Il costo Energetico dell'Intelligenza Artificiale: riflessioni sull'imminente impatto Elettrico

Un recente articolo di Delger Erdenesanaa sul New York Times, intitolato "A.I.’s thirst for electricity is about to skyrocket" solleva questioni urgenti sull'ascesa dell'Intelligenza Artificiale (IA) e il suo corrispondente consumo di energia.

Secondo l'analisi di Alex de Vries, il mondo potrebbe presto assistere a un'esplosione nel consumo energetico dovuto ai server IA, con stime che indicano un uso annuale di 85 a 134 terawattore (TWh) entro il 2027, una quantità paragonabile al consumo energetico annuale di paesi come Argentina, Paesi Bassi e Svezia.

"Non dobbiamo necessariamente esagerare" ha dichiarato de Vries nel suo articolo, enfatizzando l'importanza di mantenere una prospettiva equilibrata. "Ma allo stesso tempo, i numeri che ho riportato non sono trascurabili."

In questo contesto, diventa essenziale un dibattito aperto e informato: la digitalizzazione e l'innovazione tecnologica possono davvero considerarsi progresso se l'impatto ambientale viene sottovalutato o ignorato?

La domanda è di particolare rilevanza considerando che la fonte di energia per questi enormi consumi potrebbe derivare sia da combustibili fossili che da risorse rinnovabili, influenzando così direttamente le emissioni globali di carbonio.

La ricerca di de Vries, pubblicata su The New York Times, si basa sulle proiezioni di vendita dei server Nvidia A100, hardware che domina il mercato dell'IA. Tuttavia, c'è una nota di cautela: "Ognuno di questi server Nvidia è un autentico divoratore di energia" osserva de Vries, segnalando che il consumo reale potrebbe essere anche maggiore, considerando i requisiti di raffreddamento dei server e altre infrastrutture correlate.

Questo dominio di Nvidia nell'hardware dell'IA è un doppio taglio. Da un lato, facilita l'avanzamento tecnologico, ma dall'altro, crea una dipendenza che potrebbe rallentare l'innovazione in termini di efficienza energetica. "Ci sono molte dichiarazioni drammatiche sulla rapida crescita dell'IA," afferma Benjamin Lee, professore all'Università della Pennsylvania, sottolineando che la vera sfida sta nella velocità di distribuzione di questi chip energivori.

Di fronte a questa realtà, Roberto Verdecchia, assistente presso l'Università di Firenze, invoca una riflessione più profonda: "Forse dobbiamo idealmente rallentare un po' per iniziare ad applicare le soluzioni che abbiamo" suggerisce. "Non facciamo un nuovo modello solo per migliorare la sua precisione e velocità. Ma prendiamo anche un grande respiro e guardiamo quanto stiamo bruciando in termini di risorse ambientali."

In conclusione, l'articolo di Erdenesanaa sul New York Times non è solo un campanello d'allarme ma un invito al dialogo. È imperativo che il dibattito sulla digitalizzazione non si concentri esclusivamente sulle prestazioni digitali, ma includa anche una seria considerazione dell'efficienza energetica e dell'impatto ambientale. Solo attraverso una discussione olistica e proattiva possiamo sperare di bilanciare la marcia inarrestabile del progresso con la responsabilità che abbiamo verso il nostro pianeta.