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De Albertis: semplificare, rivedere le SOA, più controlli sulle imprese

Sintesi
De Albertis: spendere tutte le risorse e semplificare le regole per rendere efficiente e trasparente uno dei settori traino per l’economia del Paese.

Tutti gli indicatori dicono che il 2016 può rappresentare l’anno della svolta per il settore dell’edilizia e in particolare per il mercato dei lavori pubblici che può beneficiare di alcune condizioni particolarmente favorevoli per fare quel salto di qualità auspicato da tempo.

Sul piano finanziario una grande opportunità è rappresentata dalla clausola europea degli investimenti grazie alla quale l’Italia, con un aumento d spesa per 5, 1 miliardi di euro, può attivare il cofinanziamento di programmi infrastrutturali per il valore di 11.3 miliardi di euro. Ma per poterla cogliere occorre dare prova di efficienza e di competitività del sistema Paese. I meccanismi di spesa delle pubbliche amministrazioni vanno disincrostati, i progetti devono rispondere agli obiettivi di qualità e di efficienza che i territori necessitano e le imprese devono cambiare il proprio approccio per realizzare prodotti capaci di rispondere alle esigenze dei cittadini.

Sul piano normativo la nuova riforma del codice degli appalti è lo strumento necessario per imprimere una svolta in termini di semplificazione, trasparenza e legalità in un mercato che in questi anni non ha dato buona prova di sé. Bene quindi lo spirito della legge delega approvata dal Parlamento che ci auguriamo trovi piena attuazione all’interno del codice, in dirittura d’arrivo. Per raggiungere questo obiettivo è necessario un ultimo sforzo in chiave di chiarezza e di rispetto della concorrenza che deve valere per tutti: nessuno escluso. Bene quindi la riduzione delle norme e l’introduzione di una soft regulation affidata all’Anac. Attenzione però a che queste linee siano cogenti e che venga garantito un adeguato periodo transitorio in modo da assicurare un passaggio ordinato tra la vecchia e la nuova normativa.

Tra i principi chiave del nuovo codice c’è la tutela della concorrenza. Per questo come Ance siamo assolutamente contrari a qualsiasi passo indietro sulla norma che impone ai concessionari, che non hanno vinto in gara la propria concessione, di mettere sul mercato l’80% delle opere di loro competenza. Così come va tutelato il principio che le gare vanno fatte sempre per evitare rendite di posizione e assicurare opere di qualità e con costi adeguati.

Grande attenzione va posta al tema della qualificazione. Bene, dunque, la scelta del Governo di mantenere il regime Soa che però deve essere fortemente rivisto, rafforzando i controlli sui soggetti certificatori e puntando sui requisiti “reputazionali”, che mirano a valorizzare le imprese sane, corrette e che hanno eseguito bene le opere.

Tra le criticità va segnalata, invece, la norma che riguarda i criteri di aggiudicazione laddove si prevede il massimo ribasso con verifica della congruità delle offerte fino a 1 milione di euro. Una soglia entro la quale è racchiuso l’84% circa dei bandi di gara. Meglio sarebbe, invece, in chiave di semplificazione e rapidità delle procedure, consentire il massimo ribasso con l’esclusione automatica delle offerte anomale, attraverso metodi antiturbativa da tempo proposti dall’Ance e in parte recepiti dal Codice, e innalzando la soglia di applicazione a 2,5 milioni di euro.

In tema di subappalto, va specificato che, in caso di pagamento diretto da parte della stazione appaltante, il subappaltatore è l’unico responsabile di eventuali inadempienze retributive e contributive nei confronti dei propri dipendenti. Si ritiene inoltre che la previsione di indicare in sede di gara una terna di subappaltatori non risponde a un’esigenza di trasparenza , visto il lungo arco temporale che intercorre tra le proposte in gara e la realizzazione dell’opera.


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