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Il futuro della progettazione e della validazione delle pratiche antincendio con metodologia BIM

Con l’avvio del progetto BIM-FDC (Fire Digital Check) si è aperta la strada per costruire uno standard di progettazione e validazione nazionale dei procedimenti di prevenzione incendi utilizzando la metodologia BIM. Come è nato questo progetto? Quali sono i suoi vantaggi? Avremo più progetti di qualità e maggior sicurezza delle opere? Abbiamo rivolto queste e altre domande a tre tecnici che hanno preso parte al tavolo di lavoro del progetto BIM-FDC.

Prevenzione incendi: il progetto Fire Digital Check, come è nato e gli obiettivi

Un progetto ambizioso e unico nel suo genere questo, nato «nell’ambito del rinnovamento e semplificazione della normativa di Prevenzione Incendi, avviata con la pubblicazione del DM 3.8.2015 - Codice di Prevenzione Incendi, nonché dell’esigenza di ottimizzare l’impiego delle risorse umane del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per consentire un’attività ispettiva più efficace» ha dichiarato ing. Marco Cavriani già Direttore Regionale dei Vigili del Fuoco della Lombardia e primo coordinatore di questo progetto.

«Da qui l’idea di creare un sistema che possa contribuire a ridurre i tempi di validazione dei progetti di prevenzione incendi e che al tempo stesso possa rappresentare per i professionisti un valido strumento di verifica dei propri progetti, dal punto di vista antincendio» prosegue Cavriani.

Il progetto FDC è «ambizioso perché vuole trovare una forma 'digitale' ad un Codice che ha una struttura articolata e complessa, così come lo è la stessa procedura di verifica di rispondenza dei progetti alle disposizioni del Codice» ha dichiarato arch. Paolo Bertini, Key Account & Business Development Manager Harpaceas.

«Unico perché non si ha notizia di progetti simili in Europa, salvo alcuni tentativi di condurre verifiche molto puntuali su aspetti specifici riferiti, spesso, a materiali, prodotti, o comunque a parti limitate dei modelli BIM» conclude Paolo Bertini.

Il progetto BIM-FDC si pone, quindi, l’obiettivo di digitalizzare e standardizzare i linguaggi di scrittura e compilazione di un progetto antincendio affinché si possa automatizzare la procedura di verifica dello stesso.

«L'obiettivo principale, quello più 'alto', è far sì che, grazie alla digitalizzazione, si porti maggiore qualità ai progetti, verifiche più accurate e complete e di conseguenza una maggiore sicurezza delle opere» ha dichiarato arch. Paolo Bertini.

La scelta di adottare la metodologia BIM e lo standard IFC è stata una naturale conseguenza in quanto il formato di file aperto IFC assicura l’interoperabilità nello scambio di informazioni sia in fase di progettazione tra le diverse discipline - architettonica, impiantistica, strutturale - sia nella trasmissione dei modelli BIM all’Ente preposto alle verifiche - in questo caso VVF.

Come sottolinea l’ing. Cavriani «l’obbligo imposto dal DM 560/2017 di progettare le nuove costruzioni pubbliche dall’anno 2025 con tale metodologia, limitato poi dal DM 312/2021 alle sole costruzioni sopra il milione di Euro, ha portato il Corpo dei Vigili del Fuoco a creare un gruppo di studio delle possibili soluzioni per quanto sopra, che fosse però compatibile con la metodologia BIM».

Il coordinamento del progetto BIM-FDC è in seno al Dipartimento dei Vigili del Fuoco e coinvolge un gruppo di dirigenti e funzionari VVF nonché stakeholder, pubblici e privati che hanno il compito di «valutare da diversi punti di vista la fattibilità del progetto, nonché le possibili soluzioni ed evoluzioni potenziali, non solo per la prevenzione incendi sviluppata col Codice di Prevenzione Incendi con metodologia BIM, ma anche per l’utilizzo di tale metodologia per le manutenzioni ed i controlli dell’impiantistica antincendio e come ausilio per le squadre dei Vigili del fuoco in caso di emergenza» chiarisce l’ing. Cavriani.

«Abbiamo parlato per la prima volta di questo progetto nel 2019, anno in cui è stato battezzato con il nome di Fire Digital Check. Si è presentato da subito come un progetto molto ambizioso i cui obiettivi oggi sono stati condivisi dal Corpo Nazionale dei VVF attraverso la pubblicazione delle schede relative alla sezione G.1 del Codice di Prevenzione Incendi» ha dichiarato l’ing. Giuseppe Amaro, Direttore Tecnico di GAe Engineering, uno dei massimi esperti nella progettazione antincendio e come tale coinvolto fin dall'inizio nel progetto.


Il progetto BIM-FDC: stato dell’arte e prossimi passi

Recentemente il dipartimento dei Vigili del Fuoco ha pubblicato un documento contenente le schede necessarie per lo sviluppo di una pratica di prevenzione incendi utilizzando la metodologia BIM.

«Il primo passo compiuto da una parte del gruppo di studio è stata l’analisi delle definizioni del Codice e della loro compatibilità con il linguaggio IFC su cui si basa la metodologia BIM. Tale analisi ha prodotto delle schede necessarie per costruire il programma di validazione dei progetti e costituenti lo strumento di base per gli sviluppi successivi del progetto, che necessariamente dovrà avvenire a cura delle software house del settore, per i quali tutti i componenti del tavolo di lavoro (VV.F., Professionisti antincendio, Software House, CNR, Università e Ministeri competenti) saranno chiamati a contribuire» ha dichiarato l’ing. Marco Cavriani. «Tali schede non sono però soltanto necessarie per lo sviluppo di specifici applicativi per la prevenzione incendi fatta col Codice in ambito BIM, ma sono altrettanto necessarie ai progettisti affinché possano inserire nei loro progetti i parametri necessari ed estrarre i documenti propedeutici per la predisposizione di una pratica di prevenzione incendi secondo le regole del Codice e le previste procedure» conclude l’ing. Cavriani.

