Calcestruzzo Armato | Materiali e Tecniche Costruttive
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Giovannoni e il beton armè nell'architettura di Peroni

Questo approfondimento intende offrire una riflessione critica sulle pratiche di utilizzo del sistema in cemento armato nello stabilimento Peroni e sul ruolo principale dell'azienda Ferrobeton e del suo sistema Weyss & Freitag nella storia di questo progetto.

Fabbrica Birra Peroni: cemento armato e design per impianti

La fabbrica Birra Peroni, fondata all'inizio del Novecento nel quartiere Salario di Roma, è una delle più note tra le opere architettoniche progettate da Gustavo Giovannoni ed è l'unica della sua esperienza che può rientrare nel campo specialistico del design per impianti. Lo stabilimento della Birreria Peroni realizzato in via Alessandria nel 1913 è anche la prima architettura in cemento armato dell'intero complesso industriale, ma generalmente la sua realizzazione è associata all'applicazione tecnologica del sistema Hennebique e all'attività della Ditta Porcheddu, che fu la principale agenzia della famosa azienda francese.

Gustavo Giovannoni: l'uso del sistema Hennebique per il complesso di Birra Peroni

Nell’ambito degli studi sull’attività professionale svolta da Gustavo Giovannoni per la Birra Peroni di Roma, noto complesso industriale sorto nel quartiere Salario a partire dal 1898 e dismesso nel 1971, è abbastanza consolidato il riferimento al cosiddetto “sistema Hennebique” per richiamare il ricorso del progettista alla tecnologia del cemento armato nella realizzazione di alcune strutture della fabbrica [Zucconi 2001, Neri 2018; Licordari 2019].

Ciò nonostante, relativamente alla fase di graduale ampliamento dello stabilimento romano più propriamente giovannoniana (1901-1913), prove documentali della effettiva applicazione del sistema costruttivo brevettato dall’ingegnere François Hennebique non sono ancora emerse. Anzi, le poche fonti storiche a stampa sull’argomento testimoniano la presenza di progettisti che pur essendo accreditati dalla Hennebique, come Italo Chiera, adoperarono brevetti nazionali e di imprese costruttrici, come la Ferrobeton, che adottarono sistemi internazionali alternativi a quelli utilizzati dalla Porcheddu, principale concessionario italiano della società francese [Nelva-Signorelli 1990, Iori 2001]. Tali testimonianze trovano inoltre pieno riscontro tra le carte dell’archivio aziendale della Birra Peroni S.p.A. [Brignone 2001], che a distanza di venticinque anni dal suo riordino non è ancora stato oggetto di studi sistematici volti ad approfondire l’architettura della fabbrica di Roma-Salario.

Come si è già avuto modo di chiarire in altra sede, gran parte dei riferimenti di interesse storico-architettonico ai documenti conservati presso questo archivio aziendale è infatti tratta da una delle poche copie in circolazione di un album illustrato di carattere promozionale, edito dallo stabilimento artistico “G. Modiano & C.” di Milano per conto della stessa Peroni e datato intorno agli anni 1910-1912 [Parisi 2019].

Viceversa, già solo scorrendo l’inventario a stampa dell’archivio, molteplici sono le fonti documentarie che consentono di approfondire, e in qualche caso anche di sciogliere, i vari nodi critici ancora irrisolti della storia della fabbrica.

Dalle complesse procedure di acquisizione dei lotti interessati dall’insediamento produttivo, compresi gli immobili già realizzati alla fine dell’Ottocento e destinati ad alloggi per i dipendenti, alle fasi di primo impianto dello châlet a padiglioni lignei e del primo Sudhaus; dai primi progetti per la “Ghiacciaia Romana” e dai viaggi dell’ingegnere Giuseppe Latmiral condotti negli Stati Uniti d’America per studiare i moderni impianti frigoriferi e birrifici, a testimonianza del più ampio panorama di modelli al quale è possibile riferire l’esperienza progettuale di Giovannoni, alla pluriennale collaborazione tra lo stesso Giovannoni e lo studio di ingegneria «Angelo Ugo Beretta e Alfredo Palopoli», fino alla numerosa documentazione tecnica (disegni esecutivi, stime, collaudi, perizie) prodotta da alcune delle principali imprese impegnate, nell’Italia dei primi decenni del Novecento, nella promozione e nella diffusione del calcestruzzo armato nel campo dell’architettura industriale, come la Gabellini e la citata Ferrobeton [Parisi 2017].

Proprio con riferimento a uno dei temi centrali del presente volume collettaneo, nelle pagine che seguono si dà conto degli esiti di un primo saggio di scavo archivistico condotto tra le carte della Società Peroni, approfondendo in particolare le dinamiche costruttive del corpo edilizio di via Alessandria, realizzato nel 1913 con una struttura portante in cemento armato (sistema Wayss & Freytag) e considerato una delle opere più significative della breve esperienza maturata da Giovannoni nel campo dell’architettura industriale [Racheli 1978-79; Racheli 1993].

Ing. Giuseppe Merli, “Progetto di sistemazione dei Fabbricati Bossù e di costruzione di nuove Tettoie in via Ancona per uso Fabbrica di Ghiaccio e Neve artificiale”, 18 settembre 1898 (ASBP, Affari Generali, b. 1, fasc. 2)
Ing. Giuseppe Merli, “Progetto di sistemazione dei Fabbricati Bossù e di costruzione di nuove Tettoie in via Ancona per uso Fabbrica di Ghiaccio e Neve artificiale”, 18 settembre 1898 (ASBP, Affari Generali, b. 1, fasc. 2).

