Diagnosi e valutazione dello stato di conservazione di strutture storiche: due casi studio
La conservazione degli edifici e delle infrastrutture richiede un’accurata diagnosi dello stato di conservazione. In questo articolo vengono analizzati i metodi di rilievo, le tecniche di valutazione del degrado e le varie problematiche strutturali, con due casi studio pratici: il ponte storico sul Canal Bianco e la Casa Bortolami. Un approfondimento su procedure, strumenti, tecniche finalizzate ad interventi per la sicurezza e la rifunzionalizzazione.
Quando si tratta dello stato di conservazione di un edificio, soprattutto se è sotto tutela, raccogliere una documentazione dettagliata è essenziale per comprendere la sua storia e garantirne la conservazione nel tempo.
Alcuni aspetti chiave da considerare ritengo possano essere sinteticamente di seguito riassunti:
- Documentazione storica: raccolta dei documenti storici come vecchie fotografie, planimetrie originali, registrazioni catastali e qualsiasi altro materiale che possa fornire informazioni sulla costruzione originale e soprattutto sui cambiamenti nel corso del tempo.
- Piani di manutenzione pregressa: recuperare e analizzare i piani di manutenzione precedenti, inclusi rapporti di ispezione, interventi di restauro, e registri di manutenzione ordinaria per comprendere quali interventi sono stati eseguiti e con quale frequenza.
- Rilievi in situ: effettuare rilievi dettagliati dell'edificio e delle sue parti strutturali, utilizzando tecniche come la fotogrammetria, la scansione laser o il rilievo topografico per ottenere una rappresentazione precisa delle condizioni attuali.
- Analisi dei materiali: se possibile, condurre analisi dei materiali utilizzati nella costruzione dell'edificio per comprendere la loro composizione, resistenza e eventuali problemi di degrado.
- Stato attuale delle condizioni: documentare lo stato attuale delle condizioni dell'edificio, inclusi danni strutturali, umidità, presenza di muffe, e altri segni di degrado che potrebbero richiedere interventi urgenti o preventivi.
- Valutazione dei rischi: valutare i potenziali rischi per la sicurezza dell'edificio e per la sua integrità strutturale, considerando anche le normative tecniche e di sicurezza vigenti.
- Conservazione dei documenti: assicurarsi che tutti i documenti raccolti siano conservati correttamente e siano facilmente accessibili per futuri riferimenti e per scopi di conservazione.
- Consultazione con esperti: collaborare con esperti nel campo della conservazione storica, architetti, ingegneri strutturali, restauratori, archeologi e altri professionisti per ottenere pareri specializzati e pianificare eventuali interventi di restauro o manutenzione.
Il caso del Ponte su Canal Bianco
Un caso affrontato nell’ultimo anno per quanto attiene la messa in sicurezza di un’opera infrastrutturale, tratta del Ponte in muratura e acciaio su Canal Bianco in Via Primo Boccati, Località Coccanile nel Comune di Copparo”.
L’intervento di ripristino e adeguamento nasce dall’esigenza dell’Amministrazione Comunale di incrementare la portata di transito del ponte, con l’obiettivo di adeguare le strutture esistenti alla normativa vigente per i Ponti di I Categoria. Esso costituisce infatti un attraversamento strategico per la popolazione locale e soprattutto per il passaggio dei mezzi legati alle attività agropastorali del territorio.
Il territorio interessato dall’intervento in questione è quello del Comune di Copparo, in provincia di Ferrara.

Il comune di Copparo funge da polo gravitazionale per i comuni della Unione Terre e Fiumi che inoltre include i comuni di Berra, Formignana, Ro, Tresigallo.
Da occidente, l’area è raggiungibile con la Superstrada Ferrara-Lidi, che congiunge il Capoluogo provinciale a Comacchio, oppure tramite la Strada Provinciale 2, verso Copparo. L’insieme dei collegamenti interni all’area è incentrata sulla rete di Strade Provinciali e comunali minori, oltre che su piccole strade di servizio ai fondi agricoli, spesso bianche o sterrate, che attraversano il territorio delle terre bonificate.
Il ponte oggetto di intervento si colloca su una delle vie minori di cui sopra e in particolare, permette il superamento del Canal Bianco per raggiungere la Strada Provinciale 2 di collegamento al centro urbano di Copparo.

