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Gestione informativa digitale e la funzione di Agenzia: (1° gennaio 2025) il rischio dello stallo in assenza di una Agency

La nota di Angelo Luigi Camillo Ciribini affronta le sfide della gestione informativa digitale nei contratti pubblici, sottolineando l'urgenza di un'azione strategica per evitare uno stallo al 1° gennaio 2025 e promuovere una transizione digitale efficace.

Trasformazione digitale: le azioni per evitare possibili stalli negli appalti pubblici

È dal lontano 2017 che la legislazione sui contratti pubblici ha introdotto la prospettiva della adozione, progressivamente cogente, della gestione informativa digitale.

Occorre riconoscere che, anche per comprensibili ragioni, segnatamente legate alle difficoltà che si incontrano nella riconfigurazione degli assetti di un mercato e di un settore e nella gestione dei cambiamenti, sia il versante della domanda pubblica sia quello dell’offerta privata fatichino straordinariamente, al netto delle ovvie eccezioni, a conseguire la necessaria maturità digitale.

D’altra parte, come è evidente in qualsiasi processo di trasformazione digitale, anche le difficoltà che attualmente incontrano le stazioni appaltanti e gli enti concedenti nella gestione delle piattaforme di approvvigionamento digitale, sono lì a mostrare quanto i processi di digitalizzazione oggi siano vissuti con sofferenza dagli attori in campo.
Ciò dovrebbe indurre a pensare seriamente alle reazioni che si possano riscontrare prossimamente a proposito degli obblighi relativi alla gestione informativa digitale.

La qual cosa, al fine di evitare di constatare l’impossibilità a procedere, al 1° Gennaio 2025, a prescindere da eventuali e ulteriori differimenti, richiede di avviare con urgenza, da parte delle istituzioni competenti, a tutti i livelli, in stretto concerto con le rappresentanze professionali e imprenditoriali, una azione strategica che consenta, almeno in parte, di affrontare la prevista scadenza senza scadere in vuoti formalismi o senza ingenerare aperte opposizioni da parte degli attori pubblici e degli operatori economici.

Non è più tempo, infatti, di ragionare di un non meglio precisato BIM, bensì di riconoscere come la trasformazione digitale, che trasferisce le azioni e i comportamenti degli attori in un ecosistema governato dai dati, imponga al decisore politico la definizione di una strategia industriale, che, per un settore tradizionalmente distante da una cultura industriale nella sua essenza, non nelle sue manifestazioni, è traumatica.

Si deve, infatti, essere coscienti, di alcune questioni fondamentali:

  1. la necessità di non creare confusioni, propagandando presunte metodologie BIM in luogo della corretta dizione prevista nel Codice dei Contratti Pubblici di gestione informativa digitale, possibilmente contestualizzando il metodo e la terminologia all’interno del funzionamento della amministrazione pubblica;
  2.  l’opportunità di essere coscienti del fatto che la modellazione informativa non sia che il primo passaggio per la introduzione degli attori nell’ecosistema digitale, che prevede una pletora di soluzioni tecnologiche governate da un unico dispositivo di gestione dei flussi informativi e di conduzione dei processi decisionali, con la conseguente determinazione dei ruoli dei gestori degli ecosistemi;
  3. l’avanzata impetuosa dei più avanzati modelli di intelligenza artificiale che, di là da interpretazioni fantasiose del tema, prospettano a breve termine esiti insospettabili, basati, almeno per i modelli linguistici di grandi dimensioni, supportati dalla generazione potenziata del recupero, sulla introiezione di vasti corpora linguistici, per i quali serve una consapevolezza approfondita.

Dato che, a oggi, il Nostro Paese è privo di una agenzia nazionale che possa fungere, sotto diverse modalità, da organismo di riferimento sul territorio, è proprio a livello decentralizzato che, secondo criteri di coordinamento nazionale, urge che nei prossimi mesi e nei prossimi anni sia messa in essere una efficace azione di agenzia che eviti una dispersione delle iniziative e che, soprattutto, permetta agli attori e alle loro transazioni contrattuali di produrre esiti non interlocutori.

É noto, infatti, che la transizione dallo scenario analogico a quello digitale, che contempla naturali difficoltà iniziali, comporti il rischio di modificare relazioni e assetti senza giungere poi a compimento, creando così una situazione di strutturale disagio.