Le prime tracce di béton armé nella fabbrica Peroni

Sull’uso del cemento armato nelle strutture della fabbrica Peroni fu lo stesso Giovannoni a fornire dettagli utili attraverso due articoli a stampa, rispettivamente nel 1904 e nel 1915.

Il primo articolo, suddiviso in due parti, apparve nel luglio 1904 sui fascicoli 27 e 29 del «Bollettino della Società degli Ingegneri e Architetti italiani» [Giovannoni 1904a; Giovannoni 1904b]. Si tratta di una dettagliata relazione sulle architetture e sugli impianti che la società Birra Peroni aveva realizzato nel quartiere Salario fino a quella data e che erano stati oggetto di una visita in occasione del congresso romano della Società degli Ingegneri e Architetti Italiani. A testimonianza del ruolo a tutto campo svolto in questa esperienza progettuale, Giovannoni si soffermò sia sui singoli macchinari e sulle varie fasi del ciclo produttivo, sia sullo spazio architettonico e sui materiali edilizi, descrivendo in successione la Fabbrica di Ghiaccio, le celle refrigeranti, la Fabbrica di Birra, la Birreria, quest’ultima destinata alla degustazione del prodotto finito.

Particolare attenzione fu rivolta appunto alle prime applicazioni del cemento armato, che fino a quel momento erano state limitate alla realizzazione di due strutture ausiliarie ed esterne ai luoghi della produzione vera e propria. Nel primo caso si trattava di due tettoie in cemento armato realizzate a protezione dell’ingresso del complesso su via Mantova, tra la fabbrica del ghiaccio e quella della birra. In entrambe, la copertura a doppia falda era costituita da un lastrone di 3 cm di spessore, al quale erano collegate, mediante legature di filo di ferro, le capriate sottostanti, a loro volta composte da membrature di sezione pari a 6x6 cm.

Nel secondo caso si trattava invece di una struttura più complessa, concepita come una «galleria in cemento armato» aperta verso il cortile esterno prospiciente la piazza Principe di Napoli (oggi piazza Alessandria) e collegata alla Bierhalle, il padiglione principale della birreria. La galleria (o «veranda») era caratterizzata da telai di «travature […] a traliccio» e pilastrini in cemento armato di sezione 14x14cm posti ad un interasse tale da formare un porticato di dodici campate, con un corpo poligonale centrale sporgente.

Le stesse travature erano impiegate come balaustre, sia al piano terra che sul terrazzo superiore, il cui solaio in cemento armato fu collaudato con un carico di prova costituito da
«una folla di 70 uomini che occupava 15 m2»
.

Ingg. Giuseppe Merli e Italo Chiera, Dettagli (prospetto e sezione) della galleria in cemento armato nella Birreria Peroni, 5 gennaio 1903 (ASBP, Affari Generali, b. 14, fasc. 96).
Ingg. Giuseppe Merli e Italo Chiera, Dettagli (prospetto e sezione) della galleria in cemento armato nella Birreria Peroni, 5 gennaio 1903 (ASBP, Affari Generali, b. 14, fasc. 96).

Per la progettazione e la direzione dei lavori delle tettoie la Peroni si avvalse dell’opera dell’ingegnere Italo Chiera, mentre per la progettazione e la direzione dei lavori della galleria fu lo stesso Giovannoni ad attribuirsi la piena paternità dell’opera, sebbene in alcuni disegni tecnici figurino anche le firme degli ingegneri Chiera e Giuseppe Merli.

Entrambe le strutture furono eseguite dalla ditta Gabellini e C., che utilizzò il proprio “sistema” di cemento retinato sia per la copertura delle tettoie sia per il terrazzo della galleria [Giovannoni 1904b, p. 859].
In definitiva, come emerge chiaramente da questo primo documento a stampa, per quanto riguarda i vari corpi della fabbrica realizzati fino al 1904, nonostante la presenza di Chiera, è da escludere ogni riferimento diretto al sistema Hennebique.

Infatti, a meno della birreria (châlet), caratterizzata da strutture in prevalenza di elementi lignei (pitch-pine e rovere), e compreso il Sudhaus, compiuto più tardi sul luogo della precedente fabbrica di birra demolendo anche lo stesso châlet, fino ai primi anni dieci del Novecento tutti i corpi edilizi del complesso produttivo della Peroni furono realizzati con strutture portanti in muratura, limitando l’uso del cemento armato a pochi componenti.

Ingg. Gustavo Giovannoni e Angelo Ugo Beretta, “Società Birra PeroniGhiaccio e Magazzini frigoriferi. Ampliamento dello Stabilimento. Sezione C-D”, 30 ottobre 1907 (ASBP, Affari Generali, b. 15, fasc. 105).
Ingg. Gustavo Giovannoni e Angelo Ugo Beretta, “Società Birra PeroniGhiaccio e Magazzini frigoriferi. Ampliamento dello Stabilimento. Sezione C-D”, 30 ottobre 1907 (ASBP, Affari Generali, b. 15, fasc. 105).

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INDICE

  • I “sistemi” della Ferrobeton nell’edificio di via Alessandria
  • Conclusioni
  • Bibliografia

Questo articolo è tratto dalle MEMORIE di CONCRETE 2022, sesta edizione della manifestazione

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