Dark shadow: un ombrellone spaziale contro il riscaldamento globale del pianeta Terra.
La geoingegneria vuole contrastare il riscaldamento globale tramite varie ipotesi "fantascientifiche": in questo caso viene presentato il DARK SHADOW, installazione tecnologica e geometrica “attiva” composta da parti controllate in movimento che permettono, oltre che la rifrazione dei raggi solari, anche la produzione di energia elettrica.
Sarebbe piazzato a 400000 Km dalla Terra, in una zona in cui può ombreggiare il nostro Pianeta.
Il riscaldamento globale e il conseguente aumento delle temperature medie del nostro pianeta sono ormai un fatto acclarato e incontestabile e sono stati causati, a partire dalla seconda rivoluzione industriale, dalla grande quantità di Co2 che abbiamo immesso nell’atmosfera con le varie attività dell’uomo. Le soluzioni per porre rimedio a questa situazione possono essere o quelle di modificare il comportamento umano, i suoi usi e metodi di consumo, oppure rimedi più drastici che non si basano sul modificare i nostri comportamenti ma agiscono sul problema alla fonte.
Queste tecniche “radicali” vengono chiamate di “geoingegneria” e si possono esplicare sia catturando la CO2 dall’atmosfera immagazzinandola nel sottosuolo – per esempio aspirando letteralmente il diossido di carbonio dall’atmosfera attraverso grandi ciminiere - oppure, ed è questo il caso che esaminiamo, schermando la luce del sole con un ombrello/tapparella da porsi nello spazio.
Cos'è la geoingegneria
La geoingegneria è una disciplina nata sottoforma di fantascienza ed è un modo drastico e certamente il metodo meno “etico” per risolvere la questione dell’innalzamento delle temperature. In genere il dibattito che caratterizza l’argomento sulle opere di geoingegneria è caratterizzato dal fatto che “chi li approva minimizza i rischi mentre chi si oppone li ingigantisce” per cui non abbiamo ancora un giudizio veramente distaccato e imparziale su questa vicenda.
Puntualizziamo fin da subito che non abbiamo eseguito delle aggiornate simulazioni numeriche che invece sono state fatte nel tempo da tanti autori e studiosi mentre abbiamo analizzato, come è nella competenza del nostro studio di progettazione, il tema propriamente ingegneristico della questione che è quello di modificare il forzante climatico – forzante solare- cioè bloccare alla sorgente il problema con un’opera appunto di geoingegneria.
Lo stato dell’arte sulle ombreggiature solari
Il metodo che in genere si propone per ridurre l’irraggiamento solare è lo spargimento in orbita geostazionaria di aerosol riflettenti: gel o particelle composte da sale marino per lo sbiancamento delle nuvole o acido solforico per rinfrangere i raggi solari oppure con una nuvola di specchi posti nel punto di Lagrange L1 di equilibrio spaziale.
Ad oggi lo stato dell’arte più credibile prevede l’immissione nella stratosfera (ad altezze di circa 20Km) di almeno 1 milione di tonnellate di particelle di acido solforico le cui goccioline rifletterebbero i raggi solari. L’immissione di queste particelle, che potrebbe avvenire con l’ausilio di aerei o giganteschi tubi sorretti da palloni aerostatici, dovrebbe però essere ripetuta ogni anno per contrastare il decadimento di queste particelle nell’atmosfera con la controindicazione che la nostra stessa atmosfera verrebbe così ad essere inquinata con queste polveri acide.
Un’altra soluzione meno impattante per la salute del pianeta Terra sarebbe quella di “spargere” nella stratosfera piccoli dischi riflettenti orientati con il campo magnetico terrestre in modo da rimanere in sospensione per più tempo.
È chiaro che tali metodi di ombreggiatura, qualsiasi essi siano, agiscono indifferentemente di giorno e di notte e dal tipo di stagione e quindi è probabile, come molti detrattori della soluzione sostengono, che non si riesca a mitigare correttamente il clima terrestre in funzione di questi fatti e poi anche considerando le correnti oceaniche e quelle atmosferiche che scaldano o raffreddano zone diverse indipendentemente dall’irraggiamento solare, come è emerso da simulazioni numeriche.
Alla fine dovremmo forse accettare che le tecniche di geoingegneria, tra le quali anche quella iper-tecnologica che stiamo proponendo in questa nostra ricerca potranno anche riportare la temperatura ai livelli pre-rivoluzione industriale (abbassando le temperature di 2-4 gradi) ma non saranno mai in grado di riportare il clima in quelle stesse condizioni. Soprattutto è probabile (secondo i più accreditati detrattori) che non riescano a produrre un raffreddamento uniforme sul globo terrestre e quindi un cambiamento climatico generalizzato con conseguenti alterazioni parziali degli equilibri che ormai il nostro pianeta ha trovato. Potrebbe essere necessario dover quindi attendere secoli affinché il clima si stabilizzi in un nuovo assetto climatico definitivo.
La nostra proposta: il Dark Shadow
Ed è per questo e per anche tutte le incertezze che il modello e che questa soluzione si porta dietro che noi proponiamo un sistema “regolabile” per far sì da mitigare i suoi effetti al limite anche annullandoli nel caso si rilevasse che il bilancio energetico alla fine non funzionasse. E comunque sia la nostra soluzione, oltre a funzionare da schermatura, è anche un grandissimo pannello solare per la produzione di energia elettrica da spedire sulla Terra!
Fermo restando il successo dell’impalcatura Dark Shadow (DS) gli sforzi per ridurre le emissioni sulla Terra dovrebbero rimanere però inalterati se non altro per fare in modo che l’aria che respiriamo sia sempre più salubre e pulita e consenta stili di vita sani e duraturi. E tra l’altro, proprio in questo contesto, la nostra schermatura produce, al contempo, tutta l’energia di cui la Terra ha bisogno e quindi potremmo smettere di consumare Co2 per produrre energia elettrica!
È ormai dal 2015 che Marco Peroni Ingegneria si occupa, con un suo settore specifico, di progetti sull’abitare lo spazio e di colonie spaziali. Abbiamo applicato i nostri studi specialmente per basi permanenti sulla Luna o su Marte che abbiamo presentato ai più prestigiosi congressi internazionali.
L’opera di geoingegneria che proponiamo si inquadra quindi nel contesto delle schermature solari che già da anni sono state proposte dalla letteratura tecnica o in orbita geostazionaria oppure con installazioni fisse nel punto Lagrangiano L1.
Nel nostro caso si tratta invece di una installazione tecnologica e geometrica “attiva” composta da parti controllate in movimento che permettono, oltre che la rifrazione dei raggi solari, anche la produzione di energia elettrica.
È innanzitutto importante che il nostro DS si trovi in una posizione fissa in allineamento tra la Terra e il Sole. E deve riuscire a rimanere in questa posizione fissa senza dispendio di energia o quantomeno il minimo per fare delle piccole correzioni di assetto. Si tratta di una struttura enorme nell’ordine dei 25000 Km x18000 Km quindi parecchie volte la dimensione della Terra che riuscirebbe a schermare dal 2 al 10% di luce solare con possibilità di regolare l’intensità di questa schermatura.
La grande installazione Dark Shadow verrà posizionata a circa 400000Km dalla Terra, dopo l’orbita Lunare quindi, in una posizione in equilibrio agganciata a due asteroidi che verranno catturati e posizionati agli estremi di un ideale triangolo equilatero il cui centro di massa coincide con il punto Lagrangiano L1 nello spazio.
I due asteroidi che verranno catturati dovranno avere una massa la cui somma sarà circa pari a quella del DS il che corrisponde a circa due oggetti di diametro di 8/10Km ciascuno con una massa di circa 100 miliardi di tonnellate! La cattura sarà possibile installando dei razzi sulla superficie del singolo planetoide in modo che questi vengano deviati dalla loro traiettoria e inseriti nella zona del punto L1.
A questo punto una grande opera di ingegneria e di meccanica spaziale dovrà prevedere di collegare i due asteroidi con il Dark Shadow in prossimità del punto L1 per poi estendere i cavi di collegamento e posizionare i tre oggetti simmetricamente tra loro ad una distanza tra loro di circa 600000Km nell’ipotetico triangolo in equilibrio. Il DS si verrà a trovare, alla fine di questo trasferimento, a circa 400000 Km dalla Terra in una zona che gli consente di ombreggiare efficacemente il nostro pianeta all’occorrenza e per permettere di trasferire efficacemente la energia ricavata con un raggio laser verso i ricevitori posti al polo Sud terrestre che sarà sempre visibile dal Dark Shadow. Il fatto di posizionare il DS a questa distanza dalla Terra e non direttamente nel punto Lagrangiano L1 è proprio dovuto al fatto di poter riuscire a trasmettere il raggio energetico direttamente sul nostro pianeta da quella distanza contenendo al massimo le dispersioni che questo tipo di trasmissione comporta.
Il DS sarà una installazione composta da una infinità di triangoli equilateri (avranno dimensioni di decine di metri ciascuno) costruiti in modo indipendente l’uno dall’altro a partire da una fabbrica spaziale che si troverà in prossimità del punto L1, e che si connetteranno nello spazio in modo automatico attraverso magneti che permetteranno ai moduli di agganciarsi tra loro come una sorta di organismo organico cellulare.
I triangoli che fanno parte della parte centrale del DS possono aprirsi o chiudersi per regolare l’ombreggiatura sulla Terra mentre quelli che compongono le unghie esterne sono costantemente chiuse e delegate alla sola produzione di energia elettrica.
Sarà quindi come avere una sorta di branco di pesci o stormo di uccelli che, organizzati da un computer supremo e controllati con sistema a distanza, si assembleranno tra loro a comporre l’organismo completo finale. Il sistema avrà presumibilmente un costo di migliaia di miliardi di dollari e serviranno decine di anni per la sua realizzazione.
Solo con la parte esterna di triangoli solari (che ha una superficie di circa 200 milioni di Km quadrati) si riesce a produrre circa 40000 TWatt/h che è quasi il doppio dell’energia che serve alla Terra in un anno! In questo modo si può lasciare, al limite, anche aperta la parte centrale e quindi non ombreggiare la Terra (oppure regolarne l’ombreggiatura) nel caso si evidenzi la non necessità di farlo.
Quando anche solo la parte centrale sarà parzialmente chiusa per schermare i raggi del Sole alla Terra, la produzione di energia elettrica sarà quindi ancora maggiore! Sarà una installazione che potrà coprire il fabbisogno elettrico per i secoli a venire!
Conclusioni
Mai come in questo caso si può dire che sarà una opera faraonica ma se pensiamo proprio alla costruzione delle piramidi dell’antico Egitto questa è un’opera che si avvicina molto per ambizione a quelle grandi costruzioni fatte 4500 anni fa da milioni di massi pesanti accatastati da schiavi gli uni sugli altri durante cantieri della durata di decine di anni. La stessa cosa potrebbero farla oggi, al posto degli uomini, dei robot automatici governati da un computer in automatico ma con la stessa modalità costruttiva di masso su masso come nelle antiche piramidi.
E il costo per le attività spaziali sta giorno per giorno sempre più abbassandosi per cui questa idea radicale ed ora fantascientifica potrebbe chissà, quanto prima, rivelarsi percorribile!