Nel territorio di Copparo e, in particolare, a valle di Coccanile, il Canal Bianco funge da collettore irriguo per i contributi idrici provenienti da territori a scolo naturale facenti capo al Consorzio della Bonifica del I Circondario di Ferrara. Esso ha origine in località Sette Polesini, nell’area di antica bonifica estense della Diamantina, fra Bondeno e Ferrara e prosegue verso est fino a raggiungere il mare nella Sacca di Goro. Da qualche anno, in riferimento alla funzione idraulica, è stato spezzato in due parti, tratto superiore e tratto inferiore. Questa suddivisione avviene all’altezza di Coccanile per mezzo del Sostegno Cipriano. A seconda delle necessità il Sostegno Cipriano può essere aperto per lasciar passare nel tratto orientale del Canal Bianco parte delle acque del bacino di monte, ossia del Bacino Collettore Acque Alte.
Il sistema è stato cambiato per rispondere all'entrata in attività di una grande azienda di trasformazione di prodotti agricoli, per le cui lavorazioni è necessaria un'acqua di qualità migliore di quella che il sistema del Canal Bianco era in grado di fornire nel suo corso inferiore. Nel tratto a valle di Coccanile, il Canal Bianco funziona anche come canale di irrigazione e a questo scopo viene alimentato per molti mesi all'anno con acque di buona qualità prelevate direttamente dal Po tramite i sifoni di Guarda, Berra e Contuga.
Nel caso del ponte oggetto di intervento, alle suddette dinamiche di irrigazione dei terreni circostanti è da correlare il progressivo deterioramento delle spalle e delle pile che può quasi certamente imputare alle brusche variazioni di quota della piena del canale.
In fase di sopralluogo, tramite misurazioni degli strati di patina biologica ed efflorescenze e consultato il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, si è potuto constatare che queste variazioni possono variare nell’ordine di 1,5 m o 2m, ed essendo anche molto repentine innescano fenomeni di scalzamento ed erosione degli elementi strutturali verticali
Le ricerche effettuate sull’epoca di realizzazione del ponte hanno condotto al recupero di alcune cartografie storiche del territorio ferrarese dalle quali è possibile parlare dell’esistenza di un passaggio analogo già nel 1814.
La configurazione con le quali viene illustrato in suddetta cartografia è la medesima riscontrata nelle foto aeree del volo IGMI - G.A.I. del 1954-1955 (Fonte: Portale WebGIS del Patrimonio culturale - Emilia-Romagna).

Da successivi confronti effettuati sia con l’Amministrazione Comunale che con la Soprintendenza delle province di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ferrara, non si è comunque riusciti a recuperare ulteriore documentazione storico o tecnico/progettuale che fornisse maggiori dettagli sulla storia, le fasi costruttive, le modifiche intervenute nel tempo o sulla struttura del ponte.
Nonostante la carenza di informazioni, in occasione dei primi sopralluoghi, è stato immediatamente visibile che il ponte, allo stato di fatto, fosse il prodotto di più fasi costruttive alternatesi nel tempo.
Esso mostra infatti di essere il risultato di una giustapposizione di elementi derivanti da tecniche costruttive risalenti a epoche differenti, con riferimento in particolare all’adozione di soluzioni che utilizzano materiale misto calcestruzzo-acciaio per la realizzazione dell’impalcato su pile in muratura portante di laterizio.
Vista la natura e la tipologia dei manufatti dai quali è composto, si ritiene quindi che la configurazione originaria sia stata alterata da probabili manomissioni degli elementi strutturali di cui si componeva in origine. Anche la configurazione architettonica dei ponti della zona, tra i quali spicca il ponte posto poco più a monte costituito interamente da strutture in muratura, suggerisce che gli unici manufatti sopravvissuti a completa manomissione o superfetazioni, siano le pile e le spalle (fatta ovviamente eccezione per le testate laterali già citate in precedenza).

