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GIANVITO GRAZIANO - GEOLOGI : basta demandare al cantiere la modifica di progetti inadeguati

x UNI la qualità di un progetto è definita come l'insieme delle caratteristiche che ne determinano la capacità di soddisfare esigenze espresse o implicite contenute nel programma d’intervento Norma UNI 10722-1

GIANVITO GRAZIANO - PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEI GEOLOGI:

basta demandare al cantiere la modifica di progetti inadeguati 

Ho letto di recente su queste vostre pagine le note del Prof. Arlati ( goo.gl/zeJHk2 )sulle linee del Governo riguardo la regolamentazione degli appalti pubblici, dalle quali emergono alcune interessanti riflessioni sul ruolo della progettazione esecutiva nel nuovo processo "trasparente" di gestione degli appalti.

Si sottolinea in quelle note la necessità di "qualificazione, pregnanza, completezza e trasparenza della progettazione esecutiva", quali elementi inderogabili per la qualità dei risultati e la certezza dei tempi e dei costi del processo.

Allo stesso tempo il Prof. Arlati si chiede giustamente chi ha le competenze e le prerogative per operare in tal senso, se il Governo ha in mente una politica tecnica per innovare la progettazione esecutiva e, non ultimo, quale ruolo giocano gli Ordini professionali.

Per quanto mi riguarda credo, purtroppo, che da troppo tempo i Governi che si sono susseguiti non abbiano mai avuto in mente una politica per innovare non solo la progettazione esecutiva, ma l'intero settore dei lavori pubblici

Lo testimonia il contesto del Codice dei contratti, una norma complicata ogni giorno da modifiche ed integrazioni.

Il problema della buona progettazione poi non se lo sono posti neanche quando, a valle dell'abolizione delle tariffe minime, si invocava da più parti uno scadimento delle prestazioni professionali e dunque un abbassamento delle soglie di qualità dei progetti.

Ma proprio sul concetto di qualità dei progetti bisogna per prima cosa mettersi d'accordo. La qualità di un progetto o di un’opera realizzata rappresenta l'esito finale di un processo molto articolato che rende difficoltosa l’individuazione di parametri oggettivi. L’incidenza del luogo e del contesto in cui si opera, di volta in volta differenti, così come l’unicità di un edificio, di un manufatto o di un territorio, sono solo alcuni degli aspetti che giustificano tale difficoltà.

Il progetto è frutto di una attività in cui la sfera intellettuale e la capacità organizzativa sono aspetti complementari e si configura, per sua natura, in modo del tutto diverso rispetto ai processi industriali da cui deriva il concetto stesso di qualità, essendo il prodotto di azioni riconducibili alla necessità di gestire problematiche, criticità varie, competenze differenti, in cui la qualità del gruppo di progettazione gioca un ruolo certamente decisivo. L’atto mentale di produzione di idee nasce e si sviluppa attraverso una fase in cui il gruppo di progettazione arriva, per successive approssimazioni, a quelle che saranno le scelte finali.

La qualità del progetto si traduce allora nella capacità di conferire al progetto stesso caratteristiche di coerenza con il contesto esterno, di conformità delle scelte, e, non ultima, di soddisfazione delle esigenze della committenza e della comunità alla quale l'opera è destinata.

Proprio con riferimento a quest'ultima caratteristica, sottolineo che in ambito UNI la qualità di un progetto è definita come l'insieme delle caratteristiche che ne determinano la capacità di soddisfare esigenze espresse o implicite contenute nel programma d’intervento (rif. Norma UNI 10722-1 Qualità del progetto).

La norma UNI definisce quattro differenti categorie di qualità, in relazione ad una pluralità di soggetti:

  • la qualità rispetto all’utente finale dell’opera, derivante dai suoi bisogni e dai vincoli d’uso;
  • la qualità rispetto ai committenti e ai gestori dell’opera, sia sotto il profilo tecnico (manutenzione, sicurezza, ecc.), sia sotto quello economico lungo l’intero ciclo di vita dell’opera;
  • la qualità rispetto alla collettività, derivante dalle condizioni d’inserimento ambientale e dall’utilizzazione delle risorse;
  • la qualità rispetto alla catena degli operatori interni al processo realizzativo, a partire dalla fase della progettazione.

Ne discende che la qualità non definisce, come si è spesso portati a credere, un parametro di eccellenza, ma si determina piuttosto sulla base di obiettivi plausibili, per raggiungere i quali occorre sapere organizzare un ordinato sviluppo delle attività, minimizzando gli oneri dovuti ad errori ed a sprechi.

Non è più possibile demandare al cantiere la modifica di progetti inadeguati o inesatti, che non soddisfino a requisiti di compatibilità, produttività, prevenzione dei rischi, sostenibilità, soddisfazione del cliente, immagine. Non è più possibile ricorrere a perizie di variante per coprire, nel migliore dei casi, errori progettuali anche gravi.

