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Dissesto idrogeologico: dal 2010 ad oggi è triplicata la spesa, passata da 1 a 3.3 mld di euro l'anno

Presentato il rapporto Ance-Cresme sulla sicurezza del territorio: l'Italia è il principale beneficiario del Fondo di solidarietà dell'UE, ma i danni stimati causati da terremoti e dissesti idrogeologici raggiungono 358 miliardi di euro. Il rapporto evidenzia una spesa stabile per danni sismici, mentre quella per dissesto idrogeologico è triplicata. Le aree a pericolosità idraulica elevata coprono il 5,4% del territorio nazionale. L'Emilia-Romagna è la regione più esposta al rischio di allagamento. 2,4 milioni di persone, 632 mila edifici e 226 mila imprese sono esposti a un elevato rischio di alluvione.

Dal 1944 spesi 358 mld di euro per danni da sisma o dissesti idrogeologici

All'interno della sede dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance), si è tenuta la presentazione del secondo rapporto Ance-Cresme, un'analisi approfondita che, a distanza di 10 anni dal precedente studio, offre una nuova fotografia sullo stato di salute del territorio italiano. La cerimonia ha visto la partecipazione del Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, il quale ha espresso gratitudine all'Ance per l'importante azione di monitoraggio intrapresa, fondamentale per interventi tempestivi nelle aree a rischio.

Musumeci ha annunciato l'imminente presentazione di un disegno di legge per la ricostruzione, sottolineando l'importanza di un piano di programmazione con risorse adeguate e tempi necessari per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Dal rapporto illustrato da Bellicini emerge un aumento considerevole della spesa per danni da alluvioni e dissesto idrogeologico, triplicata a 3,3 miliardi di euro all'anno dal 2010. A questa cifra si aggiungono 3 miliardi di euro annui derivanti da eventi sismici. Dati preoccupanti che hanno spinto l'Ance a sollecitare interventi più efficaci nella prevenzione, un appello condiviso anche dal Capo dipartimento Casa Italia, Luigi Ferrara.

Il Centro studi ha rivelato che l'Italia è il principale beneficiario del Fondo di solidarietà dell'Unione Europea, evidenziando l'urgenza di agire con maggiore incisività sulla prevenzione. Dal 1944 a luglio 2023, si stima che i danni causati da terremoti e dissesti idrogeologici abbiano raggiunto la cifra impressionante di 358 miliardi di euro a valori del 2023.

 

 

Reti idriche in condizioni critiche: il 42% dell'acqua potabile viene persa

Il rapporto sottolinea che la spesa per riparare i danni causati da eventi sismici è rimasta stabile sui livelli storici, intorno ai 3 miliardi di euro all'anno, mentre quella del dissesto idrogeologico è triplicata, passando da una media di 1 miliardo l'anno a 3,3 miliardi. Le aree a pericolosità idraulica elevata coprono il 5,4% del territorio nazionale, mentre quelle a pericolosità media e bassa sono rispettivamente il 10% e il 14%.

L'Emilia-Romagna è la regione più esposta al rischio di allagamento, con oltre il 56% della superficie a pericolosità medio-alta. Altre regioni, come Lombardia (18%), Calabria (17%), Veneto (13%) e Toscana (12%), presentano livelli considerevoli di pericolosità. A livello provinciale, Ferrara è la provincia italiana con la maggiore percentuale di territorio a rischio elevato di alluvione, seguita da Crotone, Venezia, Ravenna e Gorizia.

 

 

Il rapporto evidenzia che 2,4 milioni di persone, 632 mila edifici e 226 mila imprese sono esposti a un elevato rischio di alluvione, mentre includendo le aree a pericolosità media, il numero supera gli 8 milioni di persone esposte. Venezia è la provincia con più persone residenti a rischio elevato, seguita da Padova, Bologna, Ferrara, Genova, Rimini, Cosenza e Reggio Calabria. Roma spicca tra le grandi città, con quasi 42.000 abitanti esposti a rischio elevato di alluvione.

Il rapporto mette in evidenza anche le criticità delle reti idriche, con una perdita annua di 4,2 miliardi di metri cubi di acqua potabile, equivalenti al 42% dell'acqua prelevata. La rete idrica, per il 60% datata oltre 30 anni fa, presenta una quota del 25% che ha superato i limiti di resistenza strutturali. Sono necessari ingenti investimenti infrastrutturali, con almeno 200.000 km di rete da rigenerare, riparare o sostituire e 50.000 km di nuove reti.

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