Guardando oltre la crisi
Le soluzione per la prefabbricazione in tempo di crisi
La pesante crisi attuale che, per la prima volta, non è solo una crisi nazionale ma coinvolge l’intero sistema economico mondiale, ha colto di sorpresa un po’ tutti. La conseguente paralisi della domanda del mercato ha privato le aziende del comparto della prefabbricazione delle necessarie indicazioni verso cui orientare l’indirizzo dei nuovi modelli produttivi. La crisi è arrivata dopo anni in cui la prefabbricazione ha spesso puntato sulla politica dei bassi prezzi, perseguita e alimentata da una scriteriata battaglia concorrenziale delle imprese: ciò non ha consentito alle stesse di poter accantonare le indispensabili risorse da destinare alla necessaria ricerca di nuovi modelli e nuove tecnologie. Si è così venuto a creare un ciclo perverso tra la mancanza di commesse e conseguente mancanza di nuove proposte d’indirizzo produttivo.
In altri ambiti, la ricerca sui nuovi materiali e le nuove tecnologie hanno fatto grandi progressi che non sono stati completamente recepiti dalle aziende, anche a causa di ostacoli imposti dalla normativa cogente.
A titolo di esempio, si può citare il caso dei calcestruzzi fibrorinforzati che consentono la sostituzione di tutta o parte dell’armatura tradizionale con benefici che, nella prefabbricazione, valgono triplo. Infatti, oltre al risparmio sulla quantità del materiale impiegato, nelle industrie della prefabbricazione si aggiunge il risparmio sulla manodopera (il fibrorinforzo viene posto in opera con il calcestruzzo) e sulle aree destinate allo stoccaggio delle armature. Ora che il calcestruzzo fibrorinforzato è completamente recepito dall’ultima edizione del Codice Modello del fib, che definisce chiaramente i requisiti prestazionali richiesti, l’auspicio è che venga presto inserito nella nuova versione della Normativa Tecnica per le Costruzioni, in modo che possa diventare un normale materiale per il mercato delle costruzioni, a vantaggio di tutti, produttori e utilizzatori.
Un secondo aspetto fondamentale riguarda le tipologie costruttive. Infatti, finora la prefabbricazione è stata prevalentemente utilizzata per gli edifici industriali e della grande distribuzione e, a differenza di quanto avviene in altri paesi europei, quasi mai per la residenza. Questo certamente è legato ad un aspetto culturale in quanto gli italiani non sono particolarmente disposti ad abitare in edifici prefabbricati, molto probabilmente perché li associano agli edifici industriali. La realtà è invece diversa, in quanto la prefabbricazione può produrre edifici di grande qualità e design, nel pieno rispetto degli standard energetici che, nell’ambito di una produzione industrializzata, consentirebbero una significativa riduzione dei costi. Se si pensa all’importanza che ora assume la durabilità delle strutture che, per legge, devono avere una vita nominale non inferiore ai 50 anni, e che la durabilità delle strutture prefabbricate è garantita dall’alta qualità dei materiali impiegati, probabilmente qualche rinuncia alla massima libertà formale dell’architettura sarebbe pienamente giustificata dai vantaggi forniti da una struttura a bassi consumi energetici e ridotti costi di manutenzione.
Un terzo aspetto riguarda alcuni edifici pubblici, come le scuole e gli ospedali. Molti di questi edifici sono stati costruiti durante la ricostruzione del secondo dopoguerra, con normative che avevano requisiti prestazionali ben inferiori a quelli attuali e che non prevedevano la sicurezza sismica. Molti di questi edifici hanno raggiunto o superato la vita utile prevista dalla normativa, sono vulnerabili al terremoto e manifestano evidenti segni di degrado. Come richiesto da più soggetti, si dovrebbe procedere con urgenza alla riqualificazione di questi edifici, adeguandoli ai nuovi requisiti di sicurezza e funzionali, ove possibile, o demolendoli per costruirne di nuovi. Anche in questo caso la prefabbricazione potrebbe dare una risposta all’altezza del contesto attuale, limitando i costi e, soprattutto, i tempi di realizzazione.
Un ultimo aspetto riguarda il concetto di prefabbricazione che in Italia è stato quasi sempre associato alla struttura completa, all’edificio “chiavi in mano”. Viceversa, la prefabbricazione potrebbe fornire con successo componenti industrializzati per l’edilizia tradizionale, come pannelli isolanti, tamponature idonee per il funzionamento sismico dell’edificio, singoli elementi strutturali.
Tutte queste potenzialità possono essere messe a frutto con investimenti sulla ricerca, innovazione e con la comunicazione. Purtroppo, il clima di sfiducia che si è diffuso fra i produttori non agevola però quella necessaria coesione collaborativa con chi, come il CTE, ha il compito di censire e diffondere la cultura di settore. Infatti, la missione del CTE è sempre stata quella di diffondere una cultura tecnica nel settore della prefabbricazione in calcestruzzo, sia tramite una periodica informazione sui risultati della ricerca scientifica e dell’applicazione delle nuove normative ma anche dando risalto a tutte le innovazioni di processo che l’industrializzazione edilizia realizzava in ogni ambito produttivo. L’attuale penuria di risorse economiche sta limitando ogni nuova ricerca, data la necessità di ridurre ogni possibile costo. E in questo clima sembra che prevalga solo l’attesa.
Proprio per questo oggi l’attività del CTE resta ancora particolarmente preziosa e attuale, poiché solo nella ricerca di nuove conoscenze può ritrovarsi la linea d’indirizzo di una futura ripresa. Naturalmente tutto questo non può prescindere da una rinascita della domanda, poiché tradizionalmente, proprio da questa, il comparto della prefabbricazione in calcestruzzo ha storicamente sempre tratto gli stimoli necessari a garantire il suo costante progresso. A questo requisito devono però pensare persone che hanno altre altissime responsabilità per la nostra nazione.
Crediamo che in questo contesto il compito primario del CTE debba essere rivolto ad un maggior coinvolgimento di tutti gli operatori del settore, per aiutare l’intero comparto ad individuare quei necessari nuovi indirizzi di sviluppo su cui orientare la loro futura operatività, non appena il mercato darà gli indispensabili segni di ripresa.
Il CTE è sempre disponibile a offrire questo servizio agli operatori del settore.