Sostenibilità
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Dossier Green Building - Intervista alle associazioni

ANDIL, CONFINDUSTRIA CERAMICA, Q-RAD e CONPAVIPER lasciano il loro punto di vista sull’argomento

Un green building è un edificio progettato, costruito e gestito in maniera sostenibile ed efficiente, ed infine, certificato come tale da un ente terzo indipendente. Si può quindi dire che, il progetto di un tale edificio, viene ricondotto al progetto ben più complesso del sistema-edificio, e non si esaurisce con la sua realizzazione, ma prosegue con la sua gestione, che deve essere sostenibile ed efficiente. Aspetti, questi ultimi, sempre più importanti e caratteristiche sempre più richieste dal mercato, che vanno di pari passo alla crescente attenzione all’ambiente naturale.
I materiali ed i prodotti utilizzati devono avere particolari caratteristiche, legate alla loro produzione, provenienza e smaltimento, e l’edificio stesso non deve avere un impatto negativo sull'ambiente e sugli occupanti la costruzione.


ANDIL, CONFINDUSTRIA CERAMICA, Q-RAD e CONPAVIPER lasciano il loro punto di vista sull’argomento:

Il Presidente di ANDIL, Arch. LUIGI DI CARLANTONIO:

1. In che modo l’Associazione sostiene un tale tipo di approccio, quali sono gli aspetti della “progettazione green” del sistema-edificio che coinvolgono il settore delle pavimentazioni in cotto?
Le pavimentazioni in cotto sono per definizione sostenibili, grazie a una materia prima naturale e abbondante e anche a livello prestazionale assicurano comfort, salute e igiene ambientale. Esse derivano direttamente dalla lavorazione dell’argilla: manufatti ad elevate prestazioni, ma semplici nell’applicazione, ottenuti “plasmando” la terra, utilizzando semplicemente gli elementi della natura acqua, aria e fuoco.
La strutturazione del ciclo edilizio e la complessità dell'edificio impongono un approccio integrato alla qualità ambientale dell’edificio. È importante, infatti, associare anche la verifica dei costi di costruzione e la valutazione dell'impatto ambientale delle soluzioni tecniche adottate, al fine di verificare l'effettiva "sostenibilità" delle scelte costruttive, finalizzate al pieno rispetto dell'ambiente, per tutto il loro ciclo di vita (LCA). Dunque, l'approccio da adottare non può che basarsi su una visione estesa all'intero 'percorso ambientale'."
Negli ultimi anni il tema del greenwashing e della trasparenza è diventato uno dei nodi da sciogliere quando si parla di certificazione e di sostenibilità. ANDIL la ritiene una pratica tanto diffusa, quanto pericolosa e fuorviante che designa una data “forma” che il più delle volte non si traduce nella “sostanza” dei prodotti, per questo puntiamo sul dato vero: cioè certificato da parte terza, proprio per avere la certezza del dato. Ci vuole serietà nell’approccio, il tema è importante, tanto più che la valutazione ambientale dei prodotti è tra i requisiti per le costruzioni (nell’ambito della marcatura CE), anche se ancora mancano gli strumenti operativi…. quindi dobbiamo prepararci.
Per i pavimenti in cotto, in particolare, sono stati definiti i criteri all’interno del sistema Ecolabel. L’Europa ha infatti individuato, basandosi su una valutazione del ciclo di vita, quelli che sono i criteri ed i relativi valori di soglia da rispettare, affinché le pavimentazioni dure possano fregiarsi del fiore a 12 stelle.
In alternativa all’ecolabel, noi vediamo solo la soluzione EPD (Environmental Product Declaration), che come l’Ecolabel si basa sul ciclo di vita ed è certificata da parte terza. Nel caso della Dichiarazione Ambientale di Prodotto, vanno applicate quelle che sono le regole di settore, ovvero le PCR (Product Category Rules) che noi stiamo appontando come Federazione europea dei laterizi per condividerne la definizione con i colleghi europei.
Sul tema, l’Associazione ha investito molto e da 10 anni si avvale della collaborazione con l’Università di Firenze, dal cui lavoro prende vita la banca dati LCI per tutte le tipologie di laterizio ed il software Laterlife, su cui si basa. Laterlife, che forniamo gratuitamente ai progettisti, consente la configurazione delle soluzioni costruttive in laterizio, per le quali restituisce gli impatti ambientali.
Per dare ulteriore evidenza del ruolo che assegniamo agli aspetti ambientali, abbiamo di recente approfondito il tema delle certificazioni ambientali nel convegno ‘La casa sostenibile: 10 questioni da risolvere’, di cui è possibile prendere visione degli atti.

2. Quali sono le innovazioni che possono dare al settore delle pavimentazioni in cotto un maggior coinvolgimento ed una maggiore importanza, quando si parla di green building?