SCARICA LA RELAZIONE DEL PROGETTO FDC E LE RELATIVE SCHEDE

Quali sono le principali sfide che ha dovuto affrontare il tavolo di lavoro FDC in questa prima fase?

A questa domanda ha risposto l’ing. Giuseppe Amaro, che ha dichiarato: «Il tavolo di lavoro si è trovato a visionare e revisionare più volte le definizioni presenti nella sezione presa in esame. La prima sfida, quindi, è stata quella di leggere e comprendere il significato di ogni definizione e trasformarla in parametro da inserire all'interno di un modello informativo. Come si può leggere dal documento, non tutte le definizioni sono state "parametrizzate" in alcuni casi perché ritenute non necessarie all'interno del modello informativo, in altri casi perché prive della possibilità di riuscire a trovare il modo di digitalizzarle. La sfida che adesso ci stiamo prefissando, conclusa questa fase, è quella di testare lo sviluppo di un progetto di prevenzione incendi - nel nostro lavoro ordinario lo facciamo già - e di verificarlo insieme ai funzionari dei VVF in modo da essere validato - questa è la fase del Check del progetto.»

Quali sono i prossimi passi? Si può già ipotizzare una data certa per la conclusione del progetto?

«Ad oggi è difficile stabilire una data certa per la conclusione del progetto. Il cronoprogramma iniziale aveva definito come obiettivo il 2025, ma la pandemia dovuta al COVID-19 ha rallentato i lavori. Inoltre, mentre quanto fatto fino ad ora non ha comportato costi, se non quelli dovuti all’impegno del personale, soprattutto del Corpo dei Vigili del fuoco, di Gae Engineering ed in parte di Harpaceas, per gli sviluppi futuri sono richiesti impegni economici, che si auspica derivino dal PNRR, per cui è già stato inoltrato il progetto chiedendone il finanziamento» afferma l’ing. Marco Cavriani.

Vantaggi del Fire Digital Check per l’istituzione e il professionista antincendio in sintesi

«Fino ad oggi la verifica di rispondenza è stata condotta sulla base di disegni e documentazione a corredo del progetto, su calcoli manuali, condotti con l'ausilio di soluzioni software che elaborano i dati di base per il calcolo, che avviene pressoché in modo manuale. L'obbiettivo del progetto FDC è di avere una procedura digitale che legga questi dati direttamente dai modelli BIM e compia in autonomia buona parte delle verifiche, restituendo un esito, di fatto una validazione» chiarisce l’arch. Paolo Bertini.

La metodologia proposta dal progetto FDC si può dunque applicare alle fasi di:

  • pre-verifica progettuale di rispondenza alle normative (da parte del Progettista e dei VVF);
  • presentazione (da parte del Progettista) dei progetti (modelli OpenBIM) presso VVF;
  • verifica di rispondenza normativa (da parte dei VVF) in fase di procedura autorizzativa.

A titolo di esempio, alcuni step che potrebbero costituire un processo digitale ‘tipo’ sono:

  • Pre-verifica automatizzata del modello BIM e della rispondenza normativa con l’uso di regole certificate e condivise dai VVFF (es. set di regole ‘digitali’ riferite al Codice);
  • Istruzione della pratica in area dedicata sul portale web predisposto dall’Ente VVFF;
  • Sottomissione (upload) del modello BIM ai VVF attraverso un'apposita procedura web-based;
  • Verifica automatizzata ‘istantanea’ di rispondenza normativa e relativa restituzione automatica dell’esito.

Tra i principali vantaggi:

Vantaggi per l’Istituzione preposta al controllo (VVF)

  • Gestione ottimale ed automatizzata del controllo e quindi possibilità di gestire un numero maggiore di pratiche in minor tempo.
  • Se ben impostata e strutturata la procedura digitale, potrebbe non richiedere la presenza fisica di un operatore in diverse delle fasi della procedura di istruzione e verifica della pratica.
  • Qualità e completezza del controllo.
  • Trasparenza e uniformità del metodo di controllo.
  • Disponibilità di informazioni digitali che cresce nel tempo, permettendo anche la creazione di un archivio digitale.

Vantaggi per il Progettista

  • Certezza nelle tempistiche di approvazione, grazie ad un sistema digitale, rapido ed efficiente.
  • Certezza delle regole che vengono applicate e controllate, basate su un protocollo predefinito e trasparente, in quanto condiviso e pubblicato dai VVF.
  • Possibilità di verifica preliminare della rispondenza di un progetto, con risparmio economico, di tempo e risorse.

«Il progetto FDC-BIM proietta il progettista antincendio verso una nuova mentalità che risulta "diversa" rispetto alla metodologia ordinaria. Uno degli scopi è quello di creare uno standard per il modello informativo antincendio che allo stato attuale non risulta esistere poiché di solito si considerano le tre discipline principali della progettazione (architettura, strutture ed impianti). La disciplina antincendio è trasversale a tutte e tre e quindi è importante che esista un pacchetto informativo con il fine di riuscire a coordinarsi anche con le altre discipline. Un miglior coordinamento, infatti, aumenta la qualità del progetto e di conseguenza la sicurezza delle opere» evidenzia l’ing. Giuseppe Amaro.

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