Materiali e Tecniche Costruttive | Bioedilizia
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Diversità e sinergie possibili tra i conglomerati di terra e quelli di cemento

Nel 2020 i prodotti a base cementizia e a matrice inorganica utilizzati nei cantieri di tutto il mondo hanno superato la quota di materiali organici, minerali e naturali utilizzati nelle pratiche edilizie locali. Si pone la questione se la preferenza tecnica del primo rispetto al secondo sia irreversibile.
In Sardegna, alla fine degli anni '20 la tradizione storica di costruire con il conglomerato di terra cruda incontra la novità del conglomerato cementizio, semplice o armato.
Quanto proposto risponde positivamente all'unione operativa tra due “compositi” agli antipodi, ma basilari per la riconversione della costruzione ecologica del terzo millennio.

Il cemento e la tecnologia del “crudo” in Sardegna

L’uso della terra cruda nell’isola, ha la stessa datazione degli edifici comuni e le architetture monumentali dei Paesi medio-orientali sul Mare Nostrum. Già nel tardo Medioevo le “best practice” dei sardi con il “crudo” erano note anche fuori dall’isola. Una consuetudine giunta intonsa fino al quarto lustro del primo Novecento; quando nella “penisola” si consolidava l’abilità nazionale con il “calcestruzzo armato.”.

L’evento - Negli anni Venti del Novecento, sorge alla periferia di Cagliari, il primo impianto per la produzione del cemento in Sardegna. L’incontro con la terra cruda è inevitabile. L’uso e la provvista del nuovo legante artificiale saranno più decisi nelle frazioni e nei Comuni che formano l’odierna Città metropolitana.

L’incontro storico-operativo -
Dalla comparsa sul mercato, l’ibridazione degli elementi in cemento con il crudo si protrae per i successivi quattro lustri della seconda metà del Novecento. In questo periodo il nuovo legante d’alto forno coinvolge sia i maestri di muro che le anonime professionalità tecniche. Nelle architetture in “crudo” i prodotti di cemento coinvolgono opere cantonali, le cornici delle bucature e le finiture accessorie.

Sarà il “leitmotiv” che caratterizza l’uso del cemento nel cantiere di terra cruda, che in Sardegna si fonda sull’abilità di edificare con il sistema a muro portante in làdiri (adobe). La fine del costruire in “crudo” coincide con la diffusione del c.d. telaio in “cemento armato”. Nell’isola i tamponamenti con mattoni crudi saranno rarissimi. In pratica il c.d. C.A. si ibrida solo in parte con le architetture naturali (“bio” ante litteram) della tradizione locale.

Con il consueto ritardo, anche la filiera del crudo sardo finisce nel rifiuto nazionale per le tecnologie storiche. L’uso del “legante” d’alto forno, replica nell’isola i tamponamenti con i blocchi di medio e grande formato, prodotti da apposite industrie regionali. La sostituzione avviene tra gli anni Settanta e Ottanta. L’utilizzo in cantiere dei preconfezionati seriali induce un reddito immediato rispetto ai tempi necessari per evolvere in modo similare i prodotti tradizionali, che vengono abbandonati nell’alveo dei saperi artigiani.

Foto coeve di architetture del periodo di coesistenza del “crudo” con il cemento

La convivenza separata - Complice il clima, dopo un solo decennio i sardi giudicano i prodotti a base cemento sulla “propria pelle” (sic!). Avvertono soprattutto la perdita del “comfort indoor” delle proprie abitazioni . La consapevolezza è condivisa sia dal fruitore abituale che dai tecnici. Negli anni Novanta, riemerge l’interesse per la tecnologia in terra cruda e l’urbanistica delle “case di terra”. Presenze palesi nella zonizzazione storica comunale (c.d. Centri matrice) di 184 Enti locali su un totale di 377.

È un richiamo decisivo per le istituzioni culturali, dalle Università a quant’altro ordinamento professionale e formativo. Il nuovo interesse per il “crudo” è però condizionato da una carenza basilare per una tecnologia costruttiva, la vitalità cantieristica. Le buone pratiche, ancorché “visitabili” nel patrimonio in “crudo” dell’isola rispetto al resto d’Italia, sono diventate “memoria storica”. Il cantiere di restauro è condiviso con le altre avanguardie nazionali, nei modi di una “remake” dell’Architettura naturale.

