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Freyrie, Arpinge, “abbia come obiettivo la rigenerazione urbana sostenibile”

Il commento del CNAPPC sulla nascita di ARPINGE

“Lo sblocca cantieri privato” – così è stato definito Arpinge dal suo ad, Federico Merola - è senz’altro una esperienza innovativa per il nostro Paese, esperienza nata sulla scia di quanto già avvenuto in altre realtà europee. L’intento di utilizzare in maniera produttiva il risparmio previdenziale di Inarcassa, Eppi e Cipag - nella sua novità - non può che essere condiviso: indispensabile, però, che la missione di Arpinge sia quella di realizzare iniziative tese alla rigenerazione urbana sostenibile.

Rimettere mano alle città, a partire dalle sue periferie, non solo risponde all’esigenza dei cittadini che vorrebbero vivere in luoghi sicuri, sani e più belli, ma crea anche le condizioni per riavviare il commercio, promuovere iniziative imprenditoriali, valorizzare i beni culturali, richiamare gli investimenti. Serve, insomma, ad agganciare lo sviluppo. Per tutti questi motivi gli architetti italiani hanno chiesto e chiedono al Governo lo spostamento di parte delle risorse disponibili dalle grandi infrastrutture alle città; così come chiedono norme edilizie chiare e prestazionali, condivise su tutto il territorio nazionale, che favoriscano la qualità dell’abitare invece della buro-edilizia fonte, tra l’altro, di corruzione e di abusivismo; chiedono - infine - certezza dei diritti e delle procedure.

Indispensabile anche la riapertura del mercato della progettazione pubblica giudicando sul merito dei buoni progetti e non su requisiti abnormi e arbitrari richiesti ai progettisti, uscendo dallo stato di illegalità certificato - tra l’altro - dall’Autorità di Vigilanza e dalle Direttive Comunitarie.
Tutto ciò come premessa per sottolineare che dalla nuova Società per azioni ci aspettiamo che, oltre ad assegnare priorità ad iniziative di riuso, realizzi piani che garantiscano un ritorno sotto forma di opportunità di lavoro per noi professionisti; che adotti tout court la procedura del concorso per l’assegnazione e la realizzazione dei progetti per promuovere finalmente le migliori intelligenze ed il merito dei progettisti italiani.

La nostra professione paga ogni giorno un contributo altissimo alla crisi. Voglio anticipare alcuni dei dati dell’ 2Osservatorio 2014 sullo Stato della professione di architetto in Italia” - realizzato dal Cresme e dal Consiglio Nazionale - che dimostrano, con la forza dei numeri, la drammaticità della situazione: gli architetti italiani hanno ormai un reddito medio annuo sotto i 17 mila euro che, al netto di tasse e previdenza, vale la metà; al Sud, scende a 11 mila, mentre quello dei trentenni - mediamente - non raggiunge i 500 euro mensili reali”. Una vera e propria emergenza.