Il Decreto Salva casa è un paracadute: l'istanza di sanatoria può fermare la demolizione
Nel caso della presentazione di un'istanza per accertamento di conformità in sanatoria semplificata con le nuove regole del Decreto Salva Casa su un abuso per il quale pende un ordine di demolizione, il comune dovrà valutare se detta istanza può incidere, anche solamente in termini sospensivi, sull'ordinanza di rimessione in pristino
A fronte di un'istanza di accertamento di conformità per sanatoria semplificata del Decreto Salva Casa (art.36-bis del DL 69/2024), il comune deve verificare se essa può incidere, anche solamente in termini sospensivi, sull'ordinanza di demolizione (rimessione in pristino).
E' piuttosto importante, quanto affermato dal Tar Napoli nella sentenza 6650/2024, che segue quelle di Consiglio di Stato (7486/2024) sulla possibilità di 'sospensione' della demolizione in caso di presentazione di un'istanza con le regole del Decreto Salva Casa e TAR Milano (3091/2024) che da conto di quello che succede alle sanzioni per un abuso edilizio (multe, demolizioni) già irrogate ma impugnate con ricorso, se poi l'autore dell'abuso presenta una nuova istanza di sanatoria ex legge 105/2024.
La demolizione non eseguita
Il ricorso, in realtà, è presentato da alcuni cittadini contro il silenzio del comune dopo due ordinanze di demolizione - non eseguite - per la trasformazione, da parte di alcuni residenti, di un viale pedonale in una strada carrabile.
I cittadini, di fronte all'inerzia del comune, si sono rivolti al TAR chiedendo di procedere alla demolizione d’ufficio, con ripristino integrale dello stato dei luoghi a spese degli esecutori delle opere edilizie abusive.
L'istanza per l'accertamento di conformità col Salva Casa
Gli autori dell'abuso edilizio, dopo aver rimarcato che il ripristino e le demolizioni sollecitati dai ricorrenti porterebbe ad una situazione di obiettivo peggioramento per l’intera comunità e per le numerose famiglie che abitano la zona, hanno esposto che è stata recentemente presentata la richiesta di accertamento di conformità ex art. 36 bis dpr 380/2001 e di conformità paesaggistica ex art. 167 Dlgs 42/2004, al fine di chiedere al Comune di riconsiderare l'opera nel novellato contesto urbanistico-normativo, in vista dell'obiettivo interesse pubblico alla sua permanenza.
Secondo loro, la richiesta in questione, protocollata in data 3 ottobre 2024, determinerebbe un immediato arresto dell'efficacia dell'ordine di demolizione, che sarebbe sospeso finché la pratica non verrà evasa con provvedimento espresso o tacito.
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Ricorso fondato: l'amministrazione non può restare silente
Il TAR accoglie il ricorso in quanto nel caso di specie, di fronte all'istanza della parte ricorrente, certamente vi era l'obbligo del Comune di attivarsi al fine della sollecita definizione del procedimento, concludendolo con un formale provvedimento espresso che desse conto delle valutazioni svolte in vista dell'attivazione dei poteri repressivi e sanzionatori sollecitati con l'istanza.
Secondo il TAR, infatti, "la circostanza della pendenza della istanza ex art. 36 bis, come introdotto dal D.L. n. 69/2024, convertito dalla L. 105/2024, non fa venire meno l'interesse dei ricorrenti all'adozione di un provvedimento espresso del Comune in merito all'attivazione dei poteri repressivi e sanzionatori richiesti".
L'istanza di sanatoria del Salva Casa non interrompe i termini ma può far sospendere la demolizione
La parte interessante è però in fondo al dispositivo.
Infatti, se è vero che l'istanza per la sanatoria semplificata ex art.36-bis non può produrre automaticamente un'interruzione dei termini, il TAR sottolinea come il comune dovrà tenere conto "delle sopravvenienze nelle more intervenute, ivi compresa la presentazione della predetta istanza", pronunciandosi "eventualmente anche in merito all'avviato procedimento di sanatoria ove ritenuto incidente, anche in termini meramente sospensivi, sull’efficacia delle ordinanze di demolizione in questione".
Il ricorso è quindi accolto, stante l'illegittimità del silenzio serbato dall'amministrazione comunale, in violazione dei termini procedimentali, "conseguendone l'obbligo di quest’ultima di provvedere in modo espresso sull'istanza in questione. All'uopo il Collegio fissa il termine di 90 (novanta) giorni per provvedere, nei sensi precisati, con decorrenza dalla notificazione o comunicazione in via amministrativa della presente sentenza".
LA SENTENZA E' SCARICABILE IN ALLEGATO
Abuso Edilizio
L'abuso edilizio rappresenta la realizzazione di opere senza permessi o in contrasto con le concessioni esistenti, spaziando da costruzioni non autorizzate ad ampliamenti e modifiche illegali. Questo comporta rischi di sanzioni e demolizioni, oltre a compromettere la sicurezza e l’ordine urbano. Regolarizzare tali abusi richiede conformità alle normative urbanistiche, essenziale per la legalità e il valore immobiliare.
Condoni e Sanatorie
Il condono edilizio è 'normato' da una legge dedicata, va a sanare le irregolarità sostanziali ed è previsto solo per opere realizzate in un preciso lasso temporale, mentre la sanatoria ordinaria del Testo Unico Edilizia regolarizza gli abusi formali ed è sempre possibile
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Il D.P.R. 380/2001 (più conosciuto come Testo unico per l'edilizia) definisce le regole fondamentali da seguire in ambito edilizio.
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