Per queste ragioni, occorre procedere secondo alcune direzioni, per le amministrazioni pubbliche:

  • a) valorizzare l’atto dell’organizzazione, che contiene in sé la descrizione del sistema di gestione dei processi digitalizzati;
  • b) procedere con urgenza a configurare l’infrastruttura di supporto alle transazioni digitali, che prevede l’integrazione e l’interoperabilità tra la piattaforma di approvvigionamento digitale e l’ambiente di condivisione dei dati;
  • c) avviare un’azione sistematica di formazione del capitale umano sulla cultura del dato e non programmi formativi limitati tesi al mero adempimento formale relativo ai profili professionali.

Contestualmente, il decisore politico dovrebbe preoccuparsi di assicurare la simmetria conoscitiva presso il versante della domanda privata, supportando misure specifiche come:

  1. creare tavoli territoriali per svolgere project work tra esponenti delle diverse categorie e comunità di pratica;
  2. definire misure di incentivazione fiscale e di supporto finanziario subordinate ad alcuni presupposti;
  3. favorire la determinazione di processi e di strutture di dati normalizzati.

In estrema sintesi, occorre abbandonare risolutamente retoriche generiche sul cosiddetto BIM, possibilmente evitare di inflazionare accezioni come Gemello Digitale e, al contrario, impostare una politica industriale che sia in grado di supportare culture collaborative, metodologie gestionali, quadri giuridici, apparati organizzativi, secondo un disegno coerente che faccia sì che davvero le soluzioni tecnologiche possano abilitare processi in cui si migliori non solo l’efficienza, ma anche l’efficacia degli atti e degli esiti.

Serve una visione sistemica, serve un programma di medio periodo che sia cosciente della possibilità di invertire una sorta di inerzia nei confronti delle scadenze di legge che, al massimo, potrebbe condurre a futili semplificazioni.

Ciò a cui stiamo assistendo è, al contrario, la forte banalizzazione, attuata in forma dispersiva, dei contenuti dei metodi e degli strumenti che, nel migliore dei casi, condurrà alla ottimizzazione dei processi consolidati, sia pure con notevole dispendio di risorse, ma che, più probabilmente, porterà alla situazione di stallo che rappresenta l’eventualità peggiore che si possa dare.

Si è, infatti, in presenza di un radicale cambio di paradigma, di per sé inarrestabile, ma che, ostinandosi a ricondurlo prevalentemente a nominalismi e non a sostanze, di cui non a caso la «bimizzazione» è icona, trascinerebbe il settore verso una mediocrità digitale, del tutto diseconomica e disfunzionale.

Se non si provvederà con urgenza somma a definire un programma strategico che rifletta una cultura industriale e una politica industriale, la via praticata con maggiore profitto sarà quella della coltivazione dei conflitti causati da un uso disinvolto del dato, con le ricadute del caso.

Il testo di Angelo Luigi Camillo Ciribini dell’Università degli Studi di Brescia discute le sfide e le opportunità della gestione informativa digitale nel settore dei contratti pubblici. Dal 2017, la legislazione ha introdotto l’adozione progressiva di questa gestione.

Tuttavia, sia il settore pubblico che quello privato stanno incontrando difficoltà nel raggiungere la maturità digitale necessaria. Le difficoltà attuali nella gestione delle piattaforme di approvvigionamento digitale evidenziano le sfide del processo di trasformazione digitale. Questo dovrebbe portare a riflettere seriamente sulle possibili reazioni future riguardo agli obblighi della gestione informativa digitale.

Per evitare un blocco, è necessario che le istituzioni competenti avviino urgentemente un’azione strategica, in collaborazione con le rappresentanze professionali e imprenditoriali. Questo permetterebbe di affrontare la scadenza prevista per il 1° gennaio 2025 senza cadere in formalismi vuoti o generare opposizioni da parte degli attori pubblici e degli operatori economici.

Il testo sottolinea anche l’importanza di non creare confusione propagandando presunte metodologie BIM al posto della gestione informativa digitale prevista nel Codice dei Contratti Pubblici. Infine, il testo sottolinea l’importanza di una strategia industriale definita dal decisore politico per guidare la trasformazione digitale.


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