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Franco Braga: la competenza tecnica alla base della “conoscenza” della struttura

INTERVISTA al Professor Franco Braga, Presidente di ANIDIS, SULLA NORMATIVA TECNICA DELLE COSTRUZIONI ED IN PARTICOLARE SULLA NORMATIVA ANTISIMICA DEGLI EDIFICI ESISTENTI

Per conoscere approfonditamente una struttura esistente e quindi il suo comportamento in caso di sisma non bastano solo prove su materiali occorre una approfondita cultura tecnica e una particolare “sensibilità” del professionista. 

A qualche settimana dalla pubblicazione on line della bozza delle Norme Tecniche per le Costruzioni abbiamo intervistato il Professor Franco Braga, Presidente di ANIDIS nonché tra le persone che più hanno inciso nella stesura del nuovo testo.
A lui abbiamo chiesto qualche commento sull’argomento ed in particolare sull’applicazione della normativa antisismica agli edifici esistenti e sull’importanza della conoscenza dell’edificio nella valutazione dell’intervento da realizzare.
 
“Una costruzione esistente, per renderla antisismica, - ha spiegato il Presidente ANIDIS - non può essere snaturata perché può essere stata ideata non pensando al sisma, può essere stata ideata in situazioni di conoscenze antisismiche insufficienti, od obsolete rispetto alle posizione attuali, però comunque di quel livello di conoscenza, in se stessa, conserva tracce.”
 
Si può quindi considerare la costruzione esistente come “la fotografia della società e delle conoscenze che l’hanno generata. Stravolgere questa fotografia significa perdere sostanzialmente l’oggetto. Bisogna quindi fare in modo che l’oggetto, che è caratterizzato dall’epoca in cui è nato, pur mantenendo le caratteristiche dell'epoca, si metta nelle condizioni di sopportare meglio le azioni sismiche.
 
Il miglioramento quindi ha proprio questo scopo: ottenere il meglio da quella costruzione che può avere pure qualche difetto di ideazione, qualche debolezza specifica, qualche peccato originale, per portarla però, a garantire un livello di rischio sismico sufficientemente basso.”
 
Ma la questione non è solo di non snaturare gli edifici esistenti. Secondo la Protezione Civile infatti le risorse finanziarie necessarie a mettere in sicurezza tutto il patrimonio immobiliare si aggirano sui 400-500 miliardi di euro, cifre davvero enormi per i conti dello Stato.
 
“Se non possiamo portare tutto il patrimonio edilizio (…) al livello di sicurezza del nuovo, allora dobbiamo trovare linee di pensiero, direttive che consentano di intervenire non snaturando e comunque migliorando la situazione. E la riduzione del rischio dice proprio questo: riduciamo il rischio sismico di tutti invece di garantire la sicurezza del nuovo soltanto di alcuni. A parità di cifre investite cerchiamo di intervenire sul maggior numero di costruzioni possibile e soprattutto focalizziamo i nostri interventi nelle zone nelle quali il rischio è più elevato.”

“Incrociamo sempre la qualità edilizia con la sismicità del sito”
 
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