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Il CDE Manager tra Consistency e Predictability

I filoni settoriali che si rifanno al «BIM» si moltiplicano e si ampliano a dismisura proiettandosi a favore della Data Science e dalla Information & Communication Technology. Chi è in grado di gestire questo definiamo ambiente di condivisione dei dati? Un articolo del prof. Angelo Ciribini

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Ciò che colpisce nella diffusione delle comunità specialistiche di operatori che, in particolare, si occupano di Computational Design, specie sotto la dizione di Generative Design, la cui popolarità si deve principalmente ad Autodesk (così come, ad esempio, l'espressione Cognitive Building si deve a IBM), è il fatto che, per un verso, i filoni settoriali che si rifanno al «BIM» si moltiplicano e si ampliano a dismisura.
 
D'altronde, il fatto che si possano individuare, in ogni fase della commessa, molteplici soluzioni considerabili ottimali o sub-ottimali in considerazione di una molteplicità di parametri e di vincoli può apparire affascinante, ma presuppone che si comprenda in che misura ciò permetta un effettivo supporto al processo decisionale gestito soggettivamente dagli attori umani oppure preluda a una sempre più spunta automazione dello stesso, con le immaginabili conseguenze occupazionali.
 
Lo stesso discorso varrebbe per lo Space Programme/Information Requirements/Model Checking, per cui si renderebbero più computazionali sia l'istruttoria sia la verifica da parte del soggetto proponente, ma, al contempo, si potrebbero creare automatismi di conformità, anziché dialettiche propositive tra le parti in causa.
 
Non è dissimile il Code Checking, laddove le procedure per l'approvazione dei piani urbanistici e per il rilascio dei titoli abilitativi si oggettiverebbero, vale a dire si automatizzerebbero anch'esse.
Basti guardare, ad esempio, all'elenco dei topic presenti nella call for papers di qualsiasi convegno per intuire quanto, di là dell'Information Management e del Computational Design, gli argomenti inerenti alla digitalizzazione siano cresciuti esponenzialmente.
 
Per un altro verso, sembra che il fine ultimo di questo dilatarsi del «BIM» consista, perciò, proprio nel suo superamento a favore della Data Science e dalla Information & Communication Technology.
 
Non si tratta solo di prendere atto che ormai, per ogni tematica, sia disponibile una serie di applicativi dedicati, ma, specialmente, occorre, ad esempio, chiedersi che cosa possa accomunare chi si occupa di Computational Design, di Internet of Things, di Robotics, di Cyber Security, di Distributed Ledger Technology o di Legal BIM.
 
Apparentemente, si potrebbe affermare che, a titolo esemplificativo, una facciata continua possa essere pannellizzata grazie al Computational Design, che i moduli prodotti, consegnati e installati siano sensorizzati e interconnessi, che vengano installati con l'ausilio di robot, che le operazioni avvengano in modo da non subire aggressioni alla rete, che gli esiti siano notarizzati, che le richieste siano state formulate in precedenza grazie a uno Smart Contract.
 
Si tratterebbe, tuttavia, di una risposta poco convincente, nella sua essenza, alla domanda che dovrebbero farsi tutti i principali operatori più avanzati sui diversi mercati, poiché le strategie di investimento e le politiche di reclutamento dipendono proprio dalla risposta al quesito.

E' tempo di formare CDE Manger, il gestore dell'ecosistema digitale

Credo che la risposta più corretta stia nel profilarsi, come è stato fatto dalla norma UNI 11337-7, della figura professionale del CDE Manager, vale a dire del gestore dell'ecosistema digitale che, per comodità, definiamo ambiente di condivisione dei dati o piattaforma digitale.
 
È evidente che non si tratti di una figura onnicomprensiva, in grado di sostituirsi a tutte quelle che stanno proliferando e che si stanno moltiplicando entro la sfera della digitalizzazione, bensì di colui o di colei che sia in grado di infondere una «intelligenza», un «discernimento» basato sui dati numerici, eterogenei e strutturati, ai processi.
 
In altri termini, in questo scenario, tutti gli attori coinvolti, dai Computational Designer agli Augmented Facility Manager, per coprire tutto lo spettro, possono essere considerati produttori, elaboratori e trasformatori di dati computazionali che, di per sé, siano in grado, in maniera combinatoriale, di generare elementi probabilistici di supporto alle decisioni: in attesa di produrle autonomamente in modo automatico?
 
Questa considerazione pone enormi difficoltà al reclutamento del personale idoneo, poiché non si vede come tale figura professionale possa essere, al contempo, priva di una formazione in Data Science e in Construction Project Management.
 
Il che significa che non disponiamo di percorsi formativi adeguati allo scopo, tanto più che il settore è poco attrattivo per i Data Scientist e, ammesso che vi sia un numero sufficiente di Construction Project Manager credibili, questi ultimi ben raramente posseggono una vera cultura del dato.
 
È chiaro che questo deficit rappresenta, nel medio termine, una grave lacuna per il mercato, dato che gli autentici ecosistemi digitali molto poco frequentemente saranno quelli gestiti dai tradizionali ICT Player del comparto, che pure si stanno affannando a proporre la propria soluzione, capace di ospitare le transazioni digitali tra gli operatori.
Sono, invece, le Technology Company a proporsi quali condizionatori di ultima istanza del futuro mercato, abilitato dalle piattaforme digitali industriali, tanto più che gli ICT Player settoriali a quelle infrastrutture generaliste spesso si appoggiano.
 
Chi davvero potrà permettere, come CDE Manager, agli operatori del settore di dialogare con queste entità, che, oltre alla differente scala, da una parte, apparentemente si limitano, come detto, a fornire una infrastruttura generalista (in realtà sempre più mirata in prima persona al settore della costruzione e dell'immobiliare), mentre, per un altro verso, in virtù del fatto che siano connaturati a un capitalismo di sorveglianza, finiranno per detenere le chiavi interpretative dei processi e dei mercati?
 
Sotto questo profilo, è significativo che, soprattutto a opera dei parlamenti francese e tedesco, anche in sede comunitaria, l'Unione Europea abbia acceso le luci, in senso generale, sul ruolo delle Technology Company.
In teoria, la futura cosiddetta piattaforma digitale industriale europea potrebbe assolvere a una funzione di neutralità sui mercati comunitari.
 
Poiché, però, a dispetto di qualsivoglia opportuna tutela, da parte del diritto comunitario e in sede contrattuale sulla riservatezza e sulla sicurezza dei dati, il valore degli stessi è troppo grande per essere davvero completamente regolamentato, gli attori tradizionali del settore della costruzione e dell'immobiliare si troveranno presto nella necessità di comprendere le logiche che presiedono a questi grandi ecosistemi numerici delle Technology Company e a mettere in atto strategie di mediazione.
 
Se attualmente, quindi, ci si stupisce per le soluzioni prospettate dai Computational Designer o dai Level of Information Needs' Planner, non va dimenticato che essi agiscono all'interno dei processi per efficientare il contenuto dei servizi o dei prodotti.
 
Epperò, gli strumenti di Artificial e di Business Intelligence oggi si trovano alla confluenza tra questa sfera, che potremmo definire della Consistency, e quella della Predictability che inerisce più alle relazioni comportamentali tra i soggetti coinvolti che non ai processi in se medesimi.
 
È tempo, allora, di formare i CDE Manager: un computo, questo, che francamente l'Accademia, per come la conosciamo, non appare quasi mai attrezzata ad adempiere.
Meglio, pertanto, forse rivolgersi direttamente alle Technology Company?