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Digitalizzazione nelle costruzioni: dalla Grande Recessione alla Grande Trasformazione

Digitalizzazione nelle costruzioni

È significativo osservare come la Digitalizzazione coinvolga, in parallelo, il Ministero dello Sviluppo Economico, con il Piano Nazionale Industria 4.0, e, si parva licet componere magnis, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con la Commissione BIM.


Si tratta, in effetti, di una situazione speculare e simmetrica a quanto accade in Germania attraverso il coinvolgimento rispettivamente del Bundesministerium für Wirtschaft und Energie (BMWi) e del Bundesministerium für Verkehr und digitale Infrastruktur (BMVI).

Per il Settore della Manifattura si tratta di ricollocarsi prepotentemente al centro delle politiche industriali, mentre per quello della Costruzione la sfida riguarda una lenta ripresa dalla tremenda congiuntura recessiva del recente passato che, al di là della selezione e dell'improduttività, ha eretto il Settore delle Costruzioni a causa prevalente della insoddisfacente crescita dell'economia nazionale e della sofferenza strutturale del sistema creditizio, decretandone una reputazione pessima (aggravata, peraltro, dai fenomeni corruttivi).

Per il primo, il tema principale è dato dalle agevolazioni fiscali e finanziarie agli investimenti strumentali, per il secondo, invece, dalla definizioni di obblighi di adozione temporalmente scanditi.

Al di là delle lodevoli intenzioni, il principale compito da assolvere appare, però, quello di stabilizzare i contenuti di nozioni quali Industria 4.0 o Gestione e Modellazione Informativa che, a causa della loro forte capacità evocativa, si sono considerevolmente dilatate rispetto al loro significato originario.

Per quanto attiene alle Costruzioni, ovviamente la tendenza in atto è quella di metterne in luce gli aspetti «rivoluzionari», sia pure in tono incrementale, proprio per rimarcare il distacco, la distanza, da un passato recente che gli operatori si augurano ovviamente di potersi mettere presto mettere alle spalle.
In realtà, la Transizione Lenta avviene, per il Settore delle Costruzioni, così a ridosso della Grande Recessione, oltre a tutto, in assenza di una Grande Narrazione.

Questo è il motivo principale per il quale occorre indagare con cura le condizioni evolutive di un Comparto che si vorrebbe fare oggetto di sempre crescenti investimenti pubblici e privati, ma che non sembra certo proporsi come araldo di pratiche innovative, non solo a proposito dei processi, ma anche dei prodotti.
Si tratta, indubbiamente, di un atteggiamento comprensibile che, tuttavia, è ostativo per attori che stentano letteralmente a intravedere un futuro, essendo, come sono, immersi in una contingenza presente che li costringe ad arrancare, con una inevitabile cortomiranza. in assenza, peraltro, di capacità di investimento in ricerca e sviluppo.

Il Grande Racconto, allora, probabilmente, dovrebbe partire da altre basi, ma, esso, a prescindere da un percorso logico che vede, anzitutto, la riqualificazione della Domanda come priorità assoluta, appare accidentato su entrambi i fronti, incluso, dunque, anche quello dell'Offerta.
Troppo a lungo, in effetti, è durata la dequalificazione del mercato da entrambi i punti di vista per credere veramente che la situazione possa essere risolta positivamente in poco tempo attraverso accorpamenti e fusioni.

Allo stesso tempo, però, l'Offerta, in particolare, deve iniziare a immaginare una strategia comunicativa che le conferisca nuovamente una attrattività riguardo ai decisori politici e alle istituzioni finanziarie, non può limitarsi alla difesa delle micro-organizzazioni e al lamento per la desertificazione.
Vi è, naturalmente, una grande difficoltà, per i rappresentanti, per le rappresentanze, a mobilitare i rappresentati, sia in virtù di rendite di posizione acquisite da una parte di essi sia in ragione di una atarassia e di una apatia crescenti.
Epperò, altrove, in Europa e al di fuori di essa, si cerca di avanzare una Grande Narrazione, che stimoli, che mobiliti, che entusiasmi, oltre a preoccupare proattivamente: essa assume diverse denominazioni, investe prodotti (come i Cognitive Buildings), processi (come la Digital Built Britain).

Qui, ora, nel Nostro Paese, si tratta, a partire dai paradigmi del Circolare e del Digitale, di ricomporre tanti frammenti, da Casa Italia alle Infrastrutture Digitali, dalla Scuola alla Periferia, in una Trama Unitaria, di ipotizzare, anche per l'Italia, un vero e proprio brand che sia sostanziato in una Strategia Industriale.
Questo Racconto, infatti, al momento sembra difettare e, soprattutto, sembra essere declinato frammentariamente e analogicamente, secondo un pragmatico realismo che, però, non costituisce un benchmark per alcuno.

Come si diceva, la Lenta Transizione abbisogna di molto tempo per divenire la Grande Trasformazione, non ci si può illudere del contrario, né saranno esortazioni immaginifiche a mutare le condizioni strutturali del contesto.

Ma è palese che Governo e Parti Sociali, Domanda e Offerta, devono iniziare a configurare un Futuro che non parli solo del Passato e che non tragga dal Presente la giustificazione di uno stallo.
Non potrà essere, però, con la retorica dell'Innovazione (sempre buona per neutralizzare il cambiamento), e neppure con quella della Industrializzazione (nelle sembianze antiche) o della Sostenibilità (immancabile) che si procederà: proviamo a delineare con precisione i tratti della Digitalizzazione dell'Ambiente Costruito, entro le esigenze di integrazione dei ruoli, di ri-strutturazione delle organizzazioni, di tutela della concorrenza leale e legale, e così via.

Oltre alle best practice, alle cosiddette, terribilmente abusate, eccellenze, tentiamo un cammino di orientamento dei molti operatori "dimenticati", della pancia profonda del mercato, del superamento dei micro-conflitti corporativi.
ISTeA, come altri soggetti dello stesso genere, può svolgere un compito da facilitatore, ben consapevole che lo Spirito di Sistema non potrà mai albergare del tutto in questo Paese.

La Digitalizzazione è assolutamente affare sistemico, coinvolgendo le intere catene di fornitura: i tempi del suo successo, o del suo fallimento, si misurano, infatti, sui ritardatari, ma abbisognano di pionieri che accendano un Immaginario e una Emulazione.