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Fotovoltaico: occasione mancata? Un commento sul V Conto Energia

La notizia dell’approvazione del V conto energia con decreto del 12/07/2012, che sarà effettivo a partire dal 27/08/2012, non dipana le nubi che da mesi si addensano su uno dei settori dell’industria italiana più attivo degli ultimi anni. Seppure la paura di un’interruzione totale degli incentivi, sull’esempio della Spagna, è stata definitivamente allontanata, il nuovo decreto lascia l’amaro in bocca a quelle piccole e medie imprese che avevano affidato la loro sopravvivenza alla continuazione di un regime di agevolazioni, da alcuni giudicate anche troppo premianti, che veniva fino all’anno scorso considerato certo per gli anni a venire.

La drastica riduzione delle tariffe (circa il 20% in meno rispetto al IV conto energia, con ulteriore diminuzione per il secondo semestre di applicazione) e l’abbassamento della soglia al si sopra della quale è prevista l’iscrizione obbligatoria al registro degli impianti (passata da 1000 kWp a soli 12 kWp, con conseguente aumento dell’incertezza riguardo all’esito della concessione della tariffa incentivante e delle pratiche burocratiche da assolvere), sembrano chiari segni della volontà da parte del legislatore di ridimensionare negativamente un settore in evoluzione.

D’altro canto, sebbene il nuovo approccio pone probabilmente un freno al proliferare di installatori “occasionali” e con le carte poco (o addirittura completamente non) in regola, e sembra reindirizzare l’attenzione sui piccoli impianti domestici o su quelli integrati e innovativi, rischia di produrre un effetto contrario in quanto aumenta i costi delle pratiche burocratiche che ricadono più pesantemente, come percentuale dell’investimento, sui piccoli impianti piuttosto che sui grandi.

Lo scenario dunque appare quanto mai controverso e contraddittorio, soprattutto in un momento di recessione in cui le risorse dovrebbero essere indirizzate nei settori più vitali e dinamici dell’economia quale ha dimostrato di essere quello del fotovoltaico, e delle energie rinnovabili in generale, negli scorsi anni. Volendo evitare di tirare in ballo le lobby degli idrocarburi, che pure tanto pesantemente hanno influenzato e continuano ad influenzare le scelte energetiche del nostro paese, si potrebbe attribuire alla buona fede del legislatore un cambio di rotta, seppur incompleto e per certi versi inopportuno, alle politiche degli “ultraincentivi” applicate nei precedenti decreti, che hanno di fatto premiato coloro che avevano a disposizione ingenti capitali, da investire su grossi impianti; abbassando i premi si è quindi voluto ridimensionare il drenaggio di stanziamenti pubblici, pagati con le tasse di tutti, verso le tasche di chi ha già molto (e ci riferiamo a “Paperoni” sia italiani che stranieri) e ancora di più avrà dopo i 5 anni di ritorno dell’investimento che si è assicurato sui mega impianti realizzati con il III e IV conto energia, sfruttando il “low cost” cinese e le economie di scala.

Purtroppo, neanche la buona fede potrà portare in questo caso ai risultati sperati, poiché i piccoli impianti continueranno ad essere poco competitivi, anche se la riduzione degli incentivi spingerà verso un ulteriore abbassamento dei costi; se infatti fino a circa sei mesi fa il costo di un impianto da 3 kWp si aggirava intorno ai 10.000 euro, e la tariffa incentivante consentiva un ritorno dell’investimento in circa 6-7 anni con scambio sul posto, ora per ottenere un ritorno in 10 anni sarà necessario pagare lo stesso impianto non più di 4.000 euro, cifra assolutamente impraticabile per la maggior parte degli installatori.

Queste pochi numeri si commentano da soli; inoltre, come è noto, i costi hanno un limite inferiore oltre il quale sarà impossibile scendere, se non con un radicale cambio di tecnologia che permetta il drastico aumento del rendimento dei moduli fotovoltaici. Lo stanziamento di soli 6,7 miliardi di euro, infine, lascia molti dubbi sulla effettiva durata temporale del decreto che dovrà essere rivisto e aggiornato sicuramente entro pochi mesi, riaprendo lo scenario di incertezza che abbiamo già vissuto nei primi mesi del 2012.

Alla luce di quanto detto, sorge il dubbio che, dopo almeno 7 anni di esperienza (escludendo il disastroso primo decreto per il fotovoltaico che assicurava il pagamento del 75% del costo dell’investimento anche ad impianti mai entrati in esercizio) il legislatore non sia ancora in grado di organizzare ed indirizzare efficacemente i suoi sforzi verso un settore di importanza vitale per il nostro paese. La priorità dovrebbe essere quella dell’affrancamento dalle importazioni energetiche e della riduzione dei costi dell’energia che incidono pesantemente sui bilanci delle piccole e medie imprese. Ciò sarebbe stato probabilmente conseguito con una maggiore differenziazione delle tariffe incentivanti che avrebbero dovuto privilegiare maggiormente i piccoli impianti domestici, e in maniera comunque rilevante quelli di potenza compresa tra 3 e 30 kWp, delle dimensioni ideali per l’installazione su capannoni industriali di piccola o media taglia. Inoltre, sarebbe stato opportuno stimolare la ricerca sulle tecnologie di produzione dei pannelli che risultano ancora fortemente energivore (è ancora poco chiaro l’effettivo bilancio energetico dei pannelli, ottenuto sottraendo dalla quantità di energia prodotta nel corso della sua vita utile quella adoperata per produrlo) oltre che scarsamente redditizie, a fronte di enormi investimenti, in paesi ad alto costo della manodopera.

La speranza per il futuro è dunque quella di assistere a una svolta democratica nelle scelte che andranno a delineare le prossime politiche di sviluppo delle rinnovabili in generale, evitando di continuare sulla strada dell’incertezza e dei provvedimenti calati dall’alto. Andrebbe inoltre delineata, finalmente e seppur con grave ritardo, una precisa strategia da parte del legislatore, che, per essere efficace, dovrà anche essere frutto di una concertazione con le associazioni degli operatori del settore e con le categorie di tecnici che sono ogni giorno a contatto con le problematiche operative e con le dinamiche del mercato.