formale su:
- quando una Pavimentazione Industriale debba considerarsi Strutturale, e quindi vi sia l'obbligo che il Progettista sia chiamato doverosamente ad una specifica calcolazione, modellazione e verifica della struttura;
- quale valenza abbia il documento DT 211 “Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione ed il controllo delle pavimentazioni di calcestruzzo” del CNR;
- quali ripercussioni sull'uso di calcestruzzo fibrorinforzato
L'obiettivo era quello di fare chiarezza al fine di impedire che una errata interpretazione delle NTC e della Circolare potesse portare a situazioni di legalità.
Il giorno 8 agosto 2019, il Consiglio Superiore dei LLPP, che ricordiamo è la massima autorità dello Stato in materia normativa, ha inviato il parere a CONPAVIPER, il cui testo è leggibile a questo LINK.
PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI: TRE DIVERSE CASISTICHE
Il CONSIGLIO SUPERIORE nel parere identifica tre diverse casistiche:
a) le pavimentazioni svolgono una funzione strutturale, quando, in caso di “fallimento” per cedimento strutturale o eccessive deformazioni, possono rappresentare un pericolo per la pubblica incolumità ovvero determinare la perdita del requisito base della sicurezza meccanica e stabilità (così come definito all’Allegato I del Regolamento (UE) n. 305/2011); inoltre, diversi possono essere i casi in cui la pavimentazione assume una funzione portante atta a sostenere tutti i carichi di entità rilevante (peso proprio, carichi accidentali, azioni esterne, carichi dinamici) gravanti sulle stesse e provenienti, ad esempio, da scaffalature industriali di rilevanti dimensioni, macchine complesse o gru, automezzi pesanti etc.;
b) le pavimentazioni sono connesse alle strutture di elevazione e/o di fondazione, costituendone il collegamento o comunque interagendo con esse.
c) le pavimentazioni non svolgono alcuna delle possibili funzioni strutturali inquadrabili nei casi a) e b), esse sono sostanzialmente indipendenti ed il loro danneggiamento non causa alcun danno “strutturale”. E’ questo, fra gli altri, il caso delle pavimentazioni che svolgono funzione di “finitura” dell’opera, quali ad esempio il completamento di opere di tipo “stradale”, non potendo così essere ricomprese tra le “strutture” trattate dalle richiamate Norme Tecniche per le Costruzioni.
Tutte le pavimentazioni industriali ascrivibili ai casi a) e b) rientrano nel campo di applicazione delle leggi e delle norme tecniche che regolano le costruzioni, nonché delle relative procedure tecnico-amministrative (ivi comprese quelle previste dalle LL. n.1086/71, n.64/74, dal DPR n.380/01 e, quindi, dal DM 17.01.2018).
Quindi, qualora le pavimentazioni svolgano funzione “strutturale” nel senso precedentemente chiarito, come ogni altra opera che svolga analoga funzione:
- sia progettata da un professionista abilitato, il quale stabilisca le caratteristiche dei materiali da utilizzare e ne verifichi la stabilità;
- sia opportunamente diretta nella esecuzione;
- ed infine sia soggetta ai necessari controlli, in corso d’opera e finali.
Il tema delle scaffalature
Il parere del Consiglio Superiore dei LLP precisa che "le pavimentazioni svolgono una funzione strutturale ... casi in cui la pavimentazione assume una funzione portante atta a sostenere tutti i carichi di entità rilevante (peso proprio, carichi accidentali, azioni esterne, carichi dinamici) gravanti sulle stesse e provenienti, ad esempio, da scaffalature industriali di rilevanti dimensioni, macchine complesse o gru, automezzi pesanti etc ...".
In queste definizioni vi sono giustamente delle "incertezze normative" che devono essere valutate dal progettista, come per esempio se le scaffalature industriali sono di rilevanti dimensioni o meno. Perchè una scaffalatura può essere di rilevante dimensione anche se sono alte solo un paio di metri ma poi possono essere soggette a carichi eccentrici, ... E il requisito 1 non pensa sono al crollo della scaffalatura, ma anche alla caduta di carichi da esse a causa, per esempio, di una mancata planarità della pavimentazione. Inoltre, in zona sismica, la pavimentazione non avrà l'onere di resistere solo al carico concentrato di "pressione", ma anche a "strappo", in grado di resistere allle azioni derivanti dall'oscillazione della scaffalatura in caso di sisma. E' quindi corretto che sia il progettista a dover comprendere o meno se vi sono problemi che possano comportare la necessità di una progettazione o meno.
