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Edifici ad elevato sviluppo verticale: approccio strategico a garanzia del raggiungimento e mantenimento del requisito “sicurezza in caso d’incendio”

Il caso della Torre intesa San Paolo di Torino “LEED PLATINUM” – come la strategia antincendio può garantire il raggiungimento dei crediti previsti dal protocollo Leed Italia.

Il caso della Torre Intesa Sanpaolo di Torino “LEED PLATINUM”, come la strategia antincendio può garantire il raggiungimento dei crediti previsti dal protocollo Leed Italia.

ABSTRACT – l’articolo vuole porre l’attenzione su una particolare tipologia di edifici che stanno avendo in questi anni uno sviluppo nelle realizzazioni sul territorio nazionale portando l’attenzione su quelle che sono le tematiche da affrontare e la strategia da mettere in atto al fine di garantire, progettualmente, durante la costruzione e durante la vita utile, i requisiti indicati dal Regolamento UE 305/2011 correlando gli stessi, ove possibile, con i “crediti” previsti dal protocollo LEED. L’analisi viene condotta avendo quale riferimento la realizzazione della nuova sede della Banca Intesa Sanpaolo di Torino.


1. GLI EDIFICI DI GRANDE ALTEZZA – DEFINIZIONE
Diversamente da quanto rilevabile dalla lettura ed applicazione della normazione europea ed internazionale, l’ordinamento giuridico italiano non individua una precisa “definizione” di “edificio di grande altezza” in quanto lo sviluppo delle previsioni di carattere normativo è anche la risultante dell’approccio che i Vigili del fuoco hanno nella gestione degli interventi di soccorso unitamente alla tipologia dei mezzi di cui sono dotati, o che l’attuale tecnologia consente di disporre e quindi di dotarsene. Tale considerazione vale in particolare nelle città metropolitane dove il quadro dello sviluppo delle soluzioni architettoniche ed ingegneristiche delle costruzioni presenti sul territorio nazionale vedeva esclusivamente la realizzazione di edifici con altezza che, tranne per alcune poche eccezioni (ad esempio Pirellone e torre Velasca a Milano, Torre Littoria, sede della Lancia e Mole Antonelliana a Torino), non superava i 100 m. di altezza mentre la stragrande maggioranza degli edifici raggiungeva altezze comprese fra i 24 e 32 m. con alcune eccezioni per edifici che si collocavano fra i 32 e 54m.
Questo non vuol dire che la tematica non sia stata affrontata, ma che rispetto al quadro normativo internazionale, che individua livelli di prestazione “primari” con riferimento agli edifici di grande altezza, indipendentemente dalla loro specifica destinazione d’uso, integrando poi misure di prevenzione e protezione specifici per tipologia di attività o mix di attività, nell’ultima normazione nazionale a carattere prescrittivo e ancora di più nel nuovo codice di prevenzione incendi, si trovano spunti atti, in maniera intelligente e con un approccio valutativo a carattere prestazionale, a definire, già in fase progettuale, le modalità di pianificazione circa l’operatività dei soccorsi (vedasi art. 3.2. comma 3 del D.M. 22/02/2006).
Si tratta dell’approccio normativo cardine, che ritroviamo nel settore della prevenzione incendi italiano, che si fonda principalmente sui principi che la norma sottende sotto le voci:
• ubicazione
• accesso all’area
• altezza antincendio.
Aspetti che poi, all’interno della regola tecnica, definiscono i livelli di prestazione da garantire a cui poi si aggiungono - ma che a parere dello scrivente costituiscono la parte variabile - tutte quelle altre previsioni normative che possono mutare nel tempo (ad esempio materiali di arredo e rivestimento - impianti ecc.).
Un’analisi di confronto sviluppata attraverso la lettura della normazione internazionale, riferita agli edifici di grande altezza, con la più recente normazione nazionale del settore e nell’ambito edifici destinati ad uffici, regola che più si avvicina ad affrontare, anche in modo novativo ed ingegneristico la tematica degli edifici ad elevato sviluppo verticale che definirei, nell’ottica italiana, “inaccessibili ai fini delle operazioni di soccorso”.
L’analisi ha mostrato, ad eccezione della misura di protezione attiva “impianto di spegnimento automatico”, come le regole tecniche Italiane risultino più severe e garantiste. Infatti questa risultanza è altresì confortata dalla statistica sugli incendi accaduti sul territorio nazionale.
Volendo comunque addivenire ad una definizione, in ambito nazionale, di quello che può e deve intendersi come edificio di grande altezza in relazione ai parametri sopra richiamati si può asserire che un edificio quando supera l’altezza di 24 m. può considerarsi, in relazione alle misure previste e in relazione alla possibilità di accesso allo stesso, come edifici ad elevato sviluppo verticale.
Nel caso della Torre Intesa Sanpaolo si tratta di un edificio ad elevato sviluppo verticale, con altezza complessiva fuori terra di 167,25 m. e sviluppo ai piani interrati fino a quota – 26 m., con caratteristiche di inaccessibilità dovute sia all’altezza sia alla tipologia del sistema delle facciate. Per tale circostanza è risultato necessario un’analisi di dettaglio, in relazione all’ubicazione dell’edificio sul territorio, al fine di addivenire alla migliore strategia non solo di intervento degli enti esterni, deputati complessivamente all’attività di soccorso, ma anche per il posizionamento di tutti quegli ambiti di attività [auditorium – asilo – fitness – mensa – parcheggi- etc…] e di apprestamenti finalizzati alla sicurezza degli occupanti e all’azione dei soccorritori.


ALL'INTERNO DELL'ARTICOLO INTEGRALE LA TRATTAZIONE:

  • 2. IL POSIZIONAMENTO DELL’EDIFICIO NEL CONTESTO URBANO – TEMATICHE DA AFFRONTARE
  • 3. ATTENZIONI NELLA PROGETTAZIONE DI UN EDIFICIO DI GRANDE ALTEZZA
  • 4. ATTENZIONI PER LA GESTIONE COMPLESSIVA DELLA SICUREZZA
  • 5. GLI ASPETTI LEED E L’INTEGRAZIONE CON LA STRATEGIA ANTINCENDIO

Articolo a cura di GBC ITALIA - Green Building Council Italia



 

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