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Gestione dei rischi Na-Tech in ambito industriale: ricerca, valutazione e progettazione a lungo termine

É sempre più importante definire delle metodologie che possano riportare in controllo la gestione e la mitigazione degli eventi Na-Tech (incidenti tecnologici a seguito di eventi naturali calamitosi) secondo una logica di pianificazione, prevenzione e protezione.

La gestione dei rischi degli eventi Na-Tech

Nel contesto industriale moderno, i rischi Na-Tech (Natural and Technological) rappresentano una preoccupazione rilevante, ma di rado gestita con lungimiranza. Le necessità finanziarie a breve termine, unite alla difficoltà nell'anticipare l'esatta entità delle minacce a venire spingono ad una diffusa procrastinazione che impedisce gli interventi strutturali utili a garantire la continuità operativa dell'impresa anche in condizioni estreme.

Catastrofi annunciate

Mutuando un'espressione tipica della cronaca quotidiana, gli ultimi decenni hanno fornito numerosi esempi di cosiddette "catastrofi annunciate", ossia di eventi naturali avversi (es. terremoti, alluvioni, valanghe ecc.), talvolta d'imponente entità, le cui conseguenze hanno avuto un impatto radicale sia sulle infrastrutture industriali che sull'ambiente circostante.

Con un approccio più strutturato e meno sensazionalistico, la letteratura tecnica classifica questi accadimenti come "eventi Na-Tech" (Natural Hazard Triggering Technological Disasters) qualificandoli come "incidenti tecnologici quali, ad esempio, incendi, esplosioni, cedimenti strutturali, rilascio di sostanze tossiche ecc. che possono verificarsi all'interno di complessi industriali e/o lungo le reti di distribuzione a seguito di eventi calamitosi di matrice naturale".

In quest'ottica, è significativo rilevare innanzitutto come l'interazione fra "rischio naturale" e "rischio industriale" comporti un'amplificazione sovente sottostimata di effetti e danni correlati, determinata sia dalla concomitanza di singoli eventi incidentali (o catene di eventi) di magnitudo superiore, sia dalla possibile indisponibilità dei sistemi di protezione / mitigazione delle conseguenze, ovvero delle risorse operative (es. mezzi, attrezzature, soccorritori specializzati ecc.) usualmente demandate alla gestione dell'emergenza.

Come si può ricostruire facilmente mediante una breve ricerca dedicata all'argomento, gli eventi naturali che hanno colpito negli ultimi anni il nostro Paese hanno non solo provocato il danneggiamento di strutture fisiche e l'interruzione di forniture di energia, originando sensibili perdite economiche (a livello locale o addirittura regionale), ma hanno anche coinvolto decine di lavoratori negli ambiti più disparati, mettendo in evidenza l'elevata vulnerabilità di molte attività produttive nonché del territorio in genere a fronte di circostanze che, non sempre, appartengono alla sfera dell'imponderabile, ma che anzi sono storicamente legate alle caratteristiche geomorfologiche di uno specifico territorio, ovvero che sono state incautamente favorite dalla disattenzione umana (es. con incuria o dolo, in alcune circostanze-limite).

Agli occhi del professionista tecnico, quindi, diventa ineludibile la spinta verso la ricerca e l'attuazione di precise metodologie che possano riportare in controllo la gestione degli eventi Na-Tech secondo una logica di pianificazione, prevenzione e protezione, lasciandosi alle spalle un'indebita mescolanza di fatalismo e negazione che a tutt'oggi caratterizzano ancora molte realtà prive di un effettivo sistema emergenziale improntato alla continuità operativa.

Progettare a lungo termine

Se il concetto di "sicurezza occupazionale" assieme alla derivante attività di ricerca e valutazione dei profili di rischio  deve potersi applicare anche ad eventi su larga scala, ecco che la progettazione assume un valore rilevante a monte di numerose scelte strategiche, di pari passo con l'adozione di opportune tecniche di analisi delle interazioni fra rischi naturali e rischi industriali in termini:

  • di pericolosità a livello locale (microzonazione) o, addirittura, di singolo modulo / unità (es. una prassi AWP  Advanced Work Packaging estesa alla sfera previsionale di eventi estremi e non più alla sola organizzazione ordinaria in fase di costruzione);
  • di vulnerabilità dell'impianto alla luce delle sue funzioni essenziali / sussidiarie identificate (e caratterizzate) in base ai possibili scenari incidentali secondo tecniche consolidate di analisi di rischio ed operabilità (es. HAZUS, HAZOP, FMEA / FMECA, per citare solo alcune delle prassi più diffuse).

In parallelo agli strumenti più maturi, ovviamente, è possibile dare seguito a studi specifici sull'applicabilità e sull'efficacia di sistemi innovativi per la mitigazione del rischio Na-Tech, come nel caso della gestione di sistemi integrati di Early Warning Sismico Strutturale (SHM), ovvero di nuovi sistemi smart di protezione passiva / attiva di strutture, apparecchi e linee di tubazioni (pipeline).

Al contempo, emerge l'interesse per l'adozione di procedure e metodologie integrate tra questi modelli di analisi di rischio e la pianificazione del territorio, affrontando gli aspetti relativi alla gestione dell'emergenza in caso di un macro-accadimento incidentale.

L'esperienza storica derivante dagli studi condotti sul territorio nazionale a partire da eventi relativamente recenti, come il terremoto dell'Aquila nel 2009 ha favorito la spinta normativa a coadiuvare la progettazione tecnica, consolidando ad esempio gli obblighi di valutazione del rischio sismico negli impianti a rischio di incidente rilevante e, in determinati casi, anche i vincoli relativi ad interventi di miglioramento e/o di adeguamento di risorse esistenti, benché l'attenzione rimanga ancora preminentemente rivolta all'involucro strutturale nel suo complesso (verificato a fronte delle sollecitazioni ambientali di maggior rilievo, quali vento, neve ecc.) e consideri solo occasionalmente stabilità e risposta dinamica dei mezzi funzionali all'attività di produzione e/o si processo, quali macchine, linee di trasporto, attrezzature in pressione, scaffalature e sistemi di stoccaggio ecc.

In tutto questo, rimane comunque imperativo l'approccio improntato alla cautela che deve contraddistinguere il progettista che vada a confrontarsi con le conseguenze incognite di eventi improntati a modelli difficilmente riconducibili a quanto già visto in passato, con una forte fallacia epistemica intrinseca che è funzione del contesto, della preparazione delle parti coinvolte, dei sistemi (e delle tempistiche) d'intervento ecc.

Va da sé che l'ovvia impossibilità di anticipare nel dettaglio tutte le variabili legate ad uno specifico evento avverso non deve favorire né una sorta di fatalismo latente che porti ad affrontare il problema in modo inadeguato ("a maglie larghe") né un approccio iperconfidente basato su di una malintesa interpretazione dei periodi di ritorno talvolta suggeriti dalla normativa, trascurando l'aleatorietà correlata al comportamento dei sistemi dinamici complessi.

Figura 1 - Crollo di un capannone industriale in seguito al sisma (Emilia-Romagna, 2012).
Figura 1 - Crollo di un capannone industriale in seguito al sisma (Emilia-Romagna, 2012).

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