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HBIM: il BIM che ama la storia

Una panoramica sull’argomento in termini di definizione, flusso operativo descritto dalla progettazione alla configurazione del CDE, tecnologie coinvolte e vantaggi conseguibili dalla sua adozione. In chiusura, alcuni progetti realizzati in ambito accademico e riflessioni sulle evoluzioni future.

Cosa significa HBIM

L’acronimo HBIM (Heritage Building Information Modeling) porta con sé un insieme di nozioni che un professionista della filiera delle costruzioni non può ignorare, soprattutto se ha necessità di intervenire su edifici di valore storico. L’uso è piuttosto recente, identificando le prime attività HBIM nel panorama degli studi accademici a partire dalla prima decade di questo secolo.

L’HBIM nasce nel momento in cui i professionisti della filiera delle costruzioni si sono resi conto dell’insufficienza di informazioni presenti nei modelli BIM nel caso di interventi su edifici storici.

L’applicazione del BIM risulta fondamentale e porta innegabili vantaggi in un corretto approccio alla realizzazione di edifici di nuova edificazione. Quando l’intervento riguarda edifici esistenti, il flusso BIM risulta carente di una parte di informazioni riguardanti le attività che l’edificio ha subito in epoche precedenti .

Nella progettazione tradizionale (per intenderci quella “ante” BIM), questa mancanza veniva risolta con una accurata ricerca di informazioni (spesso rintracciabili in ambiti eterogenei).

Ricerche soprattutto svolte in archivi tradizionali, dati conservati su supporti cartacei, con le inevitabili lungaggini burocratiche, le lievitazioni economiche e con le incognite delle condizioni di conservazione dei documenti.
I dati relativi al pregresso storico risultano particolarmente importanti per le opere esistenti, ancora di più nel caso ci trovassimo ad operare su manufatti di pregio, vincolati dal punto di vista storico artistico.
Prima di decidere le strategie di intervento su simili manufatti, è importante conoscere la genesi e la storia di quanto troviamo nell’edificio considerato, onde evitare danni irreparabili per scarsa preparazione tecnica.

Come si applica HBIM

A livello generale, un flusso HBIM comprende le fasi del rilievo, della modellazione BIM, del Digital Twin e della gestione HBIM dei dati prodotti. Il tutto condiviso mediante un adeguato CDE o Ambiente di Condivisione Dati (ACDat).

Il rilievo del bene storico

Nella fase dedicata al rilievo le principali tecniche utilizzate sono strumenti laser e fotogrammetrici, in una tecnica mista di arricchimento delle informazioni grafiche e dei dettagli presenti nella struttura considerata. Le apparecchiature di rilievo possono essere montate su droni o su stazioni fisse a terra.

I rilievi fotogrammetrici possono provenire da apparecchi fotografici o videocamere ad alta risoluzione.
L’insieme dei rilievi raccolti produce informazioni sotto forma di nuvole tridimensionali di punti, oltre ad una serie di fotografie associate e georeferenziate.

Elaborazione dati rilevati

Il passaggio successivo riguarda la gestione di queste nuvole di punti e la loro “pulitura” da dati estranei al progetto e da eventuali “rumori di fondo” che possono produrre delle inesattezze nella restituzione tridimensionale del modello. In questa fase vengono allineate le varie sessioni di rilievo ed ottimizzate.

Dopo queste prime fasi, i rilievi vengono gestiti da software dedicati al dialogo con le piattaforme di modellazione BIM. A seconda della piattaforma software utilizzata e del tipo di risultato che si vuole ottenere (in termini di qualità dei dettagli tridimensionali e di facilità di gestione dei dati), si sceglie se produrre delle mesh tridimensionali texturizzate o delle nuvole di punti che serviranno come riferimento per la successiva modellazione tridimensionale.

Fin da questi passaggi risulta evidente l’importanza di strutturare al meglio le procedure. Molti sono i passaggi critici, che possono creare non pochi problemi se non considerati nella maniera corretta.

Come risulta infatti da recenti studi a livello internazionale , è interessante notare come chi non ha archiviato i dati secondo un flusso BIM abbia incontrato maggiori problemi nel recupero delle informazioni (63%) rispetto a chi l’ha fatto secondo le regole BIM (41%).

Rilievo laser scanner prodotto dal Geometra Franco Lombardi importato in Allplan Scalypso

Flusso BIM

A valle della fase di acquisizione del rilievo, il passaggio successivo è gestito mediante software in grado di importare le nuvole di punti tridimensionali e trasferirne i dati significativi nelle piattaforme di BIM authoring.

Possiamo identificare alcune tipologie di dialogo:

  • Sezioni tipiche da modellare nel BIM authoring.
  • Nuvole di punti ottimizzate e ridotte per essere gestite come oggetti proxy.
  • Meshature texturizzate tridimensionali.

Attraverso i passaggi descritti, possiamo importare nel software di BIM authoring, dei dati elaborabili facilmente.
È importante chiarire che non esiste a tutt’oggi alcuna procedura che permetta automaticamente di trasformare le nuvole di punti in modelli BIM.

La Divisione BIM & Digitalisation Consulting Services di Harpaceas si occupa di supportare organizzazioni pubbliche e private e liberi professionisti appartenenti alla filiera delle costruzioni nel loro percorso di trasformazione digitale e comprende le attività di formazione, implementazione e certificazione BIM.

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