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Il Dizionario della Digitalizzazione: O come Oggetto Intelligente

Il Dizionario della Digitalizzazione di Ingenio, a cura di Simone Garagnani, si arricchisce di una nuova voce. O come Oggetto Intelligente

O come Oggetto Intelligente

Gli algoritmi computazionali e i processi digitali di auto-apprendimento, sempre più pervasivi nelle attività quotidiane non solo lavorative, hanno alimentato negli ultimi anni la fama di un’intelligenza propria degli oggetti, dall’IoT (Internet of Things) di apparati ed elettrodomestici connessi alla rete per comunicare esigenze o rapporti di dati, sino ai più recenti assistenti digitali, con i quali risulta via via più semplice interagire con naturalezza.

È però nel mondo complesso della progettazione informativa delle costruzioni che il termine “oggetto intelligente” ha assunto un significato innovativo.

Assecondando le più svariate esigenze di progettazione e di gestione, un edificio può essere rappresentato attraverso modelli digitali aventi l’ambizione di replicarne comportamento e forma. Per questo motivo la sola definizione geometrica non è sufficiente a caratterizzarne i componenti edilizi, ma è altresì necessaria una quantità ragionevole di informazioni ad essi associate per definirne le caratteristiche funzionali.

Le odierne piattaforme di progettazione elettronica, a differenza dei CAD degli anni passati, si affidano ad un principio semantico: non si disegna più l’edificio ma lo si assembla, combinando elementi come in una sorta di cantiere virtuale. La parete, ad esempio, non è più un insieme di segmenti tracciati in pianta, ma un oggetto specifico che conosce la propria valenza di partizione, ospita i dati per i materiali costituenti e cataloga le loro forniture, ha conoscenza del proprio eventuale ruolo strutturale ed energetico e così via.

La rappresentazione dell’oggetto non è però solo collettore di dati ma anche espressione di relazioni: in questo risiede la sua semantica “intelligente”. La solita parete sa di poter ospitare altri oggetti come ad esempio porte e finestre, le quali non possono esistere nel progetto (e quindi nel modello) se non esiste prima la parete ad alloggiarle.

In questo modo, oltre ad un primo elementare controllo funzionale, gli elementi dialogano tra di loro, consentendo di sviluppare analisi e test dacché ogni oggetto simula il comportamento del proprio gemello reale. Naturalmente occorre considerare classi di oggetti intelligenti, proprio in ragione delle differenti caratteristiche di comportamento che gli elementi hanno anche nel dominio del reale. Alcuni ricercatori[1] hanno proposto in tal senso una tassonomia generale per gli oggetti intelligenti, nella quale i componenti sono raggruppati per disciplina (architettonica, strutturale ed impiantistica), per poi scendere nel dettaglio di sottocategorie sempre più specialistiche.

 

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Un Dizionario della Digitalizzazione a supporto dei professionisti

Con l'aiuto di Simone Garagnani stiamo realizzando un Dizionario delle parole tecniche che si usano nel mondo della digitalizzazione e del BIM. Si tratta di brevi articoli con l’obiettivo di riflettere o di approfondire o ancora di guardare da un punto di vista diverso  termini ormai entrati nel linguaggio corrente e che a volte si utilizzano senza valutarne il reale significato 

Le relazioni semantiche influenzano l’uso non solo progettuale degli oggetti intelligenti; le più recenti applicazioni domotiche ad esempio si basano su controlli remoti e sensori che allo stesso modo dei componenti edilizi, sanno dove si trovano e con quali regole devono interagire con l’ambiente o con altri oggetti intelligenti. In conclusione, un oggetto digitale trova la sua intelligenza nell’informazione che può veicolare.

Dove risiede quindi il limite di questo modo di progettare o gestire il costruito? Sicuramente nella qualità dell’informazione e delle regole che la amministrano: un dato falso o poco accurato non permette lo sfruttamento corretto dell’intelligenza intrinseca. Allo stesso modo anche un uso non consapevole delle relazioni, laddove non controllate dalla piattaforma digitale, può portare a incoerenze costruttive o a mancanza di informazioni di funzionamento.


[1] Un contributo interessante è presente nell’articolo scientifico Chen, Szu-Yin & Lok, Kok Fu & Jeng, Taysheng. (2016). “Smart BIM object for design intelligence”. In S. Chien, S. Choo, M. A. Schnabel, W. Nakapan, M. J. Kim, S. Roudavski (eds.), Living Systems and Micro-Utopias: Towards Continuous Designing, Proceedings of the 21st International Conference of the Association for Computer-Aided Architectural Design Research in Asia CAADRIA 2016.

 

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