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Energy manager, crescita record delle nomine nel 2023.

Nel 2023 FIRE ha registrato il numero più alto di nomine di energy manager degli ultimi 20 anni, con 2.498 nomine, di cui 1.728 presso soggetti obbligati e 770 presso soggetti non obbligati. Il 79% degli energy manager ha una laurea tecnica e si evidenzia una crescita del ruolo rispetto ai sistemi di gestione e all'autoconsumo, con una tendenza all'aumento delle certificazioni ISO 50001.

Nel 2023 nominati ben 2.498 nuovi Energy Manager

FIRE ha registrato il più alto numero di nomine totali di Energy Manager degli ultimi 20 anni, con un incremento rispetto all’anno precedente in tutti i settori di riferimento. Dalle analisi condotte dalla Federazione emerge che nel 2023 sono stati 2.498 gli energy manager nominati.

Di questi, 1.728 lavorano presso soggetti obbligati e 770 presso soggetti non obbligati.
I dati sono stati resi noti in occasione della presentazione del Rapporto sugli energy manager in Italia. All’evento hanno partecipato Dario Di Santo e Jacopo Romiti di FIRE, Antonio Sclafani del MASE e tre energy manager che hanno illustrato gli interventi realizzati le attività in programma: Barbara Conti di Lavazza, Maria Drago di CHN Industrial e Franco Feliciani del comune di Pescara.

 

Confronto tra la percentuale dei soggetti obbligati e volontari nei diversi settori. (Crediti: FIRE)

 

Tornando al Rapporto, si ha che il 79% degli energy manager possiede una laurea tecnica, l'1% una laurea non tecnica e il 16% un diploma tecnico-professionale. FIRE ha individuato alcune aree di miglioramento delle competenze, sulla base della nuova edizione della UNI CEI 11339 pubblicata nel 2023 e di quanto emerso dall’indagine 2023: soft skill, tematiche legate alla decarbonizzazione, alla digitalizzazione e alla sostenibilità.

Si registra, comunque, una crescita del ruolo anche rispetto ai sistemi di gestione e alle configurazioni di autoconsumo diffuso. Sarebbe da migliorare, invece, l’inquadramento. La maggior parte degli energy manager (il 63%) ha un inquadramento aziendale elevato, dai diversi livelli del quadro, al dirigente fino all’amministratore. Questa percentuale è pressoché́ in linea rispetto ai dati dell’anno passato. Rimane, altresì, ancora oggi un numero consistente di energy manager inquadrati a livello troppo basso per potere incidere in modo adeguato sulle scelte aziendali (impiegati e quadri di basso livello).

Altro dato: gli energy manager interni certificati EGE sono il 21% (stabile rispetto allo scorso anno), di contro gli energy manager consulenti esterni e certificati sono il 73%, in aumento di due punti rispetto al 2022. Rispetto all’anno precedente, la percentuale di PA che hanno nominato un EGE come energy manager è salita sopra il 40%: si tratta di un segnale positivo per il comparto pubblico, nel quale l’azione di professionisti qualificati è necessaria per avviare i programmi di efficientamento.

Per ciò che riguarda i sistemi di gestione dell’energia (SGE) i soggetti che hanno nominato un energy manager, siano essi obbligati o no, e che al contempo sono in possesso della certificazione ISO 50001 per il loro sistema di gestione dell’energia, risultano essere 397, circa il 19% in più rispetto all’anno precedente.

La tendenza è di continuo aumento negli anni e rappresenta uno dei segnali più̀ confortanti in ottica di ampliamento del raggio di azione dell’energy manager. Peraltro, questa tendenza dovrà̀ vedere una forte accelerazione nei prossimi quattro anni, in ragione dell’obbligo introdotto dalla direttiva 1791/2023 sull’efficienza energetica, che prevede la certificazione ISO 50001 per tutte le imprese sopra gli 85 TJ di consumi medio di energia nei tre anni precedenti.

Tornando alla crescita delle nomine, è interessante notare che l’incremento si ha anche nella PA. Sono 60 i comuni che hanno provveduto alla nomina volontaria dell’energy manager, pur non superando la soglia di obbligo. Il tasso di nomine relative alle regioni è pari al 45% (9 su 20, in aumento di due unità rispetto all’anno precedente), mentre va peggio per le province con un 19% (comunque in aumento rispetto all’anno precedente). Nonostante ciò, rimane una diffusa inadempienza (solo la metà delle città metropolitane ha inviato la nomina. I capoluoghi di provincia che hanno nominato un energy manager sono invece 46 su 109, 6 unità in più rispetto allo scorso anno).

Si ricorda che il Rapporto – disponibile sul sito di riferimento – è stato realizzato da FIRE nell’ambito della Convenzione a titolo non oneroso del 18 dicembre 2014 con il Ministero dello Sviluppo Economico “per la promozione e la formazione della figura del tecnico responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia” nominato ai sensi dell’articolo 19 della legge 9 gennaio 1991 n.10.

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