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Ecosistema rischio: i dati sul rischio industriale in uno studio della Prot. Civile e Legambiente

Ecosistema rischio: i dati sul rischio industriale Il dossier fotografa le attività dei comuni italiani in materia di rischio industriale Sono stati presentati oggi a Roma, nella sede di Legambiente, i risultati di Ecosistema Rischio Industrie: l’indagine realizzata da Legambiente in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile volta a rilevare le attività di monitoraggio, prevenzione e informazione messe in campo dalle amministrazioni comunali italiane in materia di rischio industriale. Alla presentazione del dossier hanno partecipato Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, Franco Gabrielli, Capo Dipartimento della protezione civile e Simone Andreotti, responsabile Legambiente per il settore di protezione civile. L’indagine rientra nell’ambito del progetto di monitoraggio, prevenzione e informazione per la mitigazione dei rischi naturali e antropici “Ecosistema Rischio 2012” a cura del Dipartimento e di Legambiente. Il questionario è stato inviato a tutti i 739 comuni in cui sono presenti insediamenti che possono causare incidenti rilevanti – individuati in base all’inventario nazionale pubblicato sul sito minambiente.it – ed è stato compilato dal 29% del totale, per un totale di 210 amministrazioni comunali. I risultati dell’indagine Dagli elementi raccolti emerge che il 94% del campione ha recepito, come previsto dal decreto legislativo 334/99, la scheda informativa redatta dal gestore dell’impianto e ha dunque i dati necessari per valutare i possibili scenari di danno, attuare una pianificazione urbanistica del territorio e realizzare campagne di informazione. L’86% dei Comuni ha predisposto la planimetria del territorio e individuato le “aree di danno” sottoposte a conseguenze in caso di incidente industriale nel territorio comunale. Strutture vulnerabili o sensibili sono state individuate in “aree di danno” dal 49% dei Comuni intervistati. Dal dettaglio sulla tipologia di strutture vulnerabili/sensibili presenti in queste zone emerge che nel 18% dei casi si tratta di scuole, nel 13% di centri commerciali, nell’8% di strutture ricettive turistiche, nel 7% di luoghi di culto, nel 2% di ospedali. Il 64% dei comuni intervistati ha inoltre inviato alle prefetture tutte le informazioni sulle attività svolte e sulle modalità previste per l’allertamento della cittadinanza, per predisporre gli aggiornamenti ai Piani di emergenza esterna. Ai Comuni compete soprattutto la realizzazione di campagne informative per la cittadinanza sia sul rischio industriale in genere sia sui comportamenti da tenere per restare in sicurezza in caso di emergenza. A questo proposito il 70% delle amministrazioni ha realizzato campagne informative sul rischio industriale, ma soltanto nel 50% dei casi queste campagne hanno previsto anche l’informazione sulla fase dell’emergenza. Il 46% delle amministrazioni ha realizzato opuscoli informativi; il 28% pagine web consultabili sul sito dell’amministrazione; il 14% iniziative nelle scuole e sempre nel 28% sono stati organizzati incontri pubblici con la cittadinanza. Per le attività d’informazione e diffusione di conoscenze di protezione civile, la presenza sul territorio di associazioni e gruppi di Volontariato è una risorsa fondamentale: il 58% dei comuni intervistati ha stretto in questo senso rapporti di collaborazione con organizzazioni o gruppi di protezione civile. Anche l’organizzazione di esercitazioni è essenziale per testare le capacità di risposta in caso di eventi calamitosi, ma solo il 36% dei comuni intervistati ha partecipato/organizzato esercitazioni sul rischio industriale e soltanto nel 16% dei casi questi momenti esercitativi hanno coinvolto la popolazione. Le regioni dove è stato realizzato il maggior numero di esercitazioni sono la Toscana e il Piemonte, rispettivamente 64% e 63%. Sempre nei comuni del Piemonte, con il 32%, il maggior numero di esercitazioni con il coinvolgimento diretto dei cittadini. La presenza di insediamenti non è uniforme sul territorio nazionale ed è dunque possibile solo in parte una analisi comparata a livello regionale. La maggior parte degli impianti a rischio d’incidente rilevante è localizzata tra Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna, anche se insediamenti con caratteristiche tali da rientrare nei parametri della direttiva “Seveso” sono presenti in tutte le regioni. Fra le amministrazioni comunali intervistate tutte quelle di Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Toscana e Umbria sono attive nel recepimento dei dati della Scheda informativa sullo stabilimento industriale, mentre nelle altre Regioni alcuni Comuni del campione non si sono ancora adeguati a quest’obbligo di legge. La planimetria del territorio è stata realizzata nel Lazio solo dal 43% delle amministrazioni intervistate e appena il 22% delle amministrazioni campane ha individuato la presenza di strutture vulnerabili nelle aree cosiddette “di danno”. Molto diversificati nelle diverse regioni italiane anche i dati sulle attività d’informazione rivolte alla cittadinanza. Il 93% dei comuni toscani intervistati ha realizzato iniziative d’informazione ai cittadini, mentre per le altre regioni le percentuali sono decisamente più basse con un picco minimo del 33% in Campania. Nella predisposizione e realizzazione di campagne informative i più attivi, con l’86%, risultano i comuni delle Marche, i meno attivi sono invece con il 20% i comuni dell’Umbria. Nel rapporto con le organizzazioni di volontariato presenti sul territorio per la realizzazione di attività d’informazione alla popolazione, i comuni più attivi – con il 100% del campione – si sono dimostrati quelli marchigiani, mentre in coda alla classifica si collocano con il 33% i comuni del Friuli Venezia Giulia.