Uno dei tanti esempi sono le pavimentazioni drenanti per gli esterni (cui si rimanda all’articolo di approfondimento) che permettono al terreno di assorbire l’acqua evitando dissesti geologici.
Altre innovazioni riguardano le nanotecnologie che migliorano la durabilità della pasta, delle miscele o la pulibilità delle superfici (manutenzione). Anche in questo caso si contribuisce ad aumentare la durabilità del prodotto con innovazioni performanti (soprattutto per l’esterno). Una vita più lunga, consente di ‘spalmare’ gli impatti legati alla produzione su tempi più lunghi. Non dobbiamo guardare solo all’energia consumata in fase di produzione ma considerare l’intero ciclo di vita che per i pavimenti in cotto si attesta oltre i 150-200 anni. Se confrontiamo il dato con la durata di materiali definiti ecologici ma che dopo 20 anni vanno sostituiti è presto fatto. Il cotto, invece continua ad acquisire valore nel tempo: invecchia, si trasforma è un materiale che continua a vivere.
Non sono da trascurare anche innovazioni introdotte nelle tecniche di posa o le innovazione di processo, che non si vedono ma rendono il processo più efficiente e meno energivoro.
La progettazione vuole e deve preferire l’impiego di materiali ad elevata compatibilità tecnica ed ambientale per la realizzazione di opere che assicurino il massimo rispetto e la piena compatibilità con le caratteristiche del contesto territoriale e ambientale in cui si collocano, sia nella fase di costruzione che di gestione. I materiali tradizionali come il laterizio, che nel bacino mediterraneo è presente da sempre e che risulta radicato nel concetto stesso di durevolezza in architettura, garantiscono qualità e controllo.
In questa prospettiva, un aspetto da non sottovalutare è che siamo di fronte ad un materiale Made in Italy, a km zero, quindi non solo dobbiamo preferirlo a materiali che non sono italiani, ma dobbiamo tenere presente che il cotto italiano è sottoposto a un sistema di controllo delle materie prime, invece di diversi prodotti stranieri ne ignoriamo la composizione.
Ciò che unisce le diverse espressioni dell’architettura ecologica sono le risposte legate al benessere e alla salute degli utenti, alla salubrità dell’ambiente e alla protezione della natura. Per questo consigliamo il cotto che sia cotto italiano.

Il Presidente di CONFINDUSTRIA CERAMICA, Vittorio BORELLI:

1. In che modo l’Associazione sostiene un tale tipo di approccio, quali sono gli aspetti della “progettazione green” del sistema-edificio che coinvolgono il settore delle pavimentazioni in ceramica?

L'approccio ambientalmente sostenibile dell'industria ceramica italiana è particolarmente ampio ed articolato. Una prima chiave di lettura riguarda gli aspetti manifatturieri lungo l'intero ciclo di trasformazione. Oggi infatti le aziende ceramiche italiane utilizzano materie prime e smalti atossici, trasformano queste materie prime in stabilimenti che disponendo delle più avanzate tecnologie sono in grado di minimizzare l'uso di energia e delle emissioni in atmosfera, oltre a provvedere al completo ricircolo di scarti di produzione - propri ed in molti casi anche di aziende terze. Il secondo percorso è quello delle certificazioni di prodotto, se si pensa che un numero crescente di collezioni si possono fregiare dei marchi di ambientali Ecolabel e Leed. L'Associazione ha accompagnato da anni le aziende lungo questo percorso, attraverso la definizione di linee guida sui diversi aspetti ed una attività di consulenza volta al miglioramento continuo.

2. Quali sono le innovazioni che possono dare al settore delle pavimentazioni in ceramica un maggior coinvolgimento ed una maggiore importanza, quando si parla di green building?

Fermo restando che il prodotto ceramico italiano è, per propria natura, intrinsecamente ecologico - basti pensare all'uso di materie prime selezionate, alla natura inerte e ad un ciclo di vita del prodotto particolarmente lungo che evita frequenti sostituzioni con evidenti vantaggi in ambito dello smaltimento dei rifiuti, oggi possiamo rilevare diversi aspetti che enfatizzano le valenze ambientali. Un primo ambito è quello delle produzioni sottili che per rivestire un uguale superficie necessitano di meno materie prime, minore energia, più limitati costi di trasporto. Una seconda declinazione è quella che riguarda la funzionalizzazione delle superfici, che oggi possono presentare caratteristiche antibatteriche e fotocatalitiche. Infine, ma certamente non meno importante, è il tema del rivestimento in ceramica delle facciate esterne degli edifici, che migliorando l'efficientamento energetico, consentono di ridurre l'energia necessaria per la climatizzazione degli ambienti durante tutto l'anno.

L’ing. Clara Peretti del consorzio Q-Rad:

1. In che modo il Consorzio sostiene un tale tipo di approccio, quali sono gli aspetti della “progettazione green” del sistema-edificio che coinvolgono il settore dei sistemi radianti?