Sul tema delle scaffalature va ricordato anche che il CONSUP sta predisponendo le "LINEE GUIDA PER LA PROGETTAZIONE, ESECUZIONE, VERIFICA E MESSA IN SICUREZZA DELLE SCAFFALATURE METALLICHE", documento che quindi sarà molto utile per queste interpretazioni normative.
Nella versione attuale della bozza del documento si afferma che "Rimane comunque responsabilità del Progettista la definizione delle configurazioni di carico significative nei confronti della risposta statica e sismica della scaffalatura, in funzione delle caratteristiche specifiche di funzionamento logistico del magazzino. L’analisi strutturale delle scaffalature tiene conto dell’effettiva posizione delle unità di carico, e delle eventuali eccentricità, ove significative. Il rischio di caduta delle unità di carico in presenza di azioni sismiche deve essere sempre verificato; l’esito della verifica dovrà essere comunicato alla Committenza. I possibili effetti dovuti a un eventuale impatto dell’unità di carico sulla scaffalatura a seguito di una caduta dall’alto devono essere adeguatamente considerati."
IL VALORE DELLA DT 211 DEL CNR
Il Documento costituisce solo una indicazione operativa circa i documenti utilizzabili a supporto di quanto non specificamente trattato dalle Norme tecniche
CALCESTRUZZI FIBRORINFORZATI nei PAVIMENTI INDUSTRIALI
Quando le pavimentazioni industriali sono da considerarsi strutture (nei casi indicati ai precedenti punti a) e b)) e qualora si impieghino calcestruzzi fibrorinforzati:
questi devono essere opportunamente qualificati ai sensi di quanto previsto al §11.1 delle NTC, secondo le procedure indicate dalle Linee guida per l’identificazione, la qualificazione ed il controllo di calcestruzzi fibrorinforzati;
quando le fibre non svolgono alcuna funzione strutturale ai fini della resistenza meccanica e stabilità, e non se ne tiene quindi conto in fase progettuale, i calcestruzzi fibrorinforzati nei quali tali fibre sono impiegate non sono soggetti alle procedure di cui alle Linee Guida sopra richiamate.
COMMENTO FINALE
Il cambiamento di quanto qui descritto non avverrà in un'istante.
Innanzitutto perchè molti incarichi nascono da Committenti privati, che non sempre sono a conoscenza di queste problematiche, e che si avvalgono di professionisti che ci metteranno comunque un po' a recepire culturalmente questo parere. Poi perchè l'intera filiera - dalle imprese generali di costruzione, alle imprese specializzate nell'applicazione, i fornitori, i tecnici - dovrà abituarsi a un nuovo approccio che aumenta i vincoli di ogni parte e comporta anche dei cambiamenti del mercato non solo della costruzione ma anche immobiliare.
Ci vorrà tempo, forse qualche sentezza pesante in qualche contenzioso.
Oggi un Pavimento Industriale viene spesso inteso, come dice l'amico Silvio Cocco, "come un battuto in cemento", buono per ogni applicazione. Si realizza spesso la pavimentazione a prescindere da quella che sarà la destinazione finale dell'area. I capannoni si vendono senza indicare quale possa essere la classe d'uso del pavimento (vedi CNR DT 211). Questo ha portato a un mercato al ribasso, dei prezzi, delle competenze, della qualità.
Considerato che la decisione se questa pavimentazione industriale dovrà essere considerata una struttura o meno dipende anche dai carichi che verranno applicati si arriverà prima o poi a un mercato in cui chi acquista dovrà - per evitare responsabilità penali - chiedere le caratteristiche prestazionali della pavimentazioni. Ricordiamoci che il testo unico della sicurezza dei lavoratori richiede che il luogo di lavoro sia sicuro, anche da un punto di vista strutturale. Quindi l'imprenditore che intende montare delle scaffalature su una pavimentazione dovrà verificare la capacità dellla stessa opera di rispondere ai requisiti previsti. Questo porterà chi costruisce i capannoni, a valutare se realizzare pavimentazioni con prestazioni in grado di rispondere ad ogni esigenza di mercato. E questo porterà a una crescita della domanda in termini qualitativi e quindi anche dell'offerta.
Se la filiera saprà cogliere questo parere in modo corretto i maggiori oneri derivanti rappresenteranno una opportunità, e forse un esempio, su come poter dare importanza a valori come la competenza, l'esperienza, la professionalità, l'innovazione.
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