ESG, BIM e Imprese di Costruzioni nel Settore dell'Ambiente Costruito
Una nota del professore Angelo Ciribini sul nuovo quadro valoriale che investe l'ambiente costruito.
Il nuovo quadro valoriale che investe l'ambiente costruito è stato universalmente espresso attraverso i noti obiettivi dello sviluppo sostenibile espressi dalle Nazioni Unite (Sustainable Development Goals ovvero SGD), ma si sta traducendo, nell'ambito più operativo che riguarda le organizzazioni e gli investimenti, pubblici, privati e partenariali, tramite gli indicatori non finanziari, finalizzati alla valutazione del merito creditizio, contenuti nei cosiddetti criteri ESG (Environmental Social Governance).
Adattamento specifico degli ESG Rating per l'ambiente costruito
A questo proposito, si pone con sempre maggiore forza la necessità di operare adattamenti specifici per l'ESG Rating al settore dell'ambiente costruito.
Non sono mancate, ovviamente, alcune significative esperienze caratteristiche, quale, ad esempio, quella del GRESB (Global ESG Benchmark for Real Assets).
Il tema appare oggi essere affrontato sia in funzione della valutazione quantitativa sia in merito al perseguimento di obiettivi specifici di natura qualitativa.
Sotto questo profilo, uno degli scopi principali risulta consistere nel valorizzare non solo gli aspetti di natura ambientale, ma pure quello di natura sociale e gestionale.
Occorre, peraltro, premettere che, in virtù del contesto estremamente frammentato del tessuto tanto della committenza, pubblica e privata, del versante della Domanda, quanto del lato dell'Offerta, professionale e imprenditoriale, emerge la necessità di concepire modelli organizzativi e gestionali adattati e, in ultima analisi, semplificati.
Il settore del credito sta attivandosi con una certa intensità anche nei confronti della sensibilizzazione degli operatori economici a cui rivolge i propri servizi finanziari, come dimostra il caso di Intesa San Paolo, ma, ancora una volta, sarebbe utile che possano darsi iniziative specifiche che tengano in conto la peculiarità del settore.
La ricerca scientifica, a livello internazionale, focalizzandosi specificamente sul settore della costruzione e dell'immobiliare, ha, peraltro, evidenziato come non vi sia sempre piena corrispondenza, all'interno delle comunicazioni societarie destinate ai mercati mobiliari in tema di ESG tra gli operatori economici e i loro stakeholder, considerando, d'altronde, che questi ultimi siano molto eterogenei, includendo azionisti, dipendenti, investitori.
Analogamente, è stato evidenziato come i criteri di sostenibilità stabiliti nell'ambito della finanza sostenibile non abbiano sempre coinciso con quelli diffusi all'interno del settore dell'ambiente costruito.
La determinazione e la valutazione dei componenti dell'ESG Rating e, ancor prima, la definizione degli obiettivi stessi relativi richiede, perciò, non solo un adattamento al comparto, ma pure un peculiare orientamento ai destinatari individuali.
Al contempo, sarebbe opportuno che alcuni degli indicatori e dei parametri fossero definiti in termini computazionali, profittando del processo incrementale di digitalizzazione del settore.
Di là del fatto che la problematica, come accennato, sia già ben presente, nel settore dell'immobiliare, ai finanziatori e agli investitori, a partire dai fondi immobiliari e dalle società di gestione del risparmio per finire ai promotori e agli sviluppatori immobiliari, un approccio mirato sarebbe, naturalmente, funzionale alla rigenerazione urbana, tanto nella porzione esplicitamente prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR) quanto negli scenari prospettici attuali ed eccedenti il 2026.
D'altra parte, le relazioni che intercorrono tra i contesti della sostenibilità, intesa nella sua accezione più larga, e quelli della digitalizzazione sono sempre più oggetto di riflessione e investono il quesito inerente al ruolo oggettivo e soggettivo di ciascuna delle due categorie.