I sistemi radianti a bassa differenza di temperatura sono il miglior sistema di emissione per gli edifici green per molti aspetti: garantiscono notevoli risparmi di energia, si abbiano con generatori ad alta efficienza come pompe di calore e/o caldaie a condensazione, sono il miglior sistema per raggiungere elevati livelli di comfort termico ovvero assenza di correnti d’aria e uniformità di temperatura. Per garantire sostenibilità e basso impatto sull’ambiente si possono scegliere isolanti termici ecologici, ad esempio a base di fibra di legno e massetti ecologici (ad esempio in anidrite naturale).
Per quanto riguarda la progettazione il primo passo è un’accurata scelta dei sistemi e dei componenti per garantire bassi consumi e quindi emissioni di CO2. Gli aspetti fondamentali per garantire le prestazioni del sistema sono: progettare il sistema secondo normativa, scegliere una regolazione avanzata (ad esempio installando un termostato in ogni ambiente e utilizzando una regolazione con logiche PID), bilanciare l’impianto e scegliere un circolatore efficiente.
Per guidare nella scelta i progettisti e i consumatori il Consorzio Q-RAD ha creato un indice di efficienza energetica definito RSEE (Radiant System Energy Efficiency – per approfondire vai al sito). La classificazione dei sistemi radianti diventerà a breve una norma UNI TR.

2. Quali sono le innovazioni che possono dare al settore dei sistemi radianti un maggior coinvolgimento ed una maggiore importanza, quando si parla di green building?

Innovazioni ed edifici green sono due aspetti fondamentali per gli edifici che verranno costruiti o per le riqualificazioni degli edifici esistenti. Fare innovazione per i sistemi radianti significa migliorare le prestazioni dei sistemi, rendere più veloce l’installazione, creare nuovi prodotti per la regolazione per ottimizzare le prestazioni del sistema. Per dare più importanza al sistema bisogna focalizzare l’attenzione sull’integrazione di tutti i sistemi, ovvero quello il sistema di emissione, quello di regolazione, la ventilazione e la deumidificazione: tutti gli elementi devono integrare le proprie funzioni per garantire all’utente un elevato livello di comfort, aspetto fondamentale negli edifici nuovi e green.

Corrado Borghi, CONPAVIPER - delegato SETTORE SOTTOFONDI

1. In che modo l’Associazione sostiene un tale tipo di approccio, quali sono gli aspetti della “progettazione green” del sistema-edificio che coinvolgono il settore dei sottofondi? 

Come ben precisato nella premessa, il concetto di “edificio Green Building” è ben lungi dall’esaurirsi in una mera progettazione architettonica-statica-energetica. Bensì progettare un “edificio Green Building” significa definire una vera e propria “bolla concettuale” rivolta all’ambiente, e coinvolgente, oltre che aspetti tecnici, anche (se non soprattutto) aspetti legati al sociale, alle modalità di utilizzo e (questo ci riguarda da vicino) rispondenza a questi dettami e requisiti dei materiali e delle metodologie di lavorazione ed applicazione degli stessi. I sottofondi non fanno eccezione, anzi, diventano un componente primario, vista l’elevata ponderata che costituiscono nel “sistema edificio”. La premessa necessaria per poter perseguire qualsivoglia obiettivo, in questo caso i requisiti globali per un edificio Green Building, consiste nella condivisione e nella divulgazione della indispensabile cultura tecnica e gestionale. In questo ambito la struttura associativa di Conpaviper diventa lo strumento più idoneo ed efficace. Infatti, da sempre, Conpaviper orienta la sua attività nel portare allo “stato dell’arte” la preparazione e l’aggiornamento dei propri Associati, oltre che nel confrontarsi con istituzioni ed altre Associazioni con la stessa finalità.

2. Quali sono le innovazioni che possono dare al settore dei sottofondi un maggior coinvolgimento ed una maggiore importanza, quando si parla di green building?

Riteniamo che lo sviluppo dei materiali e delle metodologie di lavorazione relative all’esecuzione di sottofondi, in un sistema “Green Building” debbano perseguire:
• Approvvigionamenti di materiali il più possibile a “Km 0” rispetto alle ubicazioni delle cantierazioni.
• Comunque prevedere utilizzo di materiali che prevedano esigenze di trasporto, dal luogo di fabbricazione al luogo di utilizzo, che ottimizzino al massimo l’equazione “distanza-peso-volume-prestazione ottenuta in termini di contributo al risparmio energetico”.
• Utilizzo di materiali con cicli produttivi a basso (o nullo) impatto ambientale e a basso consumo energetico.
• Modalità applicative rispettose dell’ambiente circostante (es: abbattimento delle polveri e dell’inquinamento acustico).
• Utilizzo di attrezzature limitatamente energivore e che non implichino logistiche onerose per impegno di risorse, tempo e spazio.
Alo stato attuale, premettendo la preparazione adeguata degli operatori (vedi risposta alla 1.domanda), è già possibile accedere a soluzioni che soddisfano ottimamente le esigenze sopra descritte. Va anche detto che la sempre maggiore diffusione ed impiego di questi materiali/tecnologie/modalità non potrà che portare ad un loro continuo affinamento prestazionale, oltre a creare significative economie di scala, rendendole ancora più fruibili ed allettanti ed andando ad innescare un circuito virtuoso, in perfetta sintonia con il “Green Building Pensiero”.
 

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