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Fondazione Inarcassa su crollo ponte in Toscana: più prevenzione manutenzione investimenti e meno burocrazia

Fondazione Inarcassa: Per la ripartenza dell'Italia indispensabili gli investimenti per la messa in sicurezza delle infrastrutture e del terriotorio

Dopo l'ennesimo incidente con il cedimento strutturale del ponte di Caprigliola occorre, secondo Fondazione Inarcassa, misure e risorse per la messa in sicurezza del sistema infrastrutturale italiano, chiave della ripresa italiana per il post emergenza sanitaria.

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Crollo del ponte sul Fiume Magra

«Per la ripartenza dell'Italia indispensabili gli investimenti per la messa in sicurezza delle infrastrutture e del terriotorio»

Un'ampia operazione di alleggerimento della burocrazia e risorse adeguate alle attività di capillare manutenzione delle infrastrutture del Paese, sia ordinarie che straordinarie.

Fondazione Inarcassa, che riunisce circa 170mila tra ingegneri ed architetti liberi professionisti, dopo il crollo del ponte di Caprigliola tra La Spezia e Massa Carrara, delinea il post emergenza sanitaria e indica una possibile, auspicata via per realizzare le necessarie attività di messa in sicurezza del sistema infrastrutturale italiano "che ormai ci ha tragicamente abituato a fare i conti con inammissibili cedimenti strutturali. Questa volta si sono evitate vittime solo perché il Paese è di fatto chiuso in casa", spiega Egidio Comodo, Presidente di Fondazione Inarcassa.

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"Ora bisogna superare l'emergenza sanitaria, ma quando si apriranno le fasi post emergenziali sarà inevitabile imboccare la via della massima prevenzione per mettere al sicuro quei segmenti infrastrutturali vitali per l'Italia. Ma per farlo bisogna prima ridurre l'impatto della burocrazia su tutto il processo produttivo. In situazioni di emergenza servono misure straordinarie, altrimenti non ne usciamo”.

E l'esempio ci arriva dallo stesso ponte Morandi di Genova, ricostruito in poco tempo solo grazie a misure straordinarie.

Comodo, Inarcassa: «Non si può più rimandare un efficace processo di snellimento delle procedure, pena il blocco di un Paese»

Saremmo arrivati al punto in cui sono ora i lavori se fossero state seguite tutte le procedure previste dal codice degli appalti? Evidentemente no. Il codice degli appalti è un grosso tappo alla condotta che porta risorse alle opere pubbliche, ma soprattutto impedisce al paese di modernizzare le proprie infrastrutture e di avere altre opere pubbliche di cui abbiamo tanto bisogno”.

Questo è il punto di partenza per creare un modello capace di sconfiggere il virus della burocrazia che rallenta gravemente ogni possibile iniziativa di sviluppo.

I prossimi anni saranno determinanti per il futuro del nostro Paese. Il territorio, con tutte le sue componenti, può essere il volano di nuove economie che possono essere in grado di contrastare e superare questa difficile fase. Non si può più rimandarne un efficace processo di snellimento delle procedure, pena il blocco di un Paese che si accinge ad affrontare la ripresa economica, che sarà difficile e lunga. Per il 'giorno dopo' ci aspettiamo quindi che si torni a parlare di investimenti e risorse per le infrastrutture, strategiche per l'Italia, di fatto un asset significativo anche dal punto di vista occupazionale, uno sforzo importante che preveda la messa in essere sistematica di tutte quelle attività di manutenzione che sono assolutamente irrinunciabili, senza le quali il Paese intero ne pagherebbe pesantemente le conseguenze, come dimostrato dal crollo del ponte Morandi prima ed ora del ponte in Toscana” chiude il presidente Comodo.