Il manufatto è costituito da un impalcato a tre campate di lunghezza variabile tra 5,34m e 5,47m, per uno sviluppo complessivo di 22,00m. Esso è sorretto da due pile e altrettante spalle in muratura.
Entrambe le strutture sono presumibilmente sorrette da pali, vista la tipologia del terreno, ma non è stato possibile identificare quale fosse la natura degli stessi e per quale lunghezza essi siano infissi nel terreno.
L’esecuzione di un’ispezione delle fondazioni con conseguente svuotamento di una porzione localizzata di alveo e successiva asportazione del fango presente per esporre le strutture di fondazione avrebbe potuto causare dei cedimenti alle strutture verticali, già non in condizioni di perfetta salute.
La carreggiata è costituita da due corsie di larghezza complessiva pari a 6 m ed ha una lunghezza pari a circa 22 m.
Una campagna di verifiche visive e strumentali di dettaglio ha permesso di rilevarne le dimensioni, i materiali e lo stato di manutenzione degli stessi.
Sulla base di queste conoscenze, si descrive di seguito lo stato di conservazione dei principali elementi strutturali che compongono il manufatto.
Le pile del ponte: le problematiche
Come accennato in precedenza, le pile sono costituite da due setti in muratura di spessore pari a circa 90 cm. A prima vista sono ben visibili macchie estese dovute ad efflorescenze e a patina biologica, dovute alle variazioni di quota del livello dell’acqua del fiume.
Sono inoltre presenti, in più punti, delle fessurazioni, le più importanti causate da delle ramificazioni dovute a vegetazione spontanea, che nel tempo si sono sempre più insinuate all’interno della muratura. In particolare, la pila alla destra orografica mostra delle lesioni significative dovute ad una radice di medie dimensioni che si è insinua all’interno della stessa e che ha probabilmente contribuito anche al danneggiamento del lato a valle della pila.

Anche le altre testate laterali delle pile sono comunque piuttosto danneggiate, per cause derivanti sia dalla presenza di vegetazione che da fenomeni di scalzamento dovuti alle repentine escursioni (carico/scarico) dell’acqua del canale.
Si ritiene comunque importante sottolineare il fatto che le testate di pile che appaiono maggiormente danneggiate, siano quelle laterali a monte e a valle appunto; questo potrebbe essere dovuto al fatto che si possa trattare di superfetazioni, non aventi alcuna funzione portante, probabilmente realizzate in un secondo momento rispetto alle pile e per questo motivo non perfettamente collegate alle stesse, tanto che la porzione della pila alla sinistra orografica rivolta a valle, risulta come completamente mancante, forse a causa di un crollo.

Si possono infatti notare non solo lesioni dovute ai fenomeni sopra descritti, ma anche ulteriori fessure verticali nella zona di collegamento con la pila “originale”.
Durante l’ispezione visiva non è stato possibile visionare né la base delle pile connessa alle testate dei pali, né la geometria o lo stato degli stessi. Le pile altresì sembrano costituite da soli mattoni pieni ben disposti, ma non si è potuta rilevare la presenza di continuità all’interno o se per esempio si possa trattare di muratura a sacco.
Lo stato di conservazione delle spalle del ponte
Le spalle presentano la stessa geometria delle pile già descritte e gli stessi fenomeni di degrado, anche se di gravità apparentemente inferiore rispetto a queste.

Entrambe le spalle vedono infatti la presenza di efflorescenze, patina biologica, fenomeni di scalzamento laterale e presenza di vegetazione all’interno del paramento murario. In particolare, la spalla alla destra orografica sembra essere quella recante le maggiori problematiche a causa di quanto descritto sopra.
Delle spalle è stato possibile però visionare solo i lati esposti verso il canale, di quelli contro terra non è quindi possibile fornire una descrizione rispetto allo stato di conservazione.
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