 Ecosistema rischio: i dati sul rischio industriale

Il dossier fotografa le attività dei comuni italiani in materia di rischio industriale
Sono stati presentati il 29 gennaio 2013 a Roma, nella sede di Legambiente, i risultati di Ecosistema Rischio Industrie: l’indagine realizzata da Legambiente in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile volta a rilevare le attività di monitoraggio, prevenzione e informazione messe in campo dalle amministrazioni comunali italiane in materia di rischio industriale.

Alla presentazione del dossier hanno partecipato Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, Franco Gabrielli, Capo Dipartimento della protezione civile e Simone Andreotti, responsabile Legambiente per il settore di protezione civile.

L’indagine rientra nell’ambito del progetto di monitoraggio, prevenzione e informazione per la mitigazione dei rischi naturali e antropici “Ecosistema Rischio 2012” a cura del Dipartimento e di Legambiente. Il questionario è stato inviato a tutti i 739 comuni in cui sono presenti insediamenti che possono causare incidenti rilevanti – individuati in base all’inventario nazionale pubblicato sul sito minambiente.it – ed è stato compilato dal 29% del totale, per un totale di 210 amministrazioni comunali.

 www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/documents/ecositemarischio_industriale013.pdf

I risultati dell’indagine

Dagli elementi raccolti emerge che il 94% del campione ha recepito, come previsto dal decreto legislativo 334/99, la scheda informativa redatta dal gestore dell’impianto e ha dunque i dati necessari per valutare i possibili scenari di danno, attuare una pianificazione urbanistica del territorio e realizzare campagne di informazione.

L’86% dei Comuni ha predisposto la planimetria del territorio e individuato le “aree di danno” sottoposte a conseguenze in caso di incidente industriale nel territorio comunale. Strutture vulnerabili o sensibili sono state individuate in “aree di danno” dal 49% dei Comuni intervistati.
Dal dettaglio sulla tipologia di strutture vulnerabili/sensibili presenti in queste zone emerge che nel 18% dei casi si tratta di scuole, nel 13% di centri commerciali, nell’8% di strutture ricettive turistiche, nel 7% di luoghi di culto, nel 2% di ospedali.

Il 64% dei comuni intervistati ha inoltre inviato alle prefetture tutte le informazioni sulle attività svolte e sulle modalità previste per l’allertamento della cittadinanza, per predisporre gli aggiornamenti ai Piani di emergenza esterna.

Ai Comuni compete soprattutto la realizzazione di campagne informative per la cittadinanza sia sul rischio industriale in genere sia sui comportamenti da tenere per restare in sicurezza in caso di emergenza. A questo proposito il 70% delle amministrazioni ha realizzato campagne informative sul rischio industriale, ma soltanto nel 50% dei casi queste campagne hanno previsto anche l’informazione sulla fase dell’emergenza. Il 46% delle amministrazioni ha realizzato opuscoli informativi; il 28% pagine web consultabili sul sito dell’amministrazione; il 14% iniziative nelle scuole e sempre nel 28% sono stati organizzati incontri pubblici con la cittadinanza.

Per le attività d’informazione e diffusione di conoscenze di protezione civile, la presenza sul territorio di associazioni e gruppi di Volontariato è una risorsa fondamentale: il 58% dei comuni intervistati ha stretto in questo senso rapporti di collaborazione con organizzazioni o gruppi di protezione civile.

Anche l’organizzazione di esercitazioni è essenziale per testare le capacità di risposta in caso di eventi calamitosi, ma solo il 36% dei comuni intervistati ha partecipato/organizzato esercitazioni sul rischio industriale e soltanto nel 16% dei casi questi momenti esercitativi hanno coinvolto la popolazione.

Le regioni dove è stato realizzato il maggior numero di esercitazioni sono la Toscana e il Piemonte, rispettivamente 64% e 63%. Sempre nei comuni del Piemonte, con il 32%, il maggior numero di esercitazioni con il coinvolgimento diretto dei cittadini.

La presenza di insediamenti non è uniforme sul territorio nazionale ed è dunque possibile solo in parte una analisi comparata a livello regionale. La maggior parte degli impianti a rischio d’incidente rilevante è localizzata tra Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna, anche se insediamenti con caratteristiche tali da rientrare nei parametri della direttiva “Seveso” sono presenti in tutte le regioni.

Fra le amministrazioni comunali intervistate tutte quelle di Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Toscana e Umbria sono attive nel recepimento dei dati della Scheda informativa sullo stabilimento industriale, mentre nelle altre Regioni alcuni Comuni del campione non si sono ancora adeguati a quest’obbligo di legge.

La planimetria del territorio è stata realizzata nel Lazio solo dal 43% delle amministrazioni intervistate e appena il 22% delle amministrazioni campane ha individuato la presenza di strutture vulnerabili nelle aree cosiddette “di danno”.

Molto diversificati nelle diverse regioni italiane anche i dati sulle attività d’informazione rivolte alla cittadinanza. Il 93% dei comuni toscani intervistati ha realizzato iniziative d’informazione ai cittadini, mentre per le altre regioni le percentuali sono decisamente più basse con un picco minimo del 33% in Campania.

Nella predisposizione e realizzazione di campagne informative i più attivi, con l’86%, risultano i comuni delle Marche, i meno attivi sono invece con il 20% i comuni dell’Umbria. Nel rapporto con le organizzazioni di volontariato presenti sul territorio per la realizzazione di attività d’informazione alla popolazione, i comuni più attivi – con il 100% del campione – si sono dimostrati quelli marchigiani, mentre in coda alla classifica si collocano con il 33% i comuni del Friuli Venezia Giulia.