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Il nuovo ponte sul Polcevera: la sconfitta acclarata della burocrazia

Riflessioni dell'architetto Nicola Valente, Presidente dell'Ordine di Siena, sulle tempistiche del ponte di Genova e sul ruolo della burocrazia nella gestione delle opere pubbliche

Lo scorso 28 aprile abbiamo assistito al varo strutturale dell'ultima campata del nuovo Ponte di Genova. Un risultato che ha destato molto ottimismo ma che non pò non far nascere riflessioni su come sia stato possibile realizzare un'opera cosi importante in cosi poco tempo. Tra le varie riflessioni riportiamo quella del Presidente degli Architetti di Siena, Nicola Valente, che pone l'attenzione sul ruolo della burocrazia che oggi regola di fatto le tempistiche di tutte opere, da quelle piccole a quelle grandi e che nella pratica frena la possibilità di lavorare bene e veloce.

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Credit foto: INGENIO

Dopo poco più di 50 anni dall’inaugurazione del Ponte Morandi (1967), e a seguito del crollo del 2018, pochi giorni fa abbiamo assistito ad una nuova inaugurazione: quella dell’ultima campata del nuovo viadotto progettato da Renzo Piano.

Già in queste poche righe risultano esserci una serie di contraddizioni che evidenziano ancora una volta che il sistema burocratico italiano non funziona.

Mi spiego meglio. Già al tempo del crollo che ha provocato 43 morti scrissi un articolo sul come sono effettuate le manutenzioni e sulla loro non convenienza politica, e dopo pochi mesi ci troviamo di fronte ad una ricostruzione in tempi record, cosa abbastanza rara in Italia.

Come realizzare un opera in tempi record?

Qualcuno si potrebbe chiedere come mai si riesce a progettare, realizzare, e inaugurare in tempi record una infrastruttura così importante e complessa; la risposta è semplice e banale: basta NON applicare le leggi vigenti.

Il corretto iter per la progettazione di una infrastruttura pubblica così importante in termini economici avrebbe dovuto prevedere le seguenti fasi, così come previsto dalle attuali norme: concorso di progettazione, verifiche di tutte le compatibilità paesaggistiche e non, conferenza di servizi, autorizzazioni di tutti gli enti statali coinvolti, appalto pubblico, assegnazione, inizio lavori... Ho semplificato le varie fasi perche su ognuna ci sono tante di quelle complessità che non oso approfondire; esempio su tutti i ricorsi e i cavilli burocratici che possono bloccare il proseguo ad una fase successiva. 

Ebbene per il nuovo Ponte di Genova, tutto questo non è avvenuto e ci siamo trovati ad avere un bellissimo progetto preparato in pochissimi giorni, la nomina di un commissario con pieni poteri, l’assegnazione alle ditte esecutrici e un finanziamento subito sbloccato dal governo. Si dice addirittura che l’impresa esecutrice sia stata pagata in anticipo; tutto questo in nome e per conto dell’emergenza dichiarata.

Operare in emergenza ha consentito tutto questo

Nessuno ha messo in discussione la possibilità di avere un progetto migliore con un regolare concorso di progettazione; nessuno ha criticato l’importo dei lavori che probabilmente con una comparazione di più offerte forse sarebbe potuta essere inferiore; nessuno ha obiettato sull’affidamento dei lavori. Tutto fatto in nome dell’emergenza e della fretta di concludere l’opera nel più breve tempo possibile.

Tutto questo è avvenuto da parte dello Stato che, in contrapposizione alle stesse leggi che lo Stato ha emanato (vale su tutti la legge sugli appalti), ha implicitamente dichiarato che non si possono applicare e quindi ha preferito procedere con assegnazioni specifiche: scelta del progetto, scelta dell’impresa esecutrice, e via dicendo.

Ricordo che la stessa procedura è avvenuta in tutte le emergenze che il nostro Paese ha subito; pensiamo al terremoto dell’Aquila dove anche le istituzioni statali, quali la Soprintendenza, sono state estromesse dalla ricostruzione e l’intera emergenza è stata gestita da un commissario nominato dal Governo. La magistratura ha poi verificato che non tutto è andato per il verso giusto…ma quella è un’altra storia.

Ebbene mi chiedo se per fare le cose come dovrebbero essere fatte sia necessario eludere le attuali leggi e dare pieni poteri ad un commissario che prende le decisioni senza seguire le normali procedure previste dalle attuali normative. 

Penso ci sia qualcosa che non va

Noi tecnici nei nostri lavori ordinari di poche migliaia di euro di importo lavori dobbiamo sottostare a tutta una serie di procedure e verifiche: autorizzazioni, pareri usl, genio civile, requisiti acustici, requisiti termici, interpretazioni di norme edilizie che si contraddicono e che variano da Comune a Comune, cavilli, compatibilità paesaggistiche, idrauliche, VAS,….. con grandi responsabilità civili e penali per chi sottoscrive tutto questo; poi quando si tratta di operare nell’emergenza si può eludere tutto. 

Ritengo che il legislatore debba necessariamente fare alcune riflessioni in proposito e approfittare di questa emergenza che tutta Italia sta vivendo per cercare di semplificare le cose; 

semplificare non significa omettere ma consentire agli operatori del settore di operare nel modo corretto, con la certezza delle norme e con i tempi giusti. 

Sarebbe il momento giusto per resettare tutto, ripartire da zero e approfittare dei grandi mezzi che la tecnologia ci offre per elaborare nuove e più efficaci procedure come ad esempio un unico portale a livello regionale per l’elaborazione delle pratiche edilizie. 

Ecco dimostrata l’assoluta inutilità di tante norme che in nome di una burocrazia che deve soddisfare i bisogni non sempre necessari di tanti enti non riesce a concretizzare i bisogni di un Paese che per poter migliorare le proprie infrastrutture deve necessariamente eludere le proprie leggi.

Chissa’ cosa penserebbe Socrate che per non disubbidire alle leggi dello Stato si fece uccidere bevendo la cicuta...

 

 

Nicola Valente

Architetto - Cultore della materia in Statica delle Costruzioni all’Università di Firenze - Presidente Ordine Architetti di Siena

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