Tratto dal blog Autodesk “dal BIM in poi” – autore: Ilaria Lagazio
Vi siete mai chiesti come percepiscono le tecnologie le nuove generazioni? Vi siete mai chiesti quale sarà il mondo che dovranno affrontare i “nativi digitali”?
Le nuove tecnologie stanno traghettando la società in un mondo completamente diverso da quello che conosciamo.
L’Internet of Things (IoT), la robotica, la stampa 3D, l’industrializzazione del cantiere, il cloud, il Big Data, il concetto stesso di connettività costante, stanno dipingendo un futuro molto distante dal presente.
In gergo si parla di “disruption point”, momento di discontinuità: discontinuità dal passato, dal modo di agire, di relazionarci, di lavorare.
Può essere sconcertante e come ho anticipato in un post precedente, oggi non siamo “formati” per prendere parte a questo modello. Tuttavia è molto probabile che non avremo un’alternativa, perchè la sostenibilità passa necessariamente per la tecnologia. Anche se paradossalmente decidessimo di tornare al passato, l’incremento demografico a partire dalla Rivoluzione Industriale è stato tale che, pur riducendo i bisogni, le risorse non sarebbero disponibili.
Ecco perchè sono fermamente convinta che dovremo muoverci verso la sostenibilità in senso ampio: non solo energie green, ma anche riduzione dei tempi, ottimizzazione delle risorse, ottimizzazione spinta della fase concettuale del progetto, riduzione degli spostamenti fisici sul luogo di lavoro e incentivazione della collaborazione a distanza, ovunque sia possibile.
Tutti i prodotti Autodesk si stanno evolvendo in questa direzione e noi tecnici abbiamo il compito di formare i nostri clienti (tecnici a loro volta) ad utilizzarle; ma chi formerà il resto della società, non direttamente collegata ai “prodotti”?
In diverse occasioni ho considerato come la divulgazione delle nuove tecnologie in senso più ampio dovrebbe essere percepita come una responsabilità indiscutibile di tutti i tecnici del settore, in quanto esse avranno successo solamente se avranno ricadute positive sulla società.
Così ho pensato di agire in anticipo. Ho trascorso una giornata in una scuola elementare, l’Istituto Compensivo Martiri della Benedicta di Serravalle Scrivia, che ringrazio per avermi concesso di sperimentare un format che ho ideato appositamente per i più piccoli, trasferendo in modo semplice gli stessi concetti che normalmente raccontiamo ai professionisti.
Le tematiche trattate sono state 3.
L’era della connessione: ovvero cosa significa concretamente connettersi al web, col pc e con tutti gli oggetti “smart” per spiegare in modo semplice l”‘Internet delle Cose”.
La tematica dei social network è invece servita per introdurre come l’utilizzo delle tecnologie possa portare conseguenze positive e negative a seconda dell’utilizzo. Infine un capitolo di estremo interesse è risultato “cosa farò da grande”, che mi ha permesso di spiegare l’evoluzione del mondo del lavoro legato alla robotica, all’uso dei droni, alla stampa 3D applicata a tutti i settori.
Come tutti i genitori sanno, i nativi digitali sanno usare molto bene moltissime tecnologie e per loro sono molto più “naturali” che per noi adulti.
Di fatto le tecnologie sono molto “semplici” se le si affronta con una mentalità aperta: il modo stesso di ragionare della intelligenza artificiale è estremamente simile al modo in cui ragioniamo noi umani, molto più simile di qualunque altra macchina che nel tempo noi adulti abbiamo imparato ad utilizzare.
Gli algoritmi in ambiente cloud, come ad esempio “
Fractal” che hanno la capacità di analizzare in parallelo una innumerevole possibilità di alternative, ragionano infatti in modo molto simile a quello che facciamo quotidianamente prendendo qualsiasi decisione e valutando pro e contro di ciascuna in maniera parallela e non sequenziale!
Ma anche le forme fisiche ottenute da un algoritmo di autogenerazione, permettetemi di dire sono evidentemente più simili alle forme che ci offre la natura rispetto alla produzione umana come l’abbiamo conosciuta fino ad ora, proprio perchè la natura persegue le stesse logiche di ottimizzazione, leggerezza, economicità, ovvero, alla base c’è lo stesso tipo di algoritmo!
Il linguaggio delle icone, così simile ai linguaggi del passato, così più vicino agli ideogrammi che non alla “parola”, diventa immediato per i nativi digitali, la cui intelligenza diventerà sempre più reattiva alle immagini rispetto alla nostra che è stata diversamente “formata”.
Lo sperimento quotidianamente col concetto di BIM. Più l’utente è “anziano” più fatica a visualizzare un progetto in 3D. Questo fatto è paradossale, se ci pensiamo: noi viviamo in 3D, e solo attraverso anni di studio abbiamo imparato a rappresentare proiezioni ortogonali, piante e sezioni!
Per questo ne deduco che il mondo, nelle mani dei nostri figli, sarà in buone mani. Stiamo consegnando loro una situazione difficile, ma anche degli ottimi tools per sistemarla e loro hanno le carte in regola per farlo.
Cosa manca allora? Personalmente, penso, la capacità di indirizzarli, di renderli consapevoli di quello che hanno tra le mani. Molti “nativi digitali” sono lasciati da soli di fronte alle tecnologie, ad altri sono totalmente proibite. Solo pochi sono realmente “accompagnati”.
E’ quello che ho tentato di fare col mio piccolo “corso per nativi digitali” dove anche io ho imparato qualcosa, che tutti i genitori dovrebbero sapere e di cui non mi ero resa completamente conto. La maggior parte dei nostri figli sa benissimo cosa sono i social network, come funziona youtube e come si gestisce uno smart TV.
Quello che non sanno è cosa ci sta dietro: non hanno la minima idea di cosa concretamente significhi condividere un’immagine che potenzialmente chiunque potrà vedere e che potenzialmente potrebbe non essere più removibile. Non si sono mai posti la domanda di quanto sarà opportuno ritrovarla lì tra dieci, venti, trent’anni. Questo concetto è stato per loro, dai più piccoli ai più grandi, a dir poco sorprendente, se non spaventoso.
Un altro capitolo che ha riscosso molto successo sono stati ovviamente i lavori del futuro. E’ stato facile vederli immaginare se stessi alle prese con un robot o con un drone come valida alternativa ad un mestiere tradizionale. E questo ci dà fiducia: il futuro che a volte spaventa noi adulti, per loro non è altro che una affascinante possibilità.