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Emergenza depurazione acque: 20 miliardi di investimenti in 6 anni

Sappiamo che il sistema idrico, fognature e depurazione è ad un livello insostenibile per un Paese europeo, forte, industriale e geniale come il nostro: 3 italiani su 10 non sono ancora allacciati a fognature o a depuratori, con quasi la maggioranza di chi vive in Sicilia, in Calabria, Campania, un 30% in Lombardia e Friuli.

Sanzioni UE su infrazioni depurazione e acqua: D’Angelis, già individuato percorso per superare emergenze e infrazioni. Con 20 miliardi in 6 anni di cantieri

La notizia dell’invio del parere motivato da parte della Commissione Europea all’Italia sulle carenze nel settore della depurazione delle acque, arriva solo due giorni dopo gli Stati generali #acquepulite organizzate dalla Struttura di missione #italiasicura di Palazzo Chigi. Il Governo in questo settore ha già assunto impegni concreti che la Struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura, con il Ministero dell’Ambiente sta realizzando con l’obiettivo di far uscire alla svelta le Regioni più in ritardo da condizioni inaccettabili, dare competitività ai territori, attrarre turismo e non disservizi e inquinamento, ridurre o azzerare le sanzioni europee.

“L’Italia è in grado di superare i gap infrastrutturali con un'accelerazione degli investimenti e un effetto positivo sui livelli occupazionali”, così oggi Erasmo D’Angelis, coordinatore della Struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche intervenendo oggi a Torino a meeting internazionale sul patrimonio idrico organizzato dalla SMAT (Società Metropolitana Acque Torino S.p.A.).

“Sappiamo che il sistema idrico, fognature e depurazione è ad un livello insostenibile per un Paese europeo, forte, industriale e geniale come il nostro: 3 italiani su 10 non sono ancora allacciati a fognature o a depuratori, con quasi la maggioranza di chi vive in Sicilia, in Calabria, Campania, un 30% in Lombardia e Friuli. Siamo in ritardo sulla capacità di depurazione. Solo due aree metropolitane italiane delle 14, quella fiorentina e torinese, hanno raggiunto una depurazione al 100%.

Questa situazione ha condotto già a due condanne della Corte di Giustizia Europea e la terza procedura di infrazione, notizia di oggi, viaggia spedita e porterà inesorabilmente, se non si interviene con forza e determinazione alla terza sentenza di condanna, ed alla irrogazione di pesanti sanzioni. Una nostra prima simulazione porta la cifra complessiva delle sanzioni UE a circa 480 milioni di euro l'anno dal 2016 e fino al completamento delle opere”.

Importo penalità (in milioni) ITALIA 476: Sicilia 185, Lombardia 74, Friuli Venezia Giulia 66, Calabria 38, Campania 21, Puglia e Sardegna 19, Liguria 18, Marche 11, Abruzzo 8, Lazio 7, Val d’Aosta e Veneto 5.

“Abbiamo alle spalle anni di risorse inviate e non spese. Dal 2007 al 2013 tre Delibere del CIPE e i Fondi europei hanno finanziato a fondo perduto opere idriche per complessivi 4,3 miliardi di euro in particolare nelle Regioni del Sud. Un tesoretto da avviare a cantiere per 1.296 interventi tra depuratori e reti fognarie. Il nostro monitoraggio ha verificato che appena 76 risultano oggi completati per circa 47 milioni di euro, 768 sono in corso per 1,5 miliardi di euro, mentre i restanti 452 per 2,7 miliardi li abbiamo trovati bloccati e non progettati e sono oggi in fase di avviamento. Il Governo è già intervenuto con lo Sblocca Italia sul tema infrazioni, stabilendo tempi e regole da rispettare per impegnate risorse e aprire cantieri e far applicare, dopo 21 anni, la Legge Galli a 5 Regioni: Sicilia, Calabria, Campania, Lazio e Molise.

Superare l’emergenza è possibile con un lavoro responsabile di squadra, garantendo il buon funzionamento degli impianti di depurazione esistenti, che sono 18.786, di cui 18.162 in esercizio, concentrati soprattutto al Nord. Il piano di investimenti di pubblica utilità a lungo termine impegna oggi le aziende idriche ad assicurare almeno 50 euro di investimenti per abitante/anno (oggi 34 euro/abitante anno, ma si abbassa a 28 se si considerano le gestioni comunali che investono meno di 10 euro/abitante anno). La differenza italiana con la media di paesi europei è abissale: 80 euro in Germania, 90 in Francia, 100 in Gran Bretagna, 120 Danimarca. E’ realistico nel ciclo 2015-20 l'aumento dell’investimento dei gestori da 1.3 miliardi l’anno a 2,5 miliardi. Aggiungendo i 400 milioni di euro l’anno di fondi pubblici di sostegno (FSC, POR, Regionali) e i 2.7 miliardi non spesi e da spendere siamo a oltre 20 miliardi.

La condizione minima per iniziare a portare il settore a livello europeo utilizzando le potenzialità del Piano Junker, della Cassa Depositi e Prestiti, Fondi Bei, emissione di obbligazioni di durata medio-lunga come Hydrobond. E un sistema tariffario adeguato e trasparente, oggi il più basso d'Europa con Bulgaria e Romania a 160 euro l'anno per una famiglia con consumi medi di 100 metri cubi, che preveda agevolazioni per fasce di italiani in difficoltà, garantendo loro anche la dotazione minima gratuita giornaliera di acqua definita dalle autorità locali.

Siamo in grado – conclude D’Angelis –  di superare i gap infrastrutturali con un'accelerazione degli investimenti e un effetto positivo anche sui livelli occupazionali. Federutility li stima in una fascia compresa fra 160.000 e 220.000 unità".