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De Albertis, la Crisi dobbiamo risolvercela da soli, e il BIM è lo strumento per farlo

"io credo che il BIM sia la più grande opportunità in questo momento per il nostro settore per ripartire dalla crisi, per un vero rinnovamento, penso che sia una opportunità che non ci si debba far sfuggire. Lo stesso legislatore nazionale, adesso, anche dietro nostro stimolo, ha introdotto questo concetto nell'ambito lavori pubblici."

E' stata questa la frase chiave della splendida introduzione di Claudio De Albertis, Presidente di ANCE, nel convegno che l'Associazione dei Costruttori ha organizzato presso la sua sede a Roma il 14 gennaio scorso.

L’evento ha sottolineato l’importanza che l’Ance assegna al BIM (Building Information Modelling) quale fattore competitivo e di innovazione per le imprese di costruzione, e ha costituito l’occasione per conoscere le potenzialità dello strumento per tutte le tipologie di lavori, compresi quelli di non grandi dimensioni.

L'intervento di De Albertis è stato breve, 12 minuti circa, ma estremamente efficace, e ha segnato un netto cambio di rotta, non solo per l'associazione che rappresenta, ma per l'intera filiera delle costruzioni.

Sono anni che sentiamo i rappresentanti del mondo industriale che invocano, in ogni occasione, l'aiuto del governo, che incolpano i sindacati, che accusano i rappresentanti di filiere concorrenti.

De Albertis ha cambiato passo: "Questo settore è un settore che dopo un periodo di profondissima crisi è così alla ricerca di una via d'uscita, ed è abbastanza consapevole in tutte le sue componenti, che siano progettisti, che siano imprese, che siano assemblatori, che siano produttori di componenti, che questa via d'uscita dalla crisi ce la possiamo trovare solo da soli, con nuovo modello di fare impresa, quindi nuovi processi e conseguentemente nuovi prodotti."

Un cambio di passo che parte da una regola non scritta e oggi spesso dimenticata: non si può pensare che qualcosa cambi se non siamo noi stessi a cambiare. E se pensiamo di uscire da una crisi strutturale solo attraverso l'intervento di chi sta al governo o il finanziamento di opere pubbliche (che prima o poi dovranno pure finire), mantenendo le stesse organizzazioni, le stesse strategie, lo stesso approccio al mercato ante 2008, purtroppo (o per fortuna) non potremo conseguire alcun risultato.

Il fatto che gli scenari siano cambiati, ce lo ricorda sempre De Albertis "Il nostro è un lavoro molto, molto complesso, che è diventato ancor  più complesso; il governo dei fattori della produzione è una questione ormai difficilissima se affrontata con i metodi e i sistemi e anche gli strumenti tradizionali: oggi per affrontare seriamente per governare i processi - che poi vuol dire alla fine essere in condizioni di ottemperare in termini prestazionali, di tempi e di valore a un rapporto contrattuale, ma anche di creare quel valore aggiunto che consente all'impresa di raggiungere il suo scopo, che è anche quello di creare ricchezza -  e bene, oggi, con gli strumenti tradizionali, questo è sempre più difficile."

Ecco perchè è fondamentale modernizzare tutto il mondo delle costruzioni, e per le imprese e tutta la filiera adeguarsi a una crescente digitalizzazione delle costruzioni, a cominciare dall'adozione del BIM. Un modello che in alcuni paesi è già una realtà, in altri lo sta per diventare. Un modello che tocca trasversalmente tutti gli stakeholder, e non solo quelli interni al setttore delle costruzioni.

Un concetto richiamato anche da De Albertis: "Allora oggi all'orizzonte si presenta, e oggi ne parliamo, questo famoso BIM, che in realtà è un sistema di gestione dell'azienda e conseguentemente dei modelli di processo e di governo del prodotto anche nel tempo. Questo oggetto, questo strano acronimo? credo che valga la pena di essere esaminato nel dettaglio, anche perché molto spesso viene confuso per una parte dell'obiettivo complessivo del processo che è la progettazione tridimensionale. Il problema è una questione diversa: sta in uno dei fulcri, secondo me, del successo di un'impresa del futuro, sta nel creare un nuovo rapporto tra la filiera dei protagonisti di quel processo produttivo. Quindi creando un diverso rapporto, un rapporto fatto di fidelizzazione, un rapporto che se costruito adeguatamente, e con gli strumenti che oggi la digitalizzazione ci mette a disposizione, può essere davvero virtuoso, perché quella ricerca, quella sperimentazione, quella innovazioni che altrimenti nessuno di noi sarebbe in grado di fare, a questo punto invece, con questi nuovi modelli si può realmente perseguire con risultati che io credo virtuosi."