La ripresa sarda della terra cruda, ancorché limitata all’uso dei làdiri (adobe), è lontana dalla predilezione che l’edificato storico spuntava rispetto ai materiali artificiali a base cemento. Si vive nell’isola una sorta di “convivenza separata” dei due metodi costruttivi. Al rilancio e tutela del “crudo” si è aggiunto l’interesse reclamistico dei soggetti istituzionali un tempo assenti. Restauri e transazioni dell’edificato storico, si caratterizzano con numeri da “amatori” piuttosto che di una filiera diffusa della tecnologica.

Manca la versione contemporanea delle Architetture in terra cruda, alternative ai materiali artificiali. In Sardegna, il conglomerato di terra e quello di cemento, hanno smesso di dialogare tra il 1920 e il 1960; non condividendo alcunché procedono per proprio conto. Attendono di incontrare i programmi di una ecologia sistemica che riprenda il dialogo tecnico, qui in parte documentato ed esemplificato.

Concept, Verifiche, Operatività

Esplorazioni, Teorie sul campo, Studi sperimentali e Realizzazioni concrete, sono avvenute con la seguente cronologia:

  • Periodo e fasi della ricerca empirica personale  (1967 - 1998);
  • Realizzazione del Centro Anziani - Sestu (CA) (1998 - 2000);
  • Studi su edifici e urbanistica storica di salina Conti-Vecchi (CA) (2006 - ♯);
  • Esecuzione opere del 1° lotto “Casa delle terre” Pabillonis (CA)  (2007 - 2009);
  • Restauro esecutivo di Casa Pinna - Decimoputzu (CA) (2008 - 2009);
  • Pubblicazione del 1° libro sulle saline Conti-Vecchi (CA) (2009 - ♯);
  • Esecuzione opere del 2° lotto “Casa delle terre” Pabillonis (CA) (2009 - 2010);
  • Restauro in corso della Casa Cara-Corriga - Selargius (CA) (2020 - ♯).

Peculiarità dell’indagine - Fin dal 1967, la ricerca soggettiva è stata un prototipo di indagine dei fenomeni e applicazione dei soli dati comprovati.
Il modello utilizzato -
È stato quello in 5 fasi della classica Ricerca Empirica (19): 1° - Observation, ovvero analisi: a) in base all'esperienza, b) individuazione degli spunti, c) formulazione delle ipotesi; 2° - Induction, congettura continua di creazione della teoria; 3° - Deduction, summa degli esiti teorici prima dei test sperimentali; 4° - Testing, conferma di validità̀ stessa della idea; 5° - Evalutation, stime finali e/o spunti per una nuova indagine conoscitiva.
Genesi, fasi, risultati
- All’inizio gli studi hanno riguardato le qualità dell’argilla come legante naturale dei conglomerati di terra, per poi estendersi al rapporto tra le pareti murarie in crudo e la calce, quale ibrido storico primigenio per gli intonaci artificiali e/o le pitture schiarenti di quello naturale in “crudo”.

Segue l'esame tecnico delle parti in cemento, anche armato, rilevate negli anni Settanta, presso le architetture in “crudo” della periferia cagliaritana, costruite dopo gli anni Venti. L’abbinamento senza difetti, che le opere manifestano, induce ad attribuire il fatto alla qualità degli ambienti chiusi del “crudo”, in grado mitigare la “carbonatazione” del conglomerato di cemento. Dopo gli incontri internazionali sulle architetture di terra, le indagini individuali si arricchiscono della ricerca contemporanea sul materiale terra, provenienti dai laboratori sparsi nel mondo. I dossier sull’argilla, danno certezza scientifica al combinato crudo-cemento armato, applicato nel Centro anziani a Sestu (CA), a sua volta prima opera pubblica in terra cruda realizzata ex novo in Sardegna.

Craterre: Concetto molecolare dell’argilla e i 12 modi tradizionali di uso del crudo.

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Nei prossimi paragrafi verranno presentati alcuni esempi di realizzazioni effettuate in tutta l'isola e verranno tratte le conclusioni dell'articolo.


Questo articolo è tratto dalle MEMORIE di CONCRETE 2022, sesta edizione della manifestazione

Leggi il resoconto dell'intero evento.


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