Evitare che ciò accada compete ai progettisti e ai controllori, in entrambi i casi ai professionisti. Ed è qui che interviene il ruolo degli Ordini professionali, quello di lavorare per elevare la qualità delle professioni e di indirizzare i propri iscritti verso la qualità delle prestazioni.

Tra i fattori strategici la frontiera da perseguire appare quella di una certificabilità permanente delle conoscenze, ossia formazione continua, elevata attenzione per le istanze di qualità e contestuale certificazione dei servizi, che dovranno concretizzarsi soprattutto in termini di efficienza e orientamento al cliente. L’Unione Europea da una grandissima rilevanza all’apprendimento permanente, strumento fondamentale per adeguare le competenze professionali ai rapidi mutamenti scientifici, tecnologici e sociali, assicurando proprio la qualità delle prestazioni. L’U.E. considera i servizi professionali un settore chiave dell’economia ed ha assunto in questi anni direttive ed orientamenti volti a stimolare una maggiore modernizzazione del settore.      

Dal canto loro le Associazioni di rappresentanza professionale europee avevano elaborato già nel 2004 a Madrid un testo, denominato “Dichiarazione di Madrid delle professioni intellettuali”, in seno alla quale erano stati delineati i principi per uno “Statuto europeo delle professioni intellettuali”.

Esso è basato sulla identificazione di competenze che, a tutela della collettività, richiedano per il loro esercizio il possesso di capacità e saperi (anche nel caso di attività svolte nell’ambito di strutture amministrative o imprenditoriali); sul rigoroso accertamento delle capacità e dei saperi dei soggetti che esercitano tali attività; sulla sottoposizione dei professionisti a norme deontologiche atte a regolarne l’attività in modo concorrenziale, nel rispetto degli interessi generali.

Gli Ordini professionali hanno chiaro quanto sia urgente l’assunzione di strategie adeguate, facendo leva soprattutto sulla crescita dei saperi (ricerca, innovazione e formazione), e quanto il tema della qualificazione del capitale intellettuale appaia centrale. Noi geologi lo abbiamo compreso da tempo ed è per questo che abbiamo avviato già nel 2008 il nostro processo di aggiornamento professionale, dunque ben prima che la legge lo imponesse.

Nelle migliaia di eventi formativi organizzati non si è discusso solo di tecnologia e scienza, ma di legalità, etica, deontologia, persino di matrici morali, perché è sin troppo evidente che i servizi professionali che rientrano nella sfera delle nostre competenze, dal campo delle costruzioni in zona sismica, a quelli della tutela e della salvaguardia ambientale, a quelli della prevenzione dei rischi naturali, costituiscono un insostituibile strumento di tutela di alcuni diritti fondamentali dei cittadini, quello alla salute come quello della sicurezza, che presuppongono quel soddisfacimento dei requisiti di compatibilità, di sostenibilità e di soddisfazione della collettività che stanno alla base della qualità.

Ma non basta aver intrapreso un percorso di aggiornamento professionale e di stimolo verso i professionisti per raggiungere gli obiettivi prefissati. La qualità deve far capo intrinsecamente al gruppo di progettazione, nella consapevolezza che la quantità di discipline e di soggetti che concorrono oggi alla determinazione di un progetto impone un’istanza di controllo anche da parte degli stessi progettisti, che devono trovare all’interno del progetto la propria matrice di qualità. Così come nella fase dei controlli deve estrinsecarsi l’analisi qualitativa dei contenuti progettuali, in quanto l’istanza di qualità diventa appannaggio della committenza attraverso le procedure di validazione.

Noi Ordini, nell'esserci configurato un ruolo di modernità che va ben oltre la riforma, cerchiamo di svolgere la nostra parte anche in questa direzione.

Ma lo sforzo non può essere demandato ad alcuni, ma deve essere necessariamente quello di un Paese che sappia prefigurarsi modelli da seguire, che sia capace di raggiungere grandi risultati attraverso la legalità e non quello che troppe volte ha dato di se la peggiore immagine e che lo ha portato a non possedere più alcuna rendita di posizione.

Dobbiamo fare di più, è vero, ma facciano qualcosa anche quelle istituzioni alle quali, avendo competenza sulle infrastrutture, è demandato il ruolo di dettare le regole. Mi sembra che alcune di esse prestino poca attenzione a queste questioni.

 


PER RILEGGERE L'ARTICOLO DEL PROF. ARLATI SUL PROGRAMMA DEL GOVERNO SUL CODICE DEGLI APPALTI PUBBLICI E L'IMPORTANZA DEL PROGETTO ESECUTIVO: goo.gl/zeJHk2


TAG: Norma UNI 10722-1, PROGETTO ESECUTIVO, PROGETTO, APPALTI PUBBLICI, GEOLOGI