EDILIZIA E COSTRUZIONI IN ITALIA: la rappresentazione del potere politico e amministrativo
Capitolo 2 di un approfondimento sul mondo dell'edilizia e delle costruzioni oggi in Italia
Pianificazione territoriale e processo decisionale: la cultura del progetto
Capitolo 2
Perché l’edilizia e le costruzioni riflettono pregi e difetti di una comunità
Oggi si tratta di capire come l’edilizia ed il settore delle costruzioni possa svolgere un ruolo nuovo da protagonista nel cambiamento in atto e nello sviluppo del nostro Paese.
Perché è tanto importante questo ruolo per ogni nazione, intesa come società organizzata su un territorio sovrano, amministrato e presupposto di ogni benessere economico?
Nella relazione tra l’uomo e il suo ambiente è da sempre esistita la necessità non solo di creare ambiti confinati in cui ripararsi dalle intemperie, ma anche di dare rappresentazione ai rapporti sociali e di potere nelle diverse espressioni e gerarchie antropologiche.
Ciò ha dato forza alla socialità umana creando aggregazioni fisiche e territoriali dettate da usi, consuetudini e abilità indotte dalle risorse disponibili e maggiormente abbondanti.
Questa naturale vocazione ha comportato comunque un concetto di dominio territoriale che da primordiale è divenuto sempre più culturale. Pertanto gli aggregati umani hanno sempre più imposto la necessità di relazionarsi con il territorio in modo da creare tutte le condizioni per uno sviluppo economico e sociale prospero e proiettato al futuro.
Ecco il significato della pianificazione che si fa strada e impone al potere politico di definire un piano di sviluppo e decidere tempi, modi, strumenti e risorse per la sua attuazione.
Ogni società considera determinante questo passaggio, per creare le condizioni strutturali e infrastrutturali utili al conseguimento di una migliore qualità di vita. Ma diverse sono le motivazioni che legano potere politico e finalità del suo esercizio, per cui abbiamo ampia testimonianza di come questo rapporto abbia prodotto nel tempo opere a cui, dietro e oltre ogni mera finalità funzionale, veniva richiesto di esplicitare la grandezza, celebrare la gloria del potere, via via fino alla modernità, al dominio tecnologico e alla rappresentazione competitiva della comunità che lo aveva espresso.
Questa espressione della cultura e del pensiero dominante sono state incarnate da personaggi che nella storia hanno rappresentato diverse esperienze politiche: dinastiche, autocratiche o elettive, ma tuttavia essi sono sempre stati spinti dalla necessità di accorciare il percorso tra la visione del Progetto e la sua realizzazione, consapevoli che spesso non ne avrebbero visto la fine, ma che comunque fosse, sarebbero stati resi immortali agli occhi della storia: L’Uomo passa, ma l’Opera resta!
La cultura del progetto
La cultura del progetto è un percorso lungo che si concretizza in personaggi che hanno sempre avuto bisogno appunto di un interprete posto tra desideri espressi e volontà realizzate. Anche i dittatori non potevano fare a meno della conoscenza e competenza di ingegneri ed architetti di valore. Sempre ricercatissimi.
La differenza stava e sta ancora nella finalità e nella capacità di guidare il processo decisionale, che non può essere mai avulso dai valori incarnati nel pensiero stesso che genera il progetto.
La Democrazia Ateniese aveva Fidia, Adolf Hitler aveva Albert Speer (che sognava di essere Fidia…).
Ora, avanzando ai tempi nostri, il tema del Progetto nel contesto territoriale ed urbano non può prescindere da chi lo pensa, lo governa, lo realizza e lo mette a disposizione della collettività.
Nelle Democrazie Occidentali le classi dirigenti sono chiamate a costruire un processo decisionale per la costruzione di una opera che, salvaguardando le prerogative costituzionali, consegni alla Amministrazione strumenti, risorse, norme e poteri in grado di costruire un percorso autorizzativo e produttivo certo.
Su questo illustri giuristi e costituzionalisti si sono impantanati nelle evidenti contraddizioni espresse dalle diverse amministrazioni coinvolte in ogni procedimento edilizio, all’interno delle quali emergono ancora oggi evidenti conflitti di competenza, se non addirittura veri e propri personalismi.
Il mandato per esercitare questo tipo di autorità dovrebbe obbedire al principio di salvaguardia dei diritti individuali nel rispetto dell’interesse superiore di una collettività, di una società , di una nazione o di una Federazione di Stati, che ha il sacrosanto diritto e dovere di adempiere a questo mandato nel comune interesse. Pena l’immobilismo del progresso stesso.
In America, Francia, Inghilterra, Spagna, ma anche la stessa Germania, esistono iter autorizzativi ,espressi da amministrazioni assolutamente democratiche, che sono capaci di generare opere importanti e piani urbani altrettanto complessi, affidati a processi partecipati da tutti i soggetti autorizzati, e che hanno a disposizione tutti gli strumenti necessari e utili a risolvere gli inevitabili conflitti di interesse che ogni territorio esprime, sia su piccola che su vasta scala.
Il risultato sono: tempi certi e costi certi, poco spazio alle polemiche da bottega e meno alla corruzione.
Per questo motivo assistiamo in Italia a infinite e defatiganti querelle su opere di interesse nazionale che, tra corsi e ricorsi, durano anni, si inceppano, si fermano, ripartono e ciò che spesso era nato come uno spendido “cavallo da corsa”, nella migliore delle ipotesi diventa un “cammello con tre gobb “.
Opere che rimangono sulla carta o che, peggio ancora, partono per rimanere un monumento al degrado ambientale.
Ma il degrado peggiore è sempre quello culturale della classe politica e dirigente che lo ha generato e che non è in grado di condurre a termine responsabilmente l’opera, perché tanto“ c’è una nuova Amministrazione e non è più un mio problema…”. E qui il vaso di Pandora scoperchiato potrebbe continuare all’infinito.
L’autorità dello Stato e delle amministrazioni trovano sempre una rappresentazione nella attività edilizia che esse sovrintendono e il funzionamento della loro organizzazione ne riflette l’efficienza della macchina amministrativa e l’organizzazione dei corpi dello Stato.
In ogni luogo ed in ogni latitudine il termometro di civiltà e di progresso di ciascuna società viene rappresentato dalla bellezza, dalla funzionalità e piacevolezza di ogni spazio antropico che l’arte di costruire garantisce, che produce cultura, economia e costantemente si rinnova.
Non si tratta di avanzare sul solo terreno della speculazione immobiliare, i cui risultati bulimici sono sotto gli occhi di tutti, ma di armonizzare i fattori valoriali di una comunità, del suo spirito di iniziativa, che solo un buon progetto edilizio può rendere evidente. E con esso intendo qualità del progetto urbanistico, architettonico, alta ingegneria, soluzioni tecnologiche innovative e capacità di fare impresa.
Nell’epoca della comunicazione globale il nostro Territorio, i Borghi e soprattutto le nostre Città sono lo specchio di noi stessi, di come ci aggreghiamo, ci relazioniamo, sappiamo generare economia, arte, cultura e da questo patrimonio capitalizziamo tutta la nostra identità e competitività del nostro Paese.
Ecco perché il ruolo dell’edilizia e delle costruzioni è assolutamente strategico, per noi, per lo sviluppo futuro del nostro Paese. Per darci giorno dopo giorno la misura di ciò che siamo e dobbiamo diventare, per le responsabilità che dobbiamo prenderci verso le generazioni future, per la sicurezza ed il rispetto che dobbiamo al nostro splendido patrimonio ambientale e per ritornare a pensare in grande.