Il ruolo della digitalizzazione
É palese, in ogni caso, che i criteri attinenti all'ESG sia molteplici e articolati, cosicché, almeno nell'ottica di un assessment almeno semi-quantitativo, sarebbe auspicabile non solo che se ne isolassero alcuni, ma pure che una parte di essi, quella meno trattata all'interno del tema ambientale (concernete le organizzazioni e il loro ruolo sociale), riguardasse i processi e le corrispondenti prestazioni.
É chiaro, infatti, che la sostenibilità ambientale sia ormai, per il settore, un ambito piuttosto frequentato e formalizzato, dal livello del prodotto a quello del processo, dalle diverse modalità di certificazione ambientale e di stima del ciclo di vita alle forme di stakeholder engagement nei processi, supportate da analitiche, più o meno predittive, operate entro piattaforme digitali e social network, ma, con particolare riguardo alle imprese di costruzioni, la digitalizzazione dei processi offre spunti e potenzialità.
Tale digitalizzazione ambisce, in effetti, a produrre metriche idonee a misurare, esattamente così come accade nell'ambito manifatturiero della Quarta Rivoluzione Industriale, le prestazioni dei processi attivi entro le commesse e degli attori coinvolti, ancor più che gli esiti: i (social) outcome prima ancora degli output della produzione.
Ciò si riflette, in primo luogo, sugli aspetti della produttività e della marginalità riferibili ai singoli Project o Programme e all'equilibrio economico-finanziario dell'impresa e, di conseguenza, ricade nei tradizionali indicatori finanziari, particolarmente critici per operatori solitamente sottocapitalizzati e afflitti, perlomeno nel recente passato, da una controversa reputazione: si pensi, a titolo esemplificativo, ai non performing loan.
L'avvento della finanza sostenibile enfatizza, tuttavia, come è chiaro dalle premesse, anche i risvolti non finanziari, cosicché alcuni di essi potrebbero ricadere nell'alveo dei processi produttivi (cantieristici) in corso di progressiva digitalizzazione, vale a dire, sempre maggiormente Data Driven.
Queste caratteristiche, al momento, impattano direttamente sulla riduzione della complessità e della aleatorietà di processi abitualmente soggetti a turbolenze, generando in potenza una rilevante mitigazione del rischio ai fini della bancabilità degli investimenti e della attivazione di linee di credito a vantaggio delle imprese di costruzioni, ma anche dei promotori della rigenerazione urbana, ma, nella visione di medio periodo, possono essere indirizzate verso alcuni elementi dei criteri ESG, non esclusivamente rivolti alla «E» (come quelli tesi al waste management, nonché alla elettrificazione di mezzi e di macchinari in vista della de-carbonizzazione), di impronta ambientale e circolare, ma pure a tematiche pertinenti alla «S» e alla «G», a iniziare dall'health & safety management o dalle politiche di assistenza socio-sanitarie e di parità di genere nel cantiere.
Tra queste ultime componenti, possiamo annoverare, ad esempio, le condotte corrette ai fini della aggiudicazione dei contratti, la selezione e la gestione dei fornitori ispirata alla configurazione di catene strategiche della fornitura, dispositivi di automazione e di robotizzazione a supporto del lavoro femminile nei cantieri, e, in ispecie, la configurazione di una sala di controllo virtuale dei processi produttivi che dia origine a una dashboard sintetica in grado di contemperare numerosi indicatori che possano contribuire all'assessment, al reporting e, infine, al rating.
Restando, comunque, nel primo alveo, si potrebbe, innanzitutto, sfruttare la legacy del Super Bonus 110%, intrinsecamente analogica, per esaltare gli interventi di maggiore successo, colla finalità di creare, a partire da essi, una linea di servizi e di lavori, estesa ben oltre gli interventi trainanti e trainati contemplati dai dispositivi di legge, per esprimere, nella dimensione dello sviluppo urbano, interventi, non esclusivamente di (social) housing in grado di rispecchiare l'intero spettro degli obiettivi contenuti nei criteri dell'ESG.
Tali criteri, unitamente ai SDG, restituiscono concretezza all'insieme valoriale formato da sostenibilità, circolarità, inclusione (sociale), neutralità (climatica), nel senso di investire i cespiti immobiliari e infrastrutturali di una connotazione fortemente legata all'industria di servizio e alla interazione degli asset con gli user.
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