Un percorso necessario anche perchè ci troviamo - al termine di 7 anni di crisi - con un settore delle costruzioni distrutto. Un'Osservatorio sul Rischio (di insoluti) realizzata da CRIBIS evidenzia che in Italia, prendendo in esame tutto il mondo industriale nel 2015 il 7,18% delle aziende (ca 5 milioni di aziende) sia a bassa rischiosità, il 38,14% a medio bassa rischiosità, il 44,91% a rischiosità media, il 9,77 a rischiosità alta.

Se si passa al settore delle costruzioni, sempre nel 2015, le percentuali diventano:  il 1,92% delle aziende sia a bassa rischiosità, il 13,37% a medio bassa rischiosità, il 72,02% a rischiosità media, il 12,69 a rischiosità alta.

Per capirci meglio, nell'industria abbiamo il 54% delle imprese con rischio da medio ad alto, nell'edilizia siamo all'85%.

Ma non è stato sempre così. Nel 2008 le percentuali erano, rispettivamente, di 9,16% – 51,74% – 29,16% – 9,84%.

Quindi in 7 anni siamo passiati dall'essere un settore a basso tasso di rischi (38% di imprese nella fascia rossa) a un settore terribile (85% delle pimprese nella fascia rossa). Un crollo che ha inciso anche sulla qualità del fare impresa.

De Albertis non chiude gli occhi su questa situazione: "il leitmotiv, oggi, è che sostanzialmente si produce molto peggio di un tempo, per cui a questo punto io credo che un salto di orgoglio, una presa di coscienza debba portare il nostro sistema verso modelli completamente diversi."

E il BIM è una soluzione importante, un percorso obbligato, non perchè questo sarà oggetto di un obbligo di legge, ma perchè rappresenta un'opportunità, interna ed esterna.

Interna, per migliorare l'organizzazione, esterna per competere sui mercati internazionali, che ormai dobbiamo constatare sono partiti prima di noi. E quindi godranno di un vantaggio competitivo rispetto alle nostre imprese.

Lo ricorda a tutti De Albertis "Alcuni paesi, alcuni anche a noi vicini come l'Inghilterra, hanno intrapreso preso questa strada già da tempo, ; l'hanno intrapresa al punto che in Gran Bretagna dal primo gennaio 2016 si debba operare negli appalti pubblici con questi strumenti.  Bene, leggendo le carte fondative di questo processo, vengono fuori quelli che sostanzialmente poi sono i risultati concreti che la Gran Bretagna voleva perseguire sostanzialmente 10 anni: 30% di minori costi, 50% di riduzione dei tempi di costruzione, 50% di minori emissioni inquinanti, 50% di maggior esportazione.
Su quest'ultima parola, il 50% di maggior esportazione, ci sta anche l'orgoglio britannico del fatto di conquistarsi per primi il loro grande mercato di cinque miliardi di sterline, di conquistarlo completamente subito, prima che arrivino gli altri.
E quando questi se ne accorgeranno, saranno 5 anni avanti e quindi avranno 5 anni di vacche grasse."

Occore quindi avviare questo processo, ma con grande attenzione.

L'ho scritto già più volte nei miei editoriali su INGENIO. Dobbiamo sperare che il BIM sia richiamato dal prossimo Codice degli Appalti, sia un elemento qualificante, ma non diventi in tempi brevi un obbligo. Non abbiamo committenti pronti e gli appalti potrebbero risultare sbilanciati, incompleti, errati. Non abbiamo imprese pronte e il processo per un'adozione veloce, non meditata, non compresa, porterebbe solo a dei disastri. Non abbiamo professionisti pronti. Il nostro mondo della professione è caratterizzato da una microframmentazione che mal si sposa con l'esigenza dello sviluppo di progetti creati in team in modo interoperativo, con lo sviluppo di un nuovo metodo progettuale in cui modellazione e simulazione sono due passaggi fondamentali per arrivare a una corretta e moderna prescrizione e progettazione, e in cui il BIM è ancora un quasi sconosciuto strumento. Non abbiamo una filiera dei fornitori pronti, e questo significa che mancano le informazioni da inserire nei progetti. Personalmente, lo dico da tempo, mi auguro che si avvi un percorso serio e premiale, che abbia al proprio cardine la formazione della pubblica amministrazione.

Perchè altrimenti il rischio è quello di fare il BUM (Building Unformation Modelling) e non il BIM. Un rischio che riprende anche il Presidente dell'ANCE "io credo che il BIM sia la più grande opportunità in questo momento per il nostro settore per ripartire dalla crisi, per un vero rinnovamento, penso che sia una opportunità che non ci si debba far sfuggire. Lo stesso legislatore nazionale, adesso, anche dietro nostro stimolo, ha introdotto questo concetto nell'ambito lavori pubblici.
Per cui credo che questa sia evidentemente la strada.
Ecco, bisogna che l’approccio sia serio, perché il pericolo è che venga recepito male.
Voglio fare un paragone, quando all'alba degli anni 90 furono inventati i sistemi di qualità, che erano anche questi approcci di carattere organizzativo e gestionale per definire all'interno responsabilità, procedure, controlli e quindi risultati, all’interno del nostro sistema questo è stato un recepimento pedissequo avulso da ogni processo di organizzazione e il risultato è stato disastroso. Oggi la qualità è un pezzo di carta che non ha portato assolutamente a niente, ne a un miglioramento della qualità, ne a un miglioramento della struttura delle aziende.
Io mi auguro che sinceramente l’approccio delle aziende – questo è lo sforzo di divulgazione culturale che l’Associazione deve fare – non sia di questo tipo, perché nel momento la norma mi diventa cogente, il rischio grande è che venga recepita in termini puramente formale, è un rischio molto grande."

Quello che De Albertis non ha detto ai suoi soci in modo diretto, ma è insito nelle parole che abbiamo sentito, è che ci dovrà essere una selezione. Perchè non tutte le imprese, così come tutti i professionisti, sapranno applicare il BIM. Non tutti potranno competere. Non tutti potranno sopravvivere.

E questo è un bene. Perchè come accennavo poc'anzi la crisi ha distrutto il settore in Italia, lasciando in vita solo le grandi imprese, che trovano spazio nei mercati internazionali, e le micro imprese, che trovano spazio nel basso livello di controlli, nella mancanza di prescrizioni, nel livellamento verso il basso.

L'aver incentivato - anche con il plauso di ANCE e delle altre Associazioni, compreso CONFINDUSTRIA, diciamolo - solo i micro lavori finanziando i singoli committenti privati, e l'essersi dimenticati di cambiare un sistema che purtroppo continua a penalizzare i veri interventi di riqualificazioni, le attività di demolizione/ricostruzione (con un appesantimento burocratico ed economico ancora rilevante), si è colpito la capacità delle imprese vere, quelle piccolo/medie. Imprese che invece sono state tartassate da obblighi sulla sicurezza e ambiente (DURC, SISTRI, ...), sul rispetto di procedure altamente burocratizzate, da controlli di ogni tipo: il 20% del personale di queste aziende è dedicato ormai a questi oneri puramente burocratici. Ecco così che le imprese medio/piccole sono scomparse, sono state uccise da una concorrenza che privilegia l'impresina artigiana, senza storia, senza struttura, senza controlli, senza qualità.

Se non vogliamo continuare a riempirci la bocca con parole come sostenibilità, sicurezza, qualità ... allora occorre creare delle regole di accesso agli appalti bugbblici e privati più serie, dove a ogni appalto, prubblico o privato, debba corrispondere un mercato riservato ad aziende vere, organizzate, strutturate, preparate, e solide. Non possiamo pensare che la struttura imprenditoriale delle costruzioni del 2020 sia costituito da imbianchini che ti fanno lo sconto se li paghi in nero o da muratori che hanno l'ufficio in macchina e le brandine per fare dormire la notte in un container gli operai.

Se quindi il BIM farà selezione non sarà un problema, perchè abbiamo bisogno di fare selezione, ma per una volta privilegiando chi sa fare, e non chi sa galleggiare.

Andrea Dari

Editore di INGENIO


I testi virgolettati di De Albertis sono stati tratti dal suo intervento, che è possibile vedere (insieme agli altri interventi) su questo LINK

Al seminario sono intervenuti, nell’ordine:

  • Claudio De Albertis, Presidente ANCE
  • Alberto Pavan, Associato Studio BAEC e ricercatore presso il Dipartimento ABC del Politecnico di Milano – InnovAnce
  • Matteo Giani, Esperto implementazione di sistemi BIM
  • Antonio Giustino / Antonio Salzano, Fedspinoff Napoli
  • Alberto Pola, Project manager ARCHEA Costruzioni
  • Francesco Ruperto, Coordinatore Scientifico Master BIM Facoltà di Architettura, Sapienza Università di Roma
  • Angelo Ciribini, DICATAM, Università degli Studi di Brescia
  • Piero Torretta, Presidente UNI
  • Gianluigi Coghi, Vicepresidente ANCE



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