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DISSESTO GEOLOGICO: l’Emilia Romagna, la Regione più colpita

E' pesante la situazione in Emilia Romagna sul versante del dissesto idrogeologico: con le sue 70mila frane, è la Regione più colpita

È pesante la situazione in Emilia Romagna sul versante del dissesto idrogeologico. Con le sue 70mila frane, è la Regione più colpita.
A denunciare lo stato delle cose sono intervenuti i geologi emiliano – romagnoli che lo scorso 5 aprile hanno chiesto che il problema venga affrontato in modo innovativo, condiviso e con grande senso di responsabilità da parte di tutti
 
"E' un grande dolore vedere il nostro territorio così ferito e poco curato: molte frane sono indice di mancata prevenzione, abbandono del territorio o utilizzo non corretto del suolo". E' l'amara constatazione di Gabriele Cesari, Presidente dell'Ordine dei Geologi dell'Emilia Romagna, dopo il sopralluogo effettuato lo scorso 4 aprile a Silla, frazione del Comune di Gaggio Montano (BO), una delle aree dell'Appennino bolognese che ha visto una crescita esponenziale del rischio idrogeologico".
Cesari, accompagnato dal sindaco di Gaggio Montano, Maria Elisabetta Tanari, ha visitato le numerose frane della zona, fra le quali la frana Montecchi-Silla, che coinvolge i terreni argillosi di un'ampia porzione di territorio e minaccia l'insediamento industriale sottostante (costruito negli anni '70, situato sul piede della frana, che nelle parte alta del versante si muove con una velocità di qualche metro ogni mese) e la frana Muiavacca che interessa l'abitato di Silla Vecchia e si è riattivata più volte negli ultimi anni.
 
Ma il dato più impressionante è che l'Emilia Romagna, con le sue 70mila frane cartografate è la regione italiana più colpita dal dissesto idrogeologico. Solo nell'ultima primavera la Regione ha raccolto quasi 1.700 segnalazioni di frane, ed il Servizio Tecnico Bacino Reno nell'ultimo mese ne ha visionate oltre una cinquantina.
"L'abusivismo edilizio, il consumo selvaggio del suolo e la pianificazione irrazionale - denunciano i geologi emiliano-romagnoli - sono piaghe che hanno riguardato pesantemente una Regione come la nostra, e a farne le spese sono soprattutto i cittadini delle aree montane e collinari, interessate da decenni da numerosissime frane, molte delle quali classificate 'quiescenti', in stato di inerzia, ma che la mancanza di opere di regimazione, l'abbandono dei territori degli ultimi anni e i cambiamenti climatici hanno riattivato con conseguenti evacuazioni, chiusura delle strade di collegamento principali, coltivazioni completamente rovinate e danni per centinaia di milioni di euro, tanto che lo stesso Presidente Vasco Errani in una recente occasione ha affermato: "Qui vien giù tutta la Regione".
 
L'Ordine dei Geologi dell'Emilia Romagna, mentre da un lato condivide la proposta del presidente Errani di far convergere parte dei fondi Ue, programmati per il 2014-2020, nella lotta al dissesto idrogeologico, parallelamente chiede che si faccia di tutto per diffondere la cultura della prevenzione, del presidio del territorio e della manutenzione, per ripensare con coraggio alla pianificazione e all'uso del territorio (fino anche a valutare la delocalizzazione in alcuni casi) ed investire in interventi infrastrutturali per la riduzione del rischio.
 
"Lo sfruttamento fuori controllo del territorio (8 ettari al giorno in media nell'ultimo decennio) - ha dichiarato Cesari - è una delle cause principali delle frane e va combattuto. Occorre superare la logica facile e comoda: evento calamitoso - dichiarazione emergenza - fondi per ripristino danni. Pensare quindi a risarcimenti proporzionali ai fondi realmente spesi per prevenzione e manutenzione dei territori. In questo senso è auspicabile che i fondi per il dissesto idrogeologico siano esclusi dai vincoli del patto di stabilità e che immediatamente dopo vengano emanate le disposizioni attuative necessarie alla realizzazione degli interventi e degli studi di prevenzione". "I cambiamenti climatici inesorabilmente in atto - conclude il presidente - sono una sfida epocale che chiede di essere affrontata in modo innovativo, condiviso e con grande senso di responsabilità: Enti Pubblici, con le diverse funzioni; privati ed agricoltori con la riscoperta e valorizzazione del loro ruolo chiave di presidio del territorio; mondo della ricerca e dei professionisti, con un moderno approccio sussidiario anche finalizzato al necessario contenimento dei costi".

Fonte: OGER