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Gli Accidenti del BIM

Gli Accidenti del BIM

La Digitalizzazione si pone, ai giorni nostri, come la promessa tesa a reinventare, a riconfigurare, a riformare il Settore delle Costruzioni in Settore dell'Ambiente Costruito.
In altre parole, l'istanza forte che si manifesta a livello globale tende a uno straordinario recupero di produttività e di reputazione da parte della Construction Industry.

Vi è, però, da dire che i due poli della Grande Trasformazione sono incentrati principalmente sulle Opere Infrastrutturali (in parte non trascurabile da realizzarsi nei mercati estraeuropei) e le Agglomerazioni Urbane (cosa parzialmente forse diversa dalla ritrovata centralità della città in Europa).
Comunque sia, la rilevanza che in Italia si è attribuita al Costruito (non solo «monumentale» e, peraltro, secondo una accezione sistemica ed estesa del Bene Edificato e Paesaggistico) non può essere liquidata attraverso soluzioni sbrigative come la Edilizia di Sostituzione o la Prefabbricazione Semi-Pesante applicata agli involucri esistenti, utilizzando la necessità di migliorare le prestazioni energetiche e strutturali degli edifici.
In queste ipotesi, infatti, riecheggia una idea tradizionale di Industrializzazione, troppo letterale per presentarsi come inedita, tanto più in un'epoca in cui la Cultura Industriale ambisce a superare il Post e il Neo Industrialesimo.
In a,tra termini, la stessa nozione di «sostituzione», oltre a richiedere una revisione critica anche dell'Edilizia Condominiale degli Anni Cinquanta e dell'Invenduto degli Anni Duemila, implicherebbe la rivisitazione del Prodotto Immobiliare.
La Digitalizzazione, sostanzialmente, si produce, in qualità di una promessa, sotto la forma della Automazione (o meglio, della Autonom(izz)azione e della Disintermediazione, nel senso di generazione del valore ottenibile con la riduzione degli sprechi e l'aumento dell'efficacia.
Aziende uberizzanti, Cobot e Motori di Intelligenza Artificiale, al contempo, sono, però, sinonimo di sottrazione di lavoro umano, qualificato o meno, rappresentando in ciò una minaccia, non solo in ambito manifatturiero (Industry 4.0), ma anche terziario (Digital Banking).
Ciò spiega perché si utilizzi il gioco di parole basato sulla (R)Evolution, a indicare una incertezza tra Innovazione Incrementale e Innovazione Radicale.
Fatto sta che Airbnb, ad esempio, va a proporre un uso alternativo della. (seconda?) casa in proprietà - così mettendo in discussione la priorità della detenzione esclusiva del Bene Immobiliare - e determina, a livello urbano, fenomeni contestati di gentrification: a Berlino come a New York.
Il BIM, come epifenomeno influente della Digitalizzazione, «rivoluzionerebbe», a sua volta, il Settore delle Costruzioni: così come la Quarta Rivoluzione Industriale sembra essere anch'essa eversiva, nascendo, però, come un Processo di Re-Industrializzazione dell'Occidente.
Sotto questa prospettiva, l'elemento più controverso risiede nel suo valore di novità assoluta, quale superamento del fordismo e del taylorismo, così come essi si sono manifestati anche nelle loro modalità maggiormente antitetiche, quali, ad esempio, quelle proposte dal toyotismo.

È ovvio che un simile rivolgimento non possa che essere «inevitabile», ma non di rado si ha l'impressione di non capire appieno che cosa sia in esso ineludibile.
Il 3D BIM - si usa apposta questa locuzione - non è, ovviamente, l'unica manifestazione della Digitalizzazione nel Settore delle Costruzioni (dalla produzione additiva ai macchinari a guida autonoma, dai dispositivi indossabili di realtà mista alla gamificazione), ma sicuramente risulta la più diffusa e popolare.

Molto spesso si ode sostenere che il cosiddetto BIM debba necessariamente consistere di entità tridimensionali provviste di elementi alfanumerici, sottintendendo forse che la I di Information designi quest'ultimo aspetto, mentre la M di Modelling designi la componente geometrico dimensionale.
Questa opinione non considera, tuttavia, che, la geometria complessa possa essere generata attraverso script, mediante algoritmi, oltre al fatto che gli aspetti strettamente geometrici siano influenti nelle simulazioni energetico-acustiche, oltre che, ovviamente, nei computi metrici.
Sotto questo profilo, la natura del dato numerico indebolisce la distinzione tradizionale tra ambiti che si vorrebbero separati, oltreché la nozione stessa di documento, a cui per molto tempo ancora sarà difficile rinunciare per via giuridica.
Occorre, inoltre, rimarcare che il processo informativo richieda un continuo aggiornamento di flussi (tanto più allorché il cespite originale sia sensorizzato) e che la modellazione rimandi, appunto, alla nozione di modello (di funzionamento del bene immobiliare o infrastrutturale), anziché alla rappresentazione.
Più in generale, chi si occupa di BIM tende a divenire, al momento, un generatore di flussi informativi che scorrono tra i diversi applicativi e, in avvenire, un analista ed elaboratore di dati.
Queste considerazioni sono necessarie per iniziare una riflessione non frettolosa intorno a un grande rischio che la Bimizzazione del Processo Edilizio (espressione, va da sé, orrenda), non solo della progettazione, comporta.
E' palese, in effetti, come la interpretazione prevalente, anche da parte di molti di coloro che operano più intensamente con gli strumenti del BIM (usiamo sempre locuzioni improprie), propenda verso un adattamento delle loro logiche al modo tradizionale di commissionare, di progettare, di eseguire, di manutenere, di gestire le opere.
Tra l'altro, è curioso constatare che gli Strumenti siano sempre ed esclusivamente quelli del Model Authoring (della produzione modellistica) e che i loro protagonisti siano prevalentemente i Progettisti.
I software di Space Programming e di Code&Model Checking, oltre che di Crowd Simulation, si situano, infatti, a metà strada tra Committenza e Progettazione.
Prima di tutti, sta, infatti, la Committenza che, sovente, non avendo alcuna esperienza pratica di Metodi e di Strumenti, si accinge a richiedere ciò che la tecnologia non è neppure in grado di offrire oppure, all'inverso, rinuncia esplicitamente a chiedere alcunché nei termini specifici, limitandosi a formulare istanze generiche.
Si pone, qui, un interrogativo determinante sulla effettiva capacità della Committenza, Pubblica e Privata, di definire computazionalmente il Brief, vale a dire quello che è variamente denominato Documento Preliminare alla Progettazione o Documento di Indirizzo Preliminare, non raramente redatto con una certa approssimazione o, addirittura, non configurato.
Quello che, infatti, appare dirimente sta nella logica intrinseca della Digitalizzazione, che tende a enfatizzare la univocità e la tracciabilità di ciò che si richiede e si produce, con tutto quello che ne consegue in termini di proprietà e di validazione, oltre che di sicurezza, del dato.
Certo, sarà ben possibile mettere a disposizione un Capitolato Informativo, conforme alla norma UNI 11337-6, puramente formale o, più probabilmente, legato ai protocolli di scambio informativo, ma ciò non sposterà di molto gli equilibri attuali.
Paradossalmente, sono i contenuti dei livelli di progettazione, specie per quanto concerne il progetto di fattibilità tecnico-economica, a spostare i carichi di progettazione anticipando, secondo lo spirito del BIM, alcune decisioni, come in nuce implicito nella logica stessa degli strumenti in oggetto.
Al contempo, tuttavia, il dispiegamento dei Requisiti Informativi da parte della Committenza e le Analisi Comparative del Livello Iniziale della Progettazione, certamente digitalizzabili, nel senso della loro traduzione computazionale, si confrontano con il modo di pensare l'idea architettonica che è influenzata da schizzi e da modelli analogici che tendono a sottrarsi al contesto riduzionista sopra citato.
È da notare come, peraltro, la presenza dell'Esistente, anche nel caso del terreno vergine (o di opere da demolire, eventualmente in concomitanza con terreno soggetto a bonifiche) implichi che l'Asset Information Model faccia parte del Capitolato Informativo e che la sua granularità dipenda dal gioco che intercorre tra Committente e Progettisti.
È palese come questi conflitti potenziali siano in grado di generare valore qualora la tensione tra l'approccio computazionale della Domanda e quello analogico proprio dell'Offerta, nella fase morfogenetica dell'ideazione, sia correttamente affrontato.
In caso contrario, laddove i Requisiti Informativi siano mal posti o laddove il Capitolato Informativo sia troppo regolativo, la concezione introdurrà una discontinuità, uno iato, che sarà solo formalmente ripreso con la riconduzione degli schizzi o di altro al Modello Informativo.
Quello che si rischia, però, è di incorrere nel grossolano errore di credere che un Modello Informativo debba condurre al più presto possibile al maggior grado di dettaglio.
Ciò, anzitutto, perché la granularità non necessariamente deve avanzare contemporaneamente per la parte geometrico alfa numerica e per quella geometrico dimensionale simmetricamente, ma, soprattutto, in quanto la questione dei Livelli di Definizione o di Sviluppo risulta spesso fuorviante e, comunque, si attui più per comparazione discreta che per misurazione continua.
Il fatto che spesso si ricorra a entità segnaposto, in realtà, testimonia come non esistano vere e proprie librerie di oggetti intermedi e come l'evoluzione della progettazione avvenga spesso in ecosistemi digitali più tradizionali, per essere successivamente tradotta, trasposta in altro contesto operativo, ma anche culturale.
Per prima cosa, occorre domandarsi se veramente la concezione tridimensionale di ciò che esiste, per essere conservato o trasformato, oltre che di ciò che dovrà essere immaginato, sia dirimente al fine di «produrre» nella Progettazione ciò che si realizzerà realmente solo nella Esecuzione.
Ciò vale tanto per il Committente, che immagina almeno le unità funzionali spaziali che saranno, ma non solo, oltre che i cespiti esistenti, quanto per i Progettisti, che sono chiamati a concretare le loro idee nei confronti di chi gliele ha commissionate.
Al momento presente, gli oggetti, bi- oppure tri-dimensionali che siano hanno, in particolare, una loro identità parametrica e dimensionale che conferisce loro una veridicità, perlomeno apparente.
Il punto è che la rincorsa all'anticipazione non consiste esclusivamente nell'antecedere scelte progettuali che, altrimenti, si sarebbero differite, ma è il fatto che la mancata dilazione (ad esempio, dai Progettisti agli Esecutori) costringe i primi ad assumere le logiche dei secondi.
Tra l'altro, tutta la questione progettuale tradizionale è focalizzata sulla definizione degli elementi costruttivi, di diversa natura, a iniziare dal rilievo digitale del costruito in avanti.
Di conseguenza, il Modello Informativo che si predispone (in verità, i Modelli da federare, da assemblare, da sincronizzare) dovrebbe conferire coerenza e validità (validazione) a un progetto che si pretende essere ormai già prodotto immobiliare.
Eppure, l'anticipazione di cui si parlava in precedenza, in assenza di forme «collaborative», come per l'Appalto Integrato, rappresenta una condanna, per i Progettisti, a sostituirsi all'immaginario dei Costruttori.
Tutto il contrasto all'Appalto Integrato, così come alle Società di Ingegneria, da parte delle Professioni Tecniche avrà senz'altro un sicuro fondamento giuridico, ma riflette innegabilmente una riluttanza ad affrontare sino alle estreme conseguenze le criticità culturali e organizzative che la Digitalizzazione impone.
Non si scordi che negli Stati Uniti il BIM ha generato una discussione intensa sulla Identità e sullo Statuto dell'Architetto Rinascimentale, scomodando l'Alberti e il Brunelleschi, mentre in Europa tutto ciò è passato in silenzio.
Ciò che sconvolge questo assetto precario è, però, l'evoluzione del Prodotto Immobiliare, poiché se si pone al centro dell'attenzione l'Utente, la eventuale disponibilità di un Ambiente Immersivo capace di simulare le diverse sensorialità potrebbe rendere, per paradosso, definitivo un progetto prestazionale definito morfologicamente, in cui gli Occupanti possano valutare singolarmente e collettivamente il loro stato di fruizione e le modifiche da apportare.
Lo User Centrism contemporaneo ha, tuttavia, assai scarsa comunanza con un approccio realmente partecipativo e circolare, poiché è l'Occupancy al vertice delle attenzioni, vale a dire, lo studio del modo migliore per utilizzare il Bene Immobiliare.
Non si è abbastanza meditato su che cosa comporti l'Occupancy in termini di Servitizzazione del Bene Immobiliare: non si tratta, ad esempio, solo di individualizzare le condizioni microclimatiche come per la Fondazione Agnelli di Carlo Ratti, ma pure di configurare sartorialmente gli Uffici di WeWork, attraverso reti neurali, machine learning, cognitive computing.
Non si tratta semplicemente di ricorrere alla Domotica per agire sulla Smart Home, come fanno ormai gli Over-The-Top, si tratta di chiedersi, come fanno Luca Molinari o Simone Sfriso, che cosa sia diventata la House.
Nel Bene Immobiliare Culturale, così come nel Cespite Nuovo, sembra forse che il Tangibile debba soccombere all'Immateriale: se il funzionamento dei flussi occupativi nelle forme degli spazi dovesse prevalere.
In ogni modo, la disponibilità di una perfetta interoperabilità tra Ambienti di Modellazione e Ambienti di Calcolo, lungi dal rappresentare un mero efficientamento delle prassi progettuali, risponderebbe a quella molteplicità di opzioni che sono tipiche del primo livello di progettazione.
Nei fatti si introdurrebbe una modalità probabilistica del tutto affascinante, ben più della generazione di forme complesse, come dimostra l'utilizzo crescente che di questi strumenti si fa per semi automatizzare o almeno per potenziare processi decisionali nella progettazione, a prescindere dalla Smart Geometry e dall'accezione acquisita di Computational Design e di Digital Fabrication.
In ogni modo, questa impronta probabilistica dispiega la maggiore valenza nella Gestione del Cantiere Sensorizzato, Interconnesso, Socializzato Digitalmente, proprio perché esso è aleatorio per eccellenza e solo un Sistema di Metriche attuato in Tempo Reale può consentirne il governo.
Misurabilità e Variabilità sono, dunque, cifre caratterizzanti della Digitalizzazione e, in se stesse, appaiono sconvolgenti per gli abiti mentali degli operatori medi.
Questa variabilità continuerebbe nella Gestione dell'Opera, poiché le proprietà attribuite univocamente agli oggetti in sede progettuale con atto discreto, si aggiornerebbero in continuo grazie ai sensori posti in opera (ma non solo sull'Opera, anche sugli Abitanti: e, in particolare, tramite gli scambi informativi tra di essi, utilizzati come generatori di grandi moli di dati).
Andando a trarre alcune conclusioni, è molto difficile sostenere che, anche nella sua versione maggiormente graduale, la Digitalizzazione si ponga come «temperata» per gli assetti consolidati, ma traballanti, del Settore.
Allo stesso tempo, però, essa tende a un massimalismo «eversivo» che, talvolta, può essere eccessivamente riduzionista.
L'interpretazione più realistica, se si prendesse a riferimento la saga precedente dell'Industrializzazione Analogica, potrebbe prevedere una diffusione parziale di elementi innovativi, isolati in se medesimi, e ricondotti entro un quadro resiliente.
Nel momento in cui del BIM e della Digitalizzazione si discute in termini di Metodi e di Processi si afferma implicitamente la loro assenza e la loro necessità. Ma ciò significa consolidare un paradigma esistente, poco popolare alle nostre latitudini.
Epperò, non sono tanto il Metodo o il Processo a contare, bensì il Prodotto e l'Identità.
Questi sono, in definitiva, i Percorsi Accidentati con cui confrontarsi.

 

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