I limiti del riciclo nell’evoluzione di una tecnologia rispettosa del Clima: una Visione per il Futuro
Nell'articolo di Casey Crownhart su MIT Technology Review, si esplora perché il riciclo da solo non basta per sostenere la tecnologia climatica. Sottolinea l'importanza di integrare riciclo, riuso e sostenibilità in strategie olistiche per affrontare le sfide ambientali. Con l'innovazione e le infrastrutture adeguate, possiamo superare le limitazioni attuali e promuovere un futuro più verde, evidenziando la necessità di un approccio più ampio per la sostenibilità.
Nel recente articolo pubblicato su MIT Technology Review, Casey Crownhart approfondisce un tema cruciale per il futuro della tecnologia climatica: "Why recycling alone can’t power climate tech".
Crownhart esplora il potenziale magico del riciclo, in grado di trasformare i prodotti scartati in nuove risorse. "The potential to use old, discarded products to make something new sounds a little bit like magic," un concetto affascinante che sottolinea l'importanza del riciclo in alcuni ambiti della tecnologia per il clima.
Tuttavia, l'articolo mette in luce una nuova visione che corrisponde a una dura realtà: nonostante il riciclo sia fondamentale, da solo non basta a soddisfare la crescente domanda di materiali necessari per le tecnologie climatiche.
"Recycling alone won’t be enough to address them," afferma Crownhart, sottolineando la crescente discrepanza tra la quantità di tecnologie pulite in produzione e il limitato materiale disponibile per il riciclo.
La crescita esponenziale delle tecnologie verdi, come i pannelli solari e le batterie, presenta una sfida significativa. Le aziende di riciclo oggi devono competere per una quantità limitata di materiale disponibile, una situazione che si intensificherà man mano che l'installazione di queste tecnologie aumenterà.
Un gap tra i pannelli fotovoltaici da riciclare e quelli da produrre
Un esempio significativo di problema di riciclo evidenziato nell'articolo di Casey Crownhart su MIT Technology Review riguarda i pannelli solari.
"Take solar panels, for instance. They tend to last at least 25, maybe 30 years before they start to lose the ability to efficiently harness energy from the sun and transform it into electricity." Questo implica che i pannelli disponibili per il riciclo oggi sono quelli installati oltre due decenni fa, rappresentando solo una frazione minore del totale.
La produzione globale di energia solare nel 2000 era di poco superiore a un gigawatt, il che significa che oggi le aziende di riciclo competono per un quantitativo relativamente piccolo di materiale. Sebbene si preveda che ci sarà abbondanza di pannelli solari da riciclare in futuro, data l'aggiunta di oltre 300 gigawatt di potenza solare nel solo 2023, attualmente esiste una marcata discrepanza tra la disponibilità di materiali da riciclare e la crescente produzione di nuove tecnologie.
Questo gap rappresenta una sfida comune nel riciclo di altre tecnologie, evidenziando la necessità di sviluppare infrastrutture adeguate e strategie innovative per sostenere il riciclo nel settore delle tecnologie pulite.
Occorre prepararsi per non perdere materiale da riciclare
Crownhart evidenzia la necessità di prepararsi all'inevitabile ondata di materiali da riciclare, promuovendo la costruzione di infrastrutture adeguate e l'esplorazione di fonti alternative per la raccolta dei materiali necessari.
La chiusura del ciclo di vita dei prodotti tecnologici rappresenta un altro punto critico.
"No recycling process is perfect," e questo implica che una parte del materiale raccolto potrebbe non essere recuperabile a causa di limitazioni tecniche o economiche. Nonostante queste sfide, il riciclo rimane una componente vitale per ridurre la dipendenza dall'estrazione di nuovi materiali e minimizzare l'impatto ambientale.
L'articolo di Crownhart non solo riflette sui limiti attuali del riciclo ma apre anche a prospettive innovative per superare queste barriere. La ricerca di materiali alternativi e più sostenibili, come quella condotta da Niron Magnetics per sviluppare magneti permanenti senza terre rare, rappresenta una via promettente per ampliare le opzioni disponibili e accelerare l'azione climatica.
Non solo riciclo
In conclusione, mentre il riciclo gioca un ruolo cruciale nella tecnologia climatica, è evidente che non può essere l'unica soluzione.
L'integrazione di nuove strategie di sostenibilità, l'innovazione nei materiali e lo sviluppo di infrastrutture dedicate saranno essenziali per affrontare le sfide future.
Ma nell’articolo del MIT TR manca a mio parere un’adeguata attenzione a due temi fondamentali: quello della smontabilità e del riuso. La biennale di architettura di Venezia del 2023 ci ha mostrato come ancor prima di arrivare al riciclo si possa ragionale in termini di riuso.
La cultura africana - protagonista della mostra - ormai da anni influenzata dall’uso del continente come discarica del mondo industrializzato, ci insegna come affrontare attraverso la smontabilità e il riuso la sfida sostenibile ancor prima che arrivare alla frammentazione e dematerializzazione che porta al riciclo.
Ovviamente non come alternativa, ma come ulteriore chance.
In ogni caso che si parli di riciclo come di riuso, è fondamentale porre il tema del fine ciclo come fondamentale nelle strategie internazionale di lotta al cambiamento climatico.
Riciclo vs riuso: una nuova frontiera da affrontare nei protocolli di certificazione
La lettura dell’articolo del MIT TR e le successive riflessioni mi hanno portato a pensare all’esigenza di affrontare con una visione più ampia le scelte su riciclo/riuso in fase di progettazione.
Per esempio, il legno, grazie alla sua integrità strutturale e valore estetico, si presta al riuso, conservando carattere e riducendo la necessità di nuove risorse mentre il calcestruzzo, al termine del ciclo di vita grazie alla demolizione, è ideale per il riciclo, trasformato in aggregato per nuove miscele o infrastrutture, minimizzando l'uso di materiali vergini.
Questa distinzione enfatizza l'importanza di scelte consapevoli che valorizzino il materiale, ottimizzino le risorse e riducano l'impronta ambientale nel settore edile. In alcuni contesti potrebbe essere meglio favorire l’uno, in altri l’altro.
E la domanda, con cui chiudo queste riflessioni, è: i protocolli di certificazione energetico ambientali sapranno recepire questo allargamento dello spazio di riflessione supportando un’ulteriore evoluzione della cultura